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Dini: "La Brexit non bloccherebbe Eriksen. Con lo scouting ora nuove opportunità". AUDIO!

di Marco Rossi Mercanti

Nel corso della sua trasmissione