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Bruno Peres: "A Roma avrei potuto fare molto di più. Fonseca? Comunicare in portoghese mi aiutava parecchio, forse troppo"

di Redazione Vocegiallorossa

Bruno Peres ha appena vinto lo scudetto in Turchia con il suo Trabzonspor e ha parlato ai microfoni di gianlucadimarzio.com, ricordando il suo periodo alla Roma: «Ho lavorato con Di Francesco, un altro allenatore molto duro e preparato. Feci un salvataggio sulla linea clamoroso contro lo Shakhtar. Senza quel mio intervento, non saremmo riusciti a passare il turno nella partita del ritorno. Quell’anno fu molto positivo per la Roma e quell’episodio mi permise di avvicinarmi di più ai tifosi. Se ho un rimpianto, è che in quei due anni nella Capitale avrei potuto fare molto di più. Roma è una piazza difficile e io mi ero sentito arrivato. Avrei potuto fare molto di più, ma se non avessi fatto quegli errori, adesso non sarei la persona che sono diventato: si sbaglia, si impara, si cresce».
Successivamente, il brasiliano lascia la Roma e torna in Brasile sebbene abbiamo avuto la possibilità di tornare al Torino: «Mi avevano chiamato Cairo, Petrachi e Pantaleo Longo: mi volevano tantissimo. Solo che la mia ex moglie preferiva tornare in Brasile, e così avevo scelto di stare con la mia famiglia».
Dopo un anno e mezzo, Petrachi, passato alla Roma, lo richiama: «Mi aveva chiamato, perché mi voleva Fonseca". Le parole sul tecnico portoghese: «Con me è stato speciale: mi aveva detto che mi rivoleva indietro, ma che avrei dovuto aiutarlo. Che non dovevo fare sciocchezze, che era tutto nelle mie mani. Una bella responsabilità. Addirittura, Petrachi lo aveva convinto a cambiare modulo, passando alla difesa a tre. "Devi lasciare libero Bruno sulla fascia’, gli aveva consigliato. Potete capire come mi ero sentito".
Il rapporto con Fonseca: «Giocai bene, e mi diede tanto spazio. E il fatto di comunicare in portoghese mi aiutava parecchio. Anzi, a volte troppo. Quando ero arrabbiato, senza pensarci lo mandavo a quel paese nella mia lingua… che era anche la sua! Lui lo capiva al volo, e mi diceva: "Ma che stai a fa". In perfetto romanesco. «Io manco ci pensavo, subito. Poi me ne accorgevo…».


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