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Amadeus: "Auguro a Mourinho di arrivare secondo dietro all'Inter. Difficile vedere altri Totti o Zanetti in futuro"

di Emiliano Tomasini

Il noto conduttore televisivo Amadeus (pseudonimo di Amedeo Sebastiani) ha rilasciato un'intervista a Soccermagazine.it. Amadeus è notoriamente un tifoso dell'Inter, ma nel corso della sua intervista ha parlato anche della Roma e di Mourinho, allenatore a cui è particolarmente legato. Di seguito, uno stralcio delle sue parole.

A Napoli è stato già ufficializzato l’addio di Lorenzo Insigne, che a fine campionato si trasferirà in Canada. La partenza improvvisa di un giocatore così rappresentativo, un capitano, un campione d’Europa, è la conferma definitiva che Totti, al quale lo stesso Insigne è stato accostato, ha rappresentato un unicum nella storia del calcio italiano?
"Probabilmente sì, è così. Poi in un mondo come quello attuale i giocatori, che sono ovviamente dei professionisti, hanno degli interessi economici che giustamente devono prendere in considerazione. Soprattutto Insigne che non ha più 20 anni e ha fatto una carriera importantissima a Napoli e nella Nazionale. A questo punto ha preso in considerazione un’occasione importante, economicamente parlando, in Canada. Credo che non dovrebbero essere arrabbiati i tifosi, perché non è che Insigne è rimasto in Italia andando in un’altra squadra, magari per un po’ più di soldi. Certamente avrebbe fatto male ai tifosi del Napoli vederlo in un’altra squadra italiana, ma è andato dall’altra parte del mondo. Poi ci sono i Totti che rimangono una vita nella Roma, altri che decidono di andar via, ma io non mi sento di giudicare nessuno. Ognuno fa le proprie scelte. Non dimentichiamo che sono professionisti e che è chiaro: non si gioca a pallone fino a 50 anni e tutto può accadere. Totti ha deciso di rimanere nella Roma tutta la vita, se lui era felice così ha fatto bene. Altri magari al suo posto invece sarebbero andati all’estero, perché so che l’aveva corteggiato anche il Real Madrid. Anche in quel caso non avrei criticato Totti. Sono scelte molto personali secondo me, che vanno accettate".

In molti sanno che sei particolarmente legato alla figura di Mourinho, tanto che hai anche dato a tuo figlio il nome “Josè”. Che effetto ti ha fatto vedere l’artefice del più grande successo della storia dell’Inter approdare sulla panchina di un’altra big italiana?
"Beh, mi ha fatto provare gelosia, è chiaro. Perché Mourinho lo vedo talmente legato ai colori nerazzurri che non lo immagino da un’altra parte, ma questo vale più per un calciatore. Mourinho è un professionista, mi avrebbe fatto più male se fosse andato alla Juventus o al Milan, ma credo che questo non accadrà mai. Il fatto che sia andato alla Roma procura certamente una gelosia, ma relativa. Capisco che possa aver accettato il corteggiamento di un’altra squadra, dopodiché mi dispiace che non riesca a togliersi certe soddisfazioni. Auguro a Mourinho di arrivare al secondo posto dietro all’Inter, ma credo che quest’anno abbia qualche difficoltà in più con la Roma. Gli auguro che l’anno prossimo la società gli metta a disposizione una squadra importante. È chiaro che Mourinho è un valore aggiunto, ma nessun allenatore vince da solo gli scudetti o i trofei. Deve avere una squadra a disposizione per poterlo fare".

La sensazione generale è che i valori della signorilità stiano man mano scemando, soprattutto nel calcio. Una volta il mister Prandelli ci disse che il calciatore viene visto quasi come un attore, l’anno scorso Tu ci dicesti che questo è un Paese che spesso critica il rinnovamento e dimentica il passato. Se dopo tanti anni i vari Gianni Morandi o Massimo Ranieri possono condividere la scena con i loro figli, altrettanto non può avvenire nel calcio. Secondo Amadeus c’è il timore che nelle prossime generazioni il mondo del pallone possa smarrire del tutto la sua forma ed eleganza?
"È una domanda bella, complessa, anche romantica da un certo punto di vista. Le cose vanno avanti. Dobbiamo probabilmente dimenticarci del calciatore che sposa una maglia per sempre, questo vale sia per quanto riguarda l’Italia sia per altri calciatori-simbolo che ci sono stati all’estero. Oggi dobbiamo imparare ad amare la maglia della nostra squadra a prescindere da chi la indossi. È un calcio diverso, portato più al risvolto economico, manageriale. Probabilmente meno romantico. Sarà difficile, se non impossibile, vedere i Totti o i Javier Zanetti, tanto per citare un capitano storico dell’Inter. Però, insomma, è un calcio al passo con i tempi. Dobbiamo anche adeguarci e capire che è così, ma questo vale anche per le proprietà. I Moratti sarà un po’ più difficile vederli. Oggi qualcuno c’è ancora, vedi De Laurentiis nel Napoli o la famiglia Agnelli nella Juventus. Ci dobbiamo abituare ad avere società che arrivano dalla Cina, dall’Arabia Saudita o dalla Russia. È diverso, è un calcio diverso, che va accettato per quello che è. Poi il valore in campo lo fanno le regole, lo fanno le società, lo fanno l’allenatore o la storia della società che deve far sì che i propri giocatori rispettino dei comportamenti. Però è chiaro, è un calcio diverso da quello di 30 anni, ma probabilmente è diverso anche da quello di 10 anni fa. Le cose cambiano, ma è anche naturale. Non dobbiamo pensare di rimanere ancorati al passato. Dobbiamo pensare di godere del presente e di adeguarci al presente".


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