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Ambrosetti: "Mourinho ha voluto Abraham a tutti i costi". AUDIO!

di Marco Rossi Mercanti

L'ex centrocampista Gabriele Ambrosetti, oggi allenatore e intermediario, ha parlato a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio:

Lukaku al Chelsea?
"Dopo le annate all'Inter culminate con lo scudetto, il belga avrebbe forse preferito rimanere e proseguire il percorso da protagonista anche in Champions con i nerazzurri, ma le dinamiche che si sono venute a creare nella società di Zhang hanno fatto sì che il giocatore più rappresentativo dal punto di vista numerico, ma anche di status di leader della squadra, volesse cambiare e continuare nella sua crescita professionale. Dieci anni fa era arrivato a Londra come un giovane forte, ma emergente e con qualche punto di domanda, mentre oggi è maturo, pronto e sicuramente diventerà un leader del Chelsea. Inoltre non va dimenticato che conosce già il campionato ed è stato pagato una cifra irrinunciabile, soprattutto nel momento generale che stiamo vivendo. Credo che il trasferimento sia arrivato nel momento migliore a livello professionale ed economico per tutti".

Il Chelsea è la favorita per la vittoria della Premier League?
"La squadra di Tuchel cercherà di dare un'impronta più decisiva al campionato. In pochi mesi lo scorso anno è riuscito a riorganizzare una squadra che aveva perso un po' di brillantezza con Lampard e a vincere la Champions. Con Lukaku inserisce un elemento che, se continua con questo trend, farà 20-25 gol all'anno e credo che sarà molto importante dal punto di vista realizzativo, ma anche come leader. Il Manchester City di Guardiola è la squadra più forte perché non ha cambiato nessuno ed ha preso Grealish. Per molti è mediocre, ma è un ottimo giocatore ed è inglese. Inserire un inglese in Premier League è più facile, mentre per uno straniero, al di là di Lukaku che conosce bene il campionato, ci vogliono sempre 3, 4, 5 o 6 mesi di adattamento. Il Tottenham è una squadra che ha cambiato parecchio dall'allenatore alla dirigenza ed ha questo dubbio su Kane, che dovrebbe approdare al City. Poi c'è il Manchester United che si è mosso bene, ma fare un pronostico adesso su chi vincerà la Premier League credo sia difficile. Si può dare però un giudizio sul mercato e dire che, mai come quest'anno, l'Inghilterra lo ha fatto da padrona. Nonostante la pandemia hanno speso davvero tanti soldi".

Abraham è un gran colpo della Roma?
"Credo che lo abbia voluto a tutti i costi Mourinho che lo conosce molto bene e lo saprà gestire. Non ho dubbi sui giocatori inglesi che si muovono per andare in altri campionati, ma la storia dice che in pochi si sono mossi per andare in Spagna, in Francia o magari in Italia e tutti sappiamo come sono andate le cose. Il calciatore inglese è cambiato rispetto a qualche anno fa e a Londra, per quanto comunque ci giochi il Chelsea, la pressione c'è, ma non è quella che c'è a Roma, piazza esigente e un po' particolare. Abraham va a sostituire Dzeko che è un po' più in là con gli anni, ma è straordinario. Spero che tutto vada bene... Le difese italiane sono comunque diverse da quelle inglesi e questa cosa va sottolineata".

Harry Kane vale davvero le cifre di cui si sente parlare?
"Stiamo parlando del miglior realizzatore degli ultimi anni in Premier League. In Champions League ha fatto bene, è arrivato in finale, ma parliamo di somme spropositate, esagerate... Forse perché il mercato è povero di attaccanti. Il Manchester City ha perso un centravanti che faceva giocare bene la squadra e realizzava tanti gol come Aguero, Harry Kane è un calciatore completamente diverso, ma sono davvero cifre esagerate".

L'obiettivo di Paratici al Tottenham sarà anche quello di costruire una cultura vincente?
"I risultati partono fuori dal campo. Paratici in Italia ha fatto molto bene, è stato aiutato da un grande maestro come Marotta e adesso ha voluto affrontare questa nuova sfida in un club come cultura completamente diverso dalla Juventus. I bianconeri sono tra le società più importanti del mondo, ma fa capo a una famiglia dove vi è una cultura professionale ben definita. Sarà difficile, ma si tratta di un dirigente che conosce i campionati esteri molto bene, ormai sono circa 10 anni che controlla ogni tipo di torneo e che lotta per vincere. Gli ci vorrà comunque un periodo di adattamento perché alla Juventus era abituato a fare un ruolo, mentre al Tottenham dovrà fare solo quello".

