.

ALLA SCOPERTA DI MOURINHO - Una squadra di bastardi

di Luca d'Alessandro
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Luca d'Alessandro

"La storia del calcio dice che i bravi ragazzi non vincono mai". José Mourinho sarà il prossimo allenatore della Roma e Vocegiallorossa.it ha deciso di approfondire il lavoro del tecnico portoghese a 360° per far capire ai tifosi giallorossi, in attesa di seguirlo quotidianamente nelle sue gesta romanista, cosa aspettarsi dallo Special One. 

Quante volte il tifoso ha rimproverato alla propria squadra il fatto di essere senza mordente o troppo molle, passiva verso gli avversari. Un aspetto più che mentale, di attitudine, di carattere. Sotto questo punto di vista Mourinho ha le idee ben chiare. Non importa quale calciatore allena, ma le sue squadre devono essere composte da (da un punto di vista sportivo) "bastardi". 

Tarantino al cinema ha portato il suo "Unglorious bastards", tutto il contrario per il tecnico portoghese. Un qualcosa che sa di calcio vintage, vecchie maniere, provinciale, ma che, palmares alla mano, dà ragione allo Special-One. 

"Non potete essere dei bravi ragazzi per 90' dovete essere un gruppo di bastardi, bastardi intelligenti, non stupidi". 

Un mantra, un modo di vivere il calcio, che ripete ai suoi calciatori di continuo. A partire dagli allenamenti dove pungola, al punto da schernire i propri uomini al fine di ottenere una reazione. Episodio ben spiegato nella doc-serie di Amazon "All or Nothing" sul Tottenham: "Dev'esserci qualcosa che non va in questa squadra, perché vi prendo in giro spesso e nessuno mi dice nulla. Siete troppo buoni". Nello specifico al difensore Davinson Sanchez, affrontato e battuto in finale di Europa League con Mourinho sulla panchina del Manchester United: "Hai le palle? Quando ti ho affrontato tutti voi se la facevano sotto. Ho vinto la partita al primo minuto". 

"Sapete perché avete perso? Non ci sono stati errori, abbiamo tenuto 65% possesso palla. La spiegazione? Siamo dei bravi ragazzi". 

Come direbbe Al Pacino in Any given Sunday: "La differenza tra vincere o perdere, vivere o morire". Per Mourinho è la stessa cosa. Essere dei bastardi consiste nell'essere cattivi, aggressivi e intelligenti nel commettere il fallo giusto, al momento giusto, per interrompere le transizioni, fare pressione psicologica sugli arbitri. Un qualcosa di poco estetico, ma per lui il calcio è così, non serve soltanto giocare bene. Si può vincere o perdere, ma "lo faremo combattendo e non come bambini, come uomini che danno tutto, tirando fuori le palle". 

"Tra persone che si vogliono bene se vola una spinta o uno schiaffo non è un dramma". 

Questioni di spogliatoio. La pressione che esercita Mourinho verso i proprio calciatori, può sfociare, come successo la scorsa stagione negli Spurs, in discussioni più o meno animate tra compagni. Plateale la lite tra Son e Lloris avvenuta sul terreno di gioco, circoscritta negli spogliatoi tra Alli e Dier, con il tecnico portoghese ad assistere in versione Imperatore Palpatine di Star Wars, mentre i suoi, tiravano fuori il proprio lato oscuro della forza. 


Altre notizie
PUBBLICITÀ