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Andrea Sottil: "Di Francesco si presenta da solo, ha fatto una semifinale di Champions League con la Roma". AUDIO!

di Marco Rossi Mercanti

L'ex difensore Andrea Sottil, oggi allenatore, è intervenuto in diretta a Stadio Aperto su TMW Radio. Le sue riflessioni cominciano dall'ottimo momento che sta vivendo il figlio Riccardo: "Sta facendo un bel percorso. A Firenze la stagione scorsa è stata travagliata, e non solo per lui. Anche il sistema di gioco non l'ha facilitato, e secondo me non ha trovato lo spazio che serviva ad esprimere le sue qualità. Abbiamo deciso, lui in primis assieme al suo agente, di rispondere al richiamo di Di Francesco che l'ha voluto a Cagliari: cercava una piazza dove esprimersi con più continuità e dove potesse giocare da attaccante esterno, la cosa che sa fare meglio. Si è fatto trovare pronto, è contento di quanto sta facendo e sicuramente vuole sempre migliorare".

Che feedback sono arrivati su Di Francesco?
"Parliamo di un allenatore che non devo certamente presentare io, parla da sola la sua carriera: una grandissima semifinale Champions con la Roma, il gran lavoro a Sassuolo... Non ha nessun problema a mettere in campo i giovani, anzi è proprio con loro che si esalta perché li sa aspettare e li mette a proprio agio. Nel ripartire da Cagliari, che comunque è piazza con grande entusiasmo ed ha una proprietà molto ambiziosa, dimostra umiltà e può fare un bel percorso. Ha giocatori giovani e altri come Joao Pedro, Simeone e Godin che possono fare più da balia. Di Francesco ci mette grande entusiasmo e si vede nel suo Cagliari, squadra che gioca e che osa, cui piace attaccare. Rappresenta la sua storia calcistica come allenatore. Il feedback è assolutamente ottimo. Il Covid purtroppo limita l'accesso dei tifosi, perché c'è grandissimo entusiasmo e credo proprio ci siano le componenti per un'ottima stagione. In primis l'allenatore".

Fa quasi effetto ritrovarsi sempre ad elogiare Ranieri?
"Ha fatto e sta facendo una carriera straordinaria. Bravissimo a ricercarsi sempre nuovi stimoli e ad essere moderno, lo catalogo come un allenatore molto pratico, che ai giocatori arriva subito. Salvando la Sampdoria l'anno scorso per me ha fatto un capolavoro, e si percepisce quando subentra il fatto che sappia toccare le corde giuste. Oggi la Samp è una bellissima realtà, li ho visti col Cagliari ed è stata una bella partita, come ogni sua squadra sono compatti nel difendere e veloci e frizzanti nell'attaccare, con questo 4-4-2 che è il suo cavallo di battaglia e che sa anche adattare con piccoli accorgimenti tattici. Bello come abbia ancora questa carica e questo carisma, con quell'eleganza british nel portamento è uno veramente in gamba".

Prandelli cosa può dare alla Fiorentina?
"La società ha fatto questa scelta, che personalmente condivido anche visto che conosce già l'ambiente e la piazza. Si rimette in gioco con grande entusiasmo, ho sentito qualche sua dichiarazione e sono convinto si giocherà bene questi mesi, per lui è un'occasione di rimettersi in carreggiata e a Firenze può dimostrare il suo valore".

Ci siamo abituati troppo bene con l'Atalanta?
"Sono d'accordissimo. Purtroppo il tifoso italiano è cintura nera di pretesa. L'ha detto anche Gasperini, non è che l'Atalanta debba vincere lo Scudetto, altrimenti è perdere di vista la realtà. Sono però uno dei veri pochi progetti calcistici in Italia: una società importante, una proprietà solida, storica e seria che ha puntato sull'allenatore in grado di trovare il suo habitat naturale. Bravi a tenerlo anche nelle difficoltà del primo anno, e da lì hanno costruito qualcosa di eccezionale, ma è ovvio che non si possa essere sempre al massimo e vincenti, l'Atalanta qualche partita può anche perderla. Se poi vincesse lo Scudetto farebbe qualcosa di grandioso e storico... Ovviamente l'appetito viene mangiando ed è giusto che tutti si siano innamorati: l'Atalanta fa bene al calcio, e vederla giocare è spettacolare".

Quasi 10 anni fa ha allenato Mancosu. La sua storia racconta la miopia del calcio italiano verso le serie inferiori?
"Questa domanda mi fa molto piacere, perché sono un nazionalista. Non me ne vogliano i giocatori non italiano: i campioni ben vengano, per rendere il nostro campionato uno dei più belli del mondo. Mancosu l'avevo conosciuto già da ragazzino al Rimini, ed era attaccante esterno ma non giocava spesso. L'avevano preso per fare il 4-3-3 ma noi eravamo sempre col rombo. Mi è venuto a parlare, e a me aiutare i giovani è sempre piaciuto, e gli ho detto di stare tranquillo perché era bravo, ma che secondo me non fosse un attaccante esterno e che dovesse giocare dentro al campo. Me lo ritrovo poi a Siracusa, e fece una stagione impressionante da trequartista nel 4-3-1-2 che a me piace fare se ci sono i calciatori giusti. Marco è il classico calciatore italiano che ha grande talento, ma che per vari motivi, anche misteriosi, viene fuori tardi".

Quanto può essere radioso il futuro di Zappa al Cagliari?
"Gabriele è un ottimo profilo, secondo me farà una grande carriera ad alti livelli. Giocatore moderno, ma prima di tutto un bravissimo ragazzo, di quelli che hanno la testa giusta per fare il calciatore: un perfezionista, uno serio che non vuole sbagliare niente e si applica. Quando lo correggi vedi nel suo sguardo la voglia di recepire il richiamo senza presunzione, oltre ad avere qualità ottime sia fisicamente che tecnicamente. Può fare il quinto o il quarto basso, ha accelerazione e resistenza. Con Di Francesco, che se meriti giochi senza guardare la carta d'identità, sta facendo delle grandi partite e sono contento per lui perché se lo merita".

Lei è reduce dalla salvezza col Pescara. Ora?
"Un bel lavoro. Speravo tanto di rimanerci, ma questo è il nostro mondo e calcisticamente parlando sono stra-vaccinato... Speriamo di trovare una bella occasione per lavorare".


Andrea Sottil intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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