Può bastare Locatelli per permettere alla Juventus di essere davanti a tutti nella griglia di partenza o il grande acquisto è Allegri?
"Il tecnico lo ritengo un grande acquisto, ma sicuramente è stato preso anche un ottimo giocatore, che è cresciuto molto rispetto a quando era al Milan e lo ha confermato pure l'Europeo. La Juventus deve mantenere la rosa che ha in questo momento e calciatori fondamentali come Cristiano Ronaldo che, al di là del momento, ha segnato molti gol negli ultimi anni e rinnovare il contratto a Paulo Dybala perché credo che sia inutile andare a prendere un centrocampista ottimo italiano e rischiare di perdere due elementi che quando stanno bene fanno la differenza".

C'è una squadra che la intriga più delle altre?
"Sono curioso di vedere all'opera il Sassuolo perché ha cambiato tanto, a partire dall'allenatore. Non credo sia facile e per migliorare dovrà far meglio dell'anno scorso, dunque arrivare in Europa League. Mi intriga sicuramente capire se riusciranno a mantenere quello status di squadra divertente, veloce e rapida da osservare. Mi aspetto un'Atalanta che confermi le sue doti sia in campionato che in Europa, poi onestamente no. Non ho visto grandi movimenti e non penso ci siano grandi novità quest'anno".

Il Venezia può essere una delle sorprese di questa stagione?
"Loro adottano una strategia da diversi anni e la stagione scorsa sono riusciti addirittura ad ottenere la promozione in Serie A, forse nemmeno programmandola. La qualità del massimo campionato però è tutta un'altra cosa, aumenta il ritmo... Spero che possano sorprendere. Hanno fatto in Serie B degli acquisti per molti azzardati, ma il palcoscenico ti permette di sbagliare o comunque non ti mettono gli occhi addosso. In Serie A la situazione è più delicata, ma hanno acquisito giocatori che si devono rilanciare come Caldara, sfortunatissimo e vittima di diversi infortuni. Spero davvero che queste realtà possano emergere e mantenere la categoria perché questo è il bello del calcio come per esempio la Salernitana che ha un allenatore considerato da molti finito e che si ritrova in Serie A dove può farci divertire".

Dovrebbe esistere un regolamento per le commissioni e i compensi degli agenti e degli intermediari?
"Assolutamente sì. Non credo che ci sia parità di valutazione nel lavoro che comunque l'agente A svolge rispetto all'agente B. È sempre un discorso di domanda e offerta e dei rapporti che ci sono tra i club e gli agenti, questo è normale. Leggevo l'intervista del presidente del Barcellona (Joan Laporta, ndr) che si lamentava perché uno scout voleva 8 milioni di commissioni... Quello che posso dire è che bisognerebbe investire un po' di più nel settore giovanile con gli scout perché quest'anno abbiamo vinto l'Europeo e non dobbiamo pensare che adesso tutto ci può rendere la vita facile in futuro. Nulla vieta però ad una società di pagare un agente una cifra diversa rispetto a quella che è stata pattuita con altri, non voglio spezzare una lancia a favore di una categoria o di un'altra, però...".

Dovrebbero essere la UEFA o la FIFA a porre dei limiti.
"Come in tutti i settori ci dovrebbero essere delle regole da rispettare, senza pensare al nome o alla qualità del giocatore".

