Clivense, Pellissier: "Anche con la Roma Spalletti faceva grandi partenze"
Sergio Pellissier, ex attaccante del Chievo Verona e attuale presidente della Clivense, è intervenuto al TMW News, iniziando a parlare della sua nuova avventura nel mondo dei dilettanti: "Quando devi giocare sempre per vincere è complicato. Ero abituato a lottare per salvarmi, ma così è bello. Ti senti una delle squadre più importanti, è un'emozione che era da tanti anni che non provavo ed è un ambiente tutto nuovo perché non è lo stesso dei professionisti. Mi sto perfezionando e sto imparando cose nuove".
Il sogno è quello di approdare tra i professionisti?
"Sono sempre stato abituato a sognare in grande, è l'unica cosa che non costa niente. Sognare è bello, ti fa sentire importante, ti fa sentire uomo. Mi piace, sono abituato a farlo e credo che se le cose vengono fatte con passione, voglia e determinazione si può raggiungere l'obiettivo, più o meno a lungo termine. Per qualsiasi squadra che esiste nei dilettanti il professionismo è l'obiettivo, non è facile perché ci sono tantissime squadre, però è bello poterci provare fino alla fine. Questo è il nostro business plan e vogliamo riuscire a raggiungerlo il primo possibile".
Il vantaggio del Napoli sulle inseguitrici è un'ipoteca sullo scudetto?
"Sono sorpreso, non credevo che il Napoli facesse così bene. Spalletti ci ha sempre abituato a partenze straordinarie con risultati utili consecutivi enormi come ha fatto a Roma. Ha dei record importanti, soprattutto all'inizio, poi ha dei cali e quindi più gap riesce a prendere, più ha possibilità di sbagliare dopo. Finora ha pareggiato stranamente solo con le piccole, ma con le grandi non ha mai sbagliato e questa è la dimostrazione che il Napoli è forte. Ha trovato giocatori che stanno facendo veramente bene e che forse nessuno conosceva e per questo vanno fatti i complimenti al presidente e a Giuntoli".
Lei è stato allenato da Pioli, che cosa vede di riconducibile a lui nel Milan?
"Pioli intanto è un grande uomo, è una persona eccezionale, si ricorda dell'ultimo della fila, delle persone che gli hanno dato una mano, di dove è stato ed ha avuto rispetto per gran parte delle persone e dei giocatori. Un calciatore sa se un allenatore lo prende in giro o no. Lui ha sempre detto in faccia quello che pensava, anche se a volte era una cosa brutta, ma il giocatore apprezza l'onestà del tecnico. E poi ascolta i calciatori. La forza di Pioli è proprio quella di dare la possibilità a tutti quelli che hanno esperienza, ma anche forse a qualche giovane che dà qualche consiglio, di cercare di capire se è utile e poi, eventualmente, metterlo in pratica. Non fa di testa propria, non va contro le proposte dei giocatori più rappresentativi perché altrimenti te li metti contro e lui è bravo a fare gruppo ed a tirare fuori tutto il possibile dai singoli e questa è una dote molto molto importante per un allenatore".
Italiano, con il quale lei ha giocato, ha il carattere e l'esperienza per guidare la Fiorentina?
"Il carattere sicuramente, l'esperienza te la conquisti con gli anni. Adesso è solo il terzo anno di Serie A ed indubbiamente non è semplice. Firenze non è una piazza semplice da gestire, il tifoso fiorentino è veramente molto molto appassionato di calcio, ci tiene particolarmente e ama che la società e la squadra diano il massimo e facciano sempre bene. Purtroppo però bisogna adattarsi alla rosa che si ha a disposizione e quella di Italiano è importante, ma molto giovane. I giovani non sempre rendono al 100%, a volte danno il 150%, a volte il 50%. A lui va data la possibilità di lavorare, gli piace vincere, vuole giocare, non si accontenta del pari e questo lo porta a fare partite straordinarie dove mette sotto squadre importanti, mentre altre volte perde contro squadre più scarse. Questo nel calcio succede, solo che a Firenze non ti danno la possibilità di aspettare e quindi devi essere veramente forte ed avere una personalità grande per riuscire a costruire qualcosa in quell'ambiente, che è comunque fantastico. Quando le cose vanno bene sono veramente il dodicesimo uomo in campo".
Da ex attaccante, chi è che le piace di più in Serie A?
"Sono anni che dico che Osimhen è tra i più completi che ci sono al momento. Quest'anno sta facendo cose straordinarie, fa la differenza ed a Napoli serve, lo ha dimostrato negli ultimi due anni. Lui è quello che sta facendo girare al meglio il Napoli, vedo lui come migliore, anche se ce ne sono altri che stanno facendo bene".
Quanto incide invece l'assenza dal campo di Lukaku?
"Incide tanto perché il campionato con Conte praticamente l'ha vinto Lukaku. Era un giocatore straordinario, che teneva impegnati due difensori ogni partita, faceva reparto da solo ed è sempre stato bene. Questa è la dimostrazione che è veramente importante, ma viene da un anno disastroso, si è fatto male subito e non è facile recuperare. Quando hai queste problematiche è difficile incidere come ha inciso con Conte. Bisognerà vedere come rientrerà e quanto tempo avrà per rientrare in forma".
Tra i giovani italiani chi le sembra più pronto?
"Mi piace Raspadori, lo volevo a tutti i costi al Chievo Verona quando ero direttore, ma purtroppo al Sassuolo erano troppo svegli e sapevano che aveva qualità. Credo che sia un attaccante che può fare molto bene, ma è ancora abbastanza giovane e non vorrei bruciarlo perché deve crescere ed imparare. Sta facendo bene in una squadra dove girano tutti bene, se impara da questi attaccanti le ultime cose può diventare un giocatore importante".
Pensando all'Italia del futuro. Vedeva già qualità in Silvestri e Provedel quando ci giocava insieme?
"Assolutamente. Provedel era molto più indietro di Silvestri, ma, quando gli hanno dato fiducia, ha dimostrato di essere cresciuto tantissimo e lo sta facendo anche ora. Sicuramente alla Lazio imparerà ancora tanto, è in una società importante ed è riuscito a diventare un giocatore importante. Silvestri mi stupivo che non giocasse nell'Hellas Verona perché quando lo hanno messo in condizione di giocare ha fatto veramente un anno straordinario. Ero pronto prima di Provedel, ma sono due che hanno fatto molto bene negli ultimi anni e stanno crescendo ancora".
Lei conosce molto bene anche Acerbi, molto criticato dai tifosi dell'Inter prima di essere acquistato. Nutriva anche lei dei dubbi sulla sua efficienza?
"Assolutamente no. Per me è tra i più forti difensori italiani che ci sono al momento. Ha avuto qualche problematica la Lazio ed è normale che anche lui abbia inciso. Parliamo di un difensore completo, che sa giocare, cattivo... Ha qualche limite ogni tanto, ma fa parte del gioco. Ci sono giovani che creano molte più problematiche di lui. Credo che sia molto solido come difensore ed anche in Nazionale è stato un titolare, significa che ha qualità. Venire all'Inter, inserirsi in una difesa che ha fatto molto bene due anni fa non è semplice, ma ha le qualità per far bene".