Atalanta, Gosens: "Abbiamo sottovalutato il virus. Al massimo è influenza mi dicevo"
Robin Gosens, terzino dell'Atalanta, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport riguardo la situazione legata al COVID-19. Il calciatore tedesco, infatti, si trova al momento in quarantena come tutta la squadra dopo che alcuni giocatori del Valencia (affrontata in Champions League) sono risultati positivi al tampone.
E Bergamo è la città più pericolosa?
"Esatto: non solo la provincia vicina, ma proprio Bergamo che oggi è una città fantasma. Mi hanno parlato di pagine e pagine dell’Eco di Bergamo piene di necrologi: una cosa spaventosa. È stato lì che mi sono detto che io e Rabea, la mia fidanzata, dovevamo parlare e che forse era il caso che lei tornava in Germania. Ma è voluta rimanere con me, e insieme abbiamo deciso che restasse".
Com’era cambiata la vostra vita di calciatori, prima che vi togliessero il calcio?
"Era cambiata la testa: non si parlava più di calcio, ma di Coronavirus. E di come sarebbe cambiata la nostra esistenza, a cosa avremmo dovuto fare attenzione: non si è parlato più di vita, ma di come vivere".
Poi siete tornati in Italia dopo la Champions, e vedendo quanto stavano sottovalutando il problema in Spagna vi siete chiesti: è stato sottovalutato anche in Italia? Tardi per fermare tutto?
"L’abbiamo sottovalutato tutti, io per primo. Al massimo è un’influenza, mi dicevo. E sono uscito, sono andato al ristorante, ho incontrato gli amici. Non conoscevamo questo nemico e la sua capacità di contagio, lo abbiamo capito solo quando i casi erano già tantissimi. Troppi. Quando ci hanno spiegato il significato di quelle due parole: zona rossa".
Ha paura che non finiscano la Serie A e la Champions?
"Mi chiedo come faranno, quale potrà essere la soluzione che accontenti tutti: davvero non so come finirà. E’ brutto essere smarriti, ma lo siamo".