Può essere un anno importante per Lanzafame al Vicenza?
"Il Vicenza negli ultimi due anni ha cambiato strategia ed ha ottenuto l'obiettivo ovvero una promozione dalla Lega Pro alla Serie B e poi una salvezza tranquilla in cadetteria. Quest'anno ha fatto delle scelte molto mirate sul mercato, ma la Serie B è difficile. Ci sono squadre che hanno speso, ci sono stati forse più movimenti che in Serie A, quindi può risultare un campionato interessante da seguire. Lanzafame aveva solo bisogno di rientrare, lo ha fatto ed ha fatto bene. Arrivare nel mercato di gennaio per un calciatore che è fuori da tanti anni è sempre molto particolare, ma quest'anno, al di là della sconfitta in Coppa Italia che non è mai piacevole, ha potuto fare il ritiro con la squadra in estate ed è partito bene. Questo è molto importante ed auguro a lui ed al Vicenza di fare un campionato davvero bello con un pubblico caldo e passionale".

C'è ancora tanta differenza tra la Serie A e la Serie B?
"Sì, c'è ancora un grande gap secondo me. Purtroppo è legato soprattutto all'aspetto economico, ma vi garantisco che ci sono tanti bravi calciatori in Serie B. Bisogna solo avere la volontà ed il coraggio di andarli a prendere, di provarli. Era un po' la nostra forza ed io ne sono un esempio: venivo dalla C2 che molti non sapranno nemmeno cosa è, sono andato in B e poi, piano piano, ho scalato le categorie, ma come tanti miei compagni".

Un esempio potrebbe essere Maleh, che potrebbe oggi giocare in Serie A.
"Si tratta di un buon giocatore, ve lo posso garantire. È un calciatore completo perché sa fare tutto nonostante abbia un fisico normale. Oggi si deve essere principalmente degli atleti, soprattutto quando ci si confronta con l'estero. Maleh è un ragazzo da seguire, ma ce ne sono tanti in Serie B. E' il bello, ogni tanto bisogna rischiare".

Le società dovrebbero creare un ambiente più sereno per gli allenatori.
"Abbiamo parlato di Locatelli. Lui aveva fatto molto bene all'inizio, aveva riscontrato qualche difficoltà, ma come è normale che fosse. In seguito è stato bravo a ripartire e conquistarsi la maglia della Nazionale prima e poi quella della Juventus. Questa è una cosa che non ho mai capito in Italia quando magari non si vuole rinnovare un contratto ad un ragazzo di 30, 31, 32 o 33 anni perché è vecchio e si sceglie di puntare su giovani di 19, 20, 21 o 22 anni e poi non giocano. Vorrei veramente una spiegazione logica e tecnica per la quale si fanno operazioni economiche importanti, si formano magari dei buchi in società con dei giovani che dopo un anno o forse due si devono dare via. Queste sono cose che all'estero non accadono. Lasciamo stare l'Olanda che è un paese dove tutti sappiamo bene che i giovani giocano... L'altro giorno in Francia nel PSG c'era un ragazzino di 17 anni. Non giocherà mai più perché sono arrivati gli extraterrestri, ma è questa la mentalità che ci deve essere. In Italia ci si sta provando, ma non mi sembra che questa cosa stia prendendo largo come accade invece in Spagna o per esempio in Germania. Quando c'è un po' di crisi ci vogliono le idee, altrimenti finisce tutto".

Che effetto le ha fatto rivedere le lacrime di gioia sul volto di Vialli?
"Credo che, a prescindere dalla nostra conoscenza, per molti noi italiani abbiamo vinto due volte: la prima con la coppa e la seconda con quell'immagine che è rimasta nel cuore di tutti. Il calcio è un gioco, avete visto benissimo l'affetto e la bellezza di quell'abbraccio e di quelle lacrime... Credo che alla fine il calcio debba tornare ad essere questo. Senza l'affetto non si può andare da nessuna parte e noi quest'anno siamo stati molto fortunati avendo vinto due volte: sul campo e con l'amicizia nata tantissimi anni fa tra Mancini e Vialli e rimasta tale".

Marco Rossi riuscirà mai ad allenare in Serie A?
"Io non perdo le speranze. È stato un mio allenatore e da lì in poi non ci siamo più lasciati. È un tecnico che trasmette dei valori in campo e lo avete visto. Io parlo da quando era in Slovacchia o all'Honved. Io ho avuto Marco come allenatore in Lega Pro e non è cambiato di una virgola... I giocatori vogliono questo ovvero la sincerità, oltre alle conoscenze personali. Mi auguro che qualcuno ci punti, tifiamo tutti per lui ed io in particolar modo".


Gabriele Ambrosetti intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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