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Cioffi: "La scelta su De Rossi è stata forte ma va rispettata, la squadra è adatta all'assetto di Juric"

di Eugenio Lanza

Gabriele Cioffi, ex allenatore dell'Udinese attualmente svincolato, ha parlato ai microfoni di Manà Manà Sport Roma riguardo l'inizio di questa stagione di Serie A, concentrandosi in particolare su ciò che sta accadendo a Trigoria e dintorni. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Come vedeva la Roma di De Rossi e cosa può dare Juric alla squadra?
"La scelta dell'esonero di De Rossi è stata forte, così come fu per l'esonero di Mourinho. Sono due capipopolo, il portoghese per la storia e Daniele per essere bandiera e allenatore promettente. Sono scelte forti che vanno rispettate, credo che la squadra fosse costruita per un 3-4-2-1 ed è l'assetto di Juric. È di scuola Gasperini quel modulo, a Daniele piace un calcio più palleggiato mentre Juric predilige il fisico e il gioco diretto".

Se è vero quello che dici sul modulo, è vero che nell'interpretazione del sistema Juric chiede qualcosa di diverso.
"Sono d'accordo: i moduli vanno interpretati perché sono numeri, poi ci sono i principi che sono opposti, ma non vuol dire che Juric non possa impattare. Daniele lo scorso anno ha fatto bene e quest'anno non ha avuto tempo. È vero che le proprietà hanno fretta, ma credo che avessero investito sul mister anche con un contratto importante. Nel calcio non c'è la logica di tavolino quindi queste scelte vanno rispettate, sono convinto che Juric possa impattare".

Ha avuto la possibilità di girare il mondo, tra cui l'Arabia. Noi abbiamo preso un ragazzo arabo, qui c'è la puzza sotto al naso quando arrivano questi ragazzi. Essere prevenuti non è il miglior modo per partire, lo conferma?
"Il calcio è globalizzato, se ci si ferma al passato rimaniamo attaccati a stereotipi. Inizialmente nessuno pensava a giocatori forti dell'Iran e della Corea, immagino che in futuro ce ne possano essere in Giappone e Cina. È una mia opinione, rispetto chi la pensa diversamente, ma il troppo scetticismo soffoca il nostro movimento. Un mio vecchio direttore diceva che difensori e centrocampisti vanno costruiti in casa, gli attaccanti li puoi pescare fuori. Immagino che le big possano avere questa idea: fare investimenti e valorizzare. Ci sono giovani forti anche in C. Penso per esempio alla carriera che sta avendo Gatti, sono stati bravi Frosinone e Juve a prenderlo".

A tal proposito, manca coraggio per far esordire i ragazzi oppure le piace il processo che passa per le U23?
"In questo caso coraggio è una parola inflazionata. Si parla di programmazione, la società d'accordo con l'allenatore adotta un modulo che possa valorizzare i talenti, e la squadra sa che quel giocatore è un valore ed eventualmente accetta l'errore. È accaduto all'Empoli con Baldanzi. Non può essere fatto in quattro o cinque ruoli, ma in un ruolo singolo sì. Va bene che di Totti, Baggio e Del Piero ne nasce uno, ma magari emerge il Pirlo o comunque degli ottimi futuri giocatori. Gli inglesi dicono che quelli forti li vedi, la squadra B è un passaggio che va bene per i giocatori che hanno bisogno di un po' di tempo in più. È ovvio, non possono essere tutti contenti".


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