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Abdul-Jabbar: "Mi tolgo il cappello di fronte a Totti"

di Marco Rossi Mercanti
Fonte: Sky Sport

Kareem Abdul-Jabbar, leggenda dell'NBA (primo per punti realizzati, 38.387), ha parlato ai microfoni di Sky Sport:

“Totti? Penso che ogni volta che un giocatore riesce a dominare nel suo sport e a essere decisivo anche con il passare degli anni sia segno di grande preparazione e di amore per il gioco e Totti deve amare moltissimo il calcio. Ha dato tantissimo al calcio, ha dato tutta la sua vita. Sta facendo un lavoro eccellente. Quindi mi tolgo il cappello. Non l’ho mai visto giocare, ma conosco lo sport e per me è facile dirgli: Congratulazioni e buona fortuna per la tua vita dopo lo sport“.

L'ex cestista ha parlato anche a Roma TV.

“Il fatto che qualcuno riesca a dare il proprio contributo in maniera continuativa per più di vent’anni, nel contesto di uno sport di squadra, è sicuramente un risultato straordinario. E Totti merita certamente questo riconoscimento. Non credo che le sfide da affrontare siano diverse. L’epoca non è importante, è sempre difficile essere così longevi. Credo che un giocatore esperto sappia capire come si fa a vincere, come si fa ad avere successo. Se a questa consapevolezza abbina un allenamento intenso, allora potrà rendere al massimo per molto tempo- Se si è fisicamente pronti, in campo è possibile poi far leva sull’esperienza per prendere le decisioni corrette e credo che i veterani sappiano padroneggiare questo aspetto dell’allenamento e della preparazione e siano per questo motivo importantissimi. Negli Anni 60, quando frequentavo l’università, ho avuto l’occasione di conoscere Pelé e il mio rapporto con lui mi ha consentito di avvicinarmi al calcio. È interessante osservare la differenza tra il modo di fare europeo e quello americano. Negli Stati Uniti lo sviluppo dei giovani atleti finalizzato al lancio nello sport professionistico è affidato quasi totalmente alle università, mentre qui in Europa vige il sistema dei club, è una cosa completamente diversa. Quindi è interessante comprendere come i club acquisiscono i talenti e come sviluppano i giocatori affinché questi possano poi affermarsi nello sport professionistico. Le strutture? Credo che ci siano stati grandi progressi circa il come allenare i giocatori e questo ha portato i club a costruire determinate strutture e a dotarsi di personale specializzato per poter allenare i loro atleti. È un segnale che lo sport si sta evolvendo e che cerca sempre il modo di sviluppare un prodotto sempre migliore. È possibile trasformare i momenti negativi in situazioni positive quando si dispone di giocatori fortemente motivati, in grado di rinunciare a qualcosa pur di migliorare. Le squadre devono continuamente migliorare per mantenere il predominio e continuare a vincere. Il predominio deriva dal saper attrarre il talento e, viceversa, gli effettivi componenti della squadra devono essere pronti a lavorare duramente. Quando si ha successo, si è sempre un bersaglio. E se si continua ad avere successo, ecco che il bersaglio diventa sempre più grande e sempre più persone vogliono metterti i bastoni tra le ruote. Bisogna quindi essere preparati a rimanere in alto e questo richiede moltissimi sacrifici”.


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