Curci: "Roma è casa mia"
Fonte: sampdoria.it
Una palla da prendere al balzo. D’altronde, è il suo mestiere. Gianluca Curci lo sa: arrivare a difendere i pali della Sampdoria a (quasi) venticinque anni, nel pieno del proprio processo di maturazione, è un’occasione troppo importante per lasciarsela scappare. Dopo due stagioni con la maglia del Siena, l’estremo difensore dei Castelli Romani sa di giocarsi tanto in blucerchiato. «Dalla retrocessione alla Champions: a dire la verità un salto così non me lo sarei mai aspettato - comincia Gianluca nella Sala Trofei di Corte Lambruschini, nella sua prima intervista doriana di fronte alle telecamere di Samp TV -. Evidentemente chi ha seguito il mio percorso ha deciso di credere in me e questo mi rende particolarmente orgoglioso. Se sono qui significa che durante il periodo di Siena qualcosa di buono ho fatto. Non posso far altro che ringraziare tutta la Sampdoria e in particolare il direttore Gasparin, che già mi voleva a Udine, per questa possibilità».
A Genova arrivi in compartecipazione, un’iniezione di fiducia non indifferente da parte della tua nuova società.
«Il fatto che la dirigenza abbia investito su di me rappresenta una grande responsabilità. Un portiere ne ha tante già di per sé, questo è vero, ma darò il massimo per far sì che questa scelta sia quella giusta e si riveli felice, sia dal punto di vista personale sia da quello societario. Voglio dimostrarlo a tutti i costi e spero di essere così felice come lo sono oggi anche alla fine del campionato».
Accennavi al tuo percorso. Il curriculum parla di due squadre e due città soltanto, entrambe con la Lupa nello stemma. Roma e Siena cosa ti hanno dato?
«Roma è casa mia, lì sono nato, ho trascorso i primi 14 anni della mia vita calcistica. E lì tornerò a vivere. Ma a Siena, malgrado la retrocessione, ho passato due stagioni bellissime, di crescita, che mi sono servite sotto tutti i punti di vista. Non scorderò mai i tifosi della Robur: dal primo minuto della prima partita all’ultimo dell’ultima mi hanno fatto sentire a casa e li ringrazio per questo. Adesso però volto pagina, sono in una grande squadra e spero di presentarmi ai tifosi blucerchiati nella migliore maniera possibile».
Il pubblico doriano è, da sempre, abituato a portieri di primissimo piano. Quest’anno ti tocca raccogliere il pesante testimone di Castellazzi e Storari. Una bella sfida...
«Si tratta di un’eredità dura, pesante da raccogliere, ma io mi sento pronto. Dal primo giorno di ritiro darò il massimo per questa maglia, questo lo posso assicurare. E poi tutti mi hanno parlato bene di mister Bistazzoni: mi auguro di instaurare un bel rapporto con lui e ovviamente di crescere, migliorare insieme».
Tanti li hai affrontati da avversari ma alcuni hanno già giocato al tuo fianco. Chi conosci dei nuovi compagni?
«Uno degli aspetti fondamentali è sempre integrarsi al meglio col gruppo e aver già avuto l’opportunità di giocare insieme a qualcuno rappresenta un vantaggio. Tra i ragazzi conosco già Antonio Cassano. Il ricordo è quello del Cassano dei tempi di Roma, ora però è cambiato, maturato e sarà come sempre importantissimo per noi. Poi conosco Pazzini e Mannini perché siamo stati compagni di squadra in Under 21. Non li ho ancora sentiti, ma credo proprio che l’accoglienza sarà delle migliori».
Con mister Di Carlo, invece, hai già avuto modo di scambiare due parole?
«Di Carlo l’ho sentito subito dopo la chiusura della trattativa, è stato molto gentile. Mi ha dato alcuni consigli, mi ha spiegato che sarà un anno fondamentale, per me e per la Sampdoria. Vengo da Siena, essere qui è un punto d’arrivo, un premio e me lo devo guadagnare. Conquistare la fiducia del mister e il posto in squadra: questi sono i miei obbiettivi primari».
Con che armi credi di farlo? Come ti descriveresti a livello tecnico?
«Mi è sempre piaciuto muovermi, azzardare l’uscita, rischiare la presa. Diciamo che sono un portiere attivo, non di quelli che si piazzano in porta e aspettano. In ogni caso, penso che possa ancora crescere sotto ogni aspetto: quello che ho fatto in questi anni non basta, devo dare di più e dare il massimo per migliorarmi».
Intanto, non trovarti di fronte la Sampdoria è già un bel punto di partenza…
«Dai, quei sei punti dell’anno scorso sono serviti per la Champions… Scherzi a parte, devo ammettere che sia a Genova sia a Siena le cose non sono andate troppo bene. Per fortuna, chi mi ha portato qui ha visto tutto il campionato non solo quelle due partite».
A due partite particolari è rivolta adesso l’attenzione della società, della squadra, della tifoseria. L’hai già nominata tu: Champions League, una competizione che ti ricorda qualcosa?
«Manchester United-Roma, 2 ottobre 2007, il mio esordio in Champions. Ne venivamo dal 7-1 dell’anno prima, stessi giocatori, clima particolare, eppure me l’ero cavata bene. Alla Champions da blucerchiato ci penso eccome, ma prima dobbiamo affrontare i preliminari, un vero e proprio spareggio che ci permetterebbe di entrare nella fase a gironi e di raggiungere un sogno: solo il pensiero di risentire quella musica mi fa venire i brividi».