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Bonini: “Alla Juve ti fanno capire ogni giorno che se arrivi secondo non sei all'altezza. Di Francesco ha mostrato grande personalità”

di Emiliano D'Ambrosio

Massimo Bonini, ex giocatore anche della Juventus, è intervenuto ai microfoni di Teleradiostereo. Queste le sue dichiarazioni:

Quanto è stato difficile all'inizio sostituire un mostro come Beppe Furino? 
"Fu molto bravo Trapattoni a darmi subito la possibilità di andare a giocare. Arrivavo dalla Serie B ed ho esordito la prima domenica. Poi mi ha dato la possibilità di giocare subito anche in Coppa dei Campioni contro il Celtic. Ho ricevuto fiducia totale ed è stato importantissimo per me che ero giovane. Poi ho avuto la fortuna di giocare in una squadra davvero forte, non era difficile giocare in una squadra così".

Mi ricordo però anche una tua stagione difficile, ad esempio con Marchesi? 
"Sì ma lì ci furono vari fattori tra cui ovviamente l'addio di Platini. Fattori a cui la Juve forse non fu preparata".

Respiravi quotidianamente abitudine a vivere per lottare per grandi traguardi. Percepivi la necessità di vincere? 
"Quando arrivi alla Juventus la cosa più bella è il rispetto dei ruoli: il presidente fa il presidente, l'allenatore fa l'allenatore e i giocatori devono fare i giocatori. Una cosa che ti fanno capire subito e che credo sia così anche oggi, pensate a Bonucci. Se c'è rispetto dei ruoli in una società alla lunga poi i risultati arrivano. Poi sì alla Juve sai che se arrivi secondo non sei stato all'altezza della situazione, è un concetto che ti fanno capire da quando arrivi e che ti accompagna ogni giorno, soprattutto ogni volta che qualcosa non va".

Eri presente durante quella serata maledetta dell'Heysel. Quando avete avuto la percezione di quello che era davvero accaduto? 
"Quando siamo tornati in albergo e abbiamo acceso la tv. Prima sinceramente non sapevamo proprio niente dagli spogliatoi. Così come non sapevano niente paradossalmente nemmeno i tifosi juventini dall'altra parte. Nello spogliatoio arrivavano voci diametralmente opposte: c'era chi parlava di centinaia di morti e chi diceva non fosse successo niente. L'errore però fu della UEFA a fare disputare una partita così importante in uno stadio non idoneo. Per altro ricordo che c'erano pochissimi poliziotti, anche se la mattina c'erano stati dei tafferugli in centro. Diciamo che in quegli anni la tifoseria inglese non era propriamente affidabile".

Ti aspettavi una Juve vincente anche quest'anno? 
"Sinceramente no, era davvero difficile. Ma è stato bravo anche il Napoli a vincerle quasi tutte praticamente fino alla fine. Io credevo sinceramente che il Napoli fosse la squadra favorita e per me lo Scudetto quest'anno lo hanno perso loro. Anche se certamente la Juventus ci ha messo del suo".

Per te c'era il rigore di Real-Juve? 
"Per me si poteva dare. L'arbitro da dietro in quel caso vede sempre rigore".

Hanno stupito anche le parole di Buffon. 
"Vero, ma bisogna capire la situazione: era l'ultima occasione di vincere la Champions. Per me anche lui sa di avere sbagliato, anche se magari non lo vuole ammettere. Bisogna capire le emozioni del momento, considerato che non penso continuerà a giocare".

Per te la Champions è un'ossessione in casa Juventus? 
"Ma guardate vincere la Champions è davvero difficile. Essere sempre lì sicuramente dà a questa Juventus molta fiducia, anche se poi certo arrivare in finale e non vincere fa male. Però ecco devi anche capire chi hai di fronte: ci sono tante squadre che vogliono vincere e chiaramente alla fine ce la fa solo una. Anche arrivare secondi in Champions è un grande risultato e questa Juve fa ben sperare dal punto di vista della crescita".

Hai giocato anche con Maifredi al Bologna. Come mai non ha funzionato la sua storia alla Juve?
"Per me non ha avuto l'umiltà di capire Torino e la Juventus. Lui aveva tante idee, anche giuste, era molto avanti su certe idee. Poi era partito anche bene e forse non aveva i giocatori più giusti".

Che ricordi hai dei tuoi Roma-Juventus e Juventus-Roma? 
"Bellissimi, era la partita più sentita nel nostro periodo, anche perché era la sfida con la S maiuscola del campionato, soprattutto prima del grande Napoli di Maradona. Era la sfida più importante e ti giocavi il campionato. Per altro sentire l'inno della Roma ti emoziona, anche se indossi la maglia della Juventus".

Ti aspettavi un percorso così sorprendente della Roma in Champions quest'anno? 
"No, anche perché hanno incontrato squadre davvero forti e anche perché il tecnico non aveva tutta questa esperienza. Invece Di Francesco ha dimostrato grande personalità ed ha dato un gioco alla squadra. Forse non ha avuto l'esperienza giusta per approcciare le partite in trasferta nella fase finale: quei 3 giocatori dietro a Liverpool forse andavano gestiti diversamente. Però c'è mancato poco e questo vuol dire che il mister alla lunga può fare bene. Poi la Roma ha ottimi giocatori: Dzeko non si discute, Ünder è interessante e se fate lo stadio..."

Ci sono altri talenti a San Marino? 
"Ci stiamo lavorando (ride). Lavoriamo per dare la possibilità a tanti ragazzini di diventare giocatori: sinceramente spero ci sia in arrivo un altro Bonini".

Ma è vero l'aneddoto che riguarda te, l'avvocato Agnelli e Platini che fumava all'intervallo? Pare gli disse: “L'importante è che non fumi Bonini, è lui quello che deve correre”. 
"Sì è vero, ma io e Michel eravamo molto amici e lo siamo tutt'ora. Per altro allora giocavamo spessissimo a tennis e a tal proposito ti racconto un altro aneddoto: eravamo ad un evento di uno sponsor a Venezia, in cui veniva premiato il maratoneta Pizzolato. Lo premiò Platini e gli disse: “Sei stato fortunato perché non c'era anche Bonini a correre”. Queste erano un po' le scemenze che sparava Platini, giocatore meraviglioso".


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