Banti: "Moviola in campo? Lasciamo che il calcio resti uno sport"
Fino a qualche tempo fa non passavano più di 10 secondi prima che un arbitro sapesse se la decisione presa era giusta o sbagliata. A dirlo è Luca Banti, in un'intervista a Il Tirreno, nella quale spiega che "i bordocampisti tv sapevano subito cosa aveva evidenziato il replay, magari lo dicevano alla panchina e dalla panchina arrivava subito in campo. E così un giocatore veniva da te dicendoti 'la moviola ha fatto vedere che hai sbagliato'. Appunto dopo dieci secondi". Una prassi che ora, secondo l'arbitro livornese, 36 anni, che ancora si gode i complimenti dopo il posticipo di domenica scorsa, Inter-Juventus, è stata risolta "direttamente dai giocatori. Prima venivano solo i giocatori della squadra convinta di aver subito un torto. Gli altri, però, hanno capito che questa era una sorta di pressione psicologica e allora hanno iniziato a venire anche loro". Un problema che non preoccupa Banti: "Non mi faccio condizionare. Le immagini le devo vedere con i miei occhi. Poi valuto". E in ogni caso ora è "rarissimo", aggiunge, che i giocatori affrontino l'arbitro per questo. Anche se confessa di non dormire la notte "ripensando a una decisione sbagliata". Sui possibili aiuti tecnologici l'arbitro livornese sembra avere pochi dubbi: "Solo per situazioni oggettive, ad esempio per capire se un pallone ha superato la linea di porta. Per il resto lasciamo che il calcio resti uno sport". Nell'intervista Banti ricorda i suoi inizi, i giocatori più corretti, in passato "Maldini e Zola"; mentre "di quelli che giocano ancora dico Zanetti e Chiellini, ma ce ne sono pure altri". Il suo sogno? "I Mondiali 2018. Per quella data avrò 44 anni: esiste forse un modo più affascinante di chiudere una carriera?".