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Corradi: "Non credo allo scricchiolio tra Lotito e Inzaghi". AUDIO!

di Marco Rossi Mercanti

L'ex attaccante Bernardo Corradi è intervenuto in diretta a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto: "Ho imparato dei termini nuovi nel mondo degli eSports. Intanto dico che io son cresciuto al tempo del calcio negli oratori, ma i nostri figli vivono tempi diversi, non si può pretendere che crescano allo stesso modo. Io e Christian (Vieri, ndr) abbiamo provato a creare un oratorio virtuale, con i videogiochi, in cui ognuno può esprimere le sue qualità: chi è bravo a giocare è una cosa, ma poi ci sono programmatori, streamer...".

Quali sono le finalità sociali?
"Di tutte le caratteristiche che cerchiamo, la misura è la più importante. Non serve giocare 10 ore per farlo bene, ci vuole un bilanciamento tra studio e gioco, essere riposato o altrimenti gli occhi non sono più così reattivi. Ci sono tutta una serie di filtri per questa Academy, compresi etica e comportamento: se bestemmi, non rispetti neanche chi ti sta guardando. Non è facile, l'iniziativa è impegnativa ma mi sembra una cosa diversa dalle altre. Tutti fanno la squadra professionistica, ma noi vogliamo uscire dalle dinamiche classiche della sola vittoria, per costruire il talento. Non è un problema se chi facciamo crescere va a giocare da altre parti, noi vogliamo il talento. Il progetto è differente e credo la gente inizi a capirlo. Per dirvi, tocca fare il giro la sera prima delle gare e farsi consegnare le PlayStation!".

Passando al campo, come la vede questa Lazio?
"Allo scricchiolio tra Lotito e Inzaghi non ci credo. Simone è lì da 17 anni, c'è grande sintonia e non penso neanche la Lazio sia in un periodo negativo: se si guarda è vicina al 4° posto, il vero obiettivo della squadra è la Champions e gli introiti che porta. Ha passato il girone dopo quasi vent'anni. Negli ultimi anni erano un po' deficitari negli scontri diretti, mentre oggi sembra andare al contrario: meglio con le grandi, più difficoltà con le piccole".

La vera favorita per lo scudetto è l'Inter?
"Si è rinforzata, ma per me rimane la Juventus. L'Inter ha preso rinforzi ma gli mancano delle cose, su tutti un vero costruttore di gioco".

Su Eriksen che idea si è fatto?
"Ha trovato un allenatore molto esigente, tra i più tosti in Italia. Ti trovi a cambiare mondo e già non è semplice: inserirsi in una squadra che va a duemila è un conto, mentre se il rendimento è positivo ma altalenante, con alcuni obiettivi come passaggi del turno Champions mancati, è dura entrare e incidere in tre-quattro minuti".

Cosa pensa dell'Italia di Mancini?
"Io l'ho avuto nel 2002 e si vede che ha vissuto un processo di crescita. I giovani in Italia ci sono, basta farli giocare: lui ne è stato l'esempio più lampante".

Immobile e Belotti?
"A parte che Ciro ha esperienza in Spagna e Germania, ma poi sta dimostrando il suo valore in questo cammino Champions...".

Bastano per vincere un Europeo?
"Secondo me sì, anche perché è una Nazionale che fa del gruppo la propria forza. Se si guarda l'Italia del 2006, ha vinto il Mondiale con capocannonieri Toni e Materazzi a due gol. In Spagna ci fu Pablito, che però ha iniziato a segnare nelle ultime tre partite. A Italia 90 c'è stato Schillaci fuori dal cilindro: c'è la possibilità di tirare fuori uno di questi".

Ci racconta un aneddoto sulla sua esperienza al Manchester City?
"Pensavo di trovare un calcio che si confacesse più al mio stile, e poi sono finito nella squadra che crossava di meno in tutto il campionato! C'era poi uno zoccolo duro inglese... Di sicuro ci ho messo del mio, non sono stato aiutato anche ma ho un ricordo pazzesco di quell'atmosfera. Vai a Carrington oggi e sembra la NASA, ai miei tempi arrivavo prima del magazziniere, oppure mi allenavo da solo nel giorno libero".


Bernardo Corradi intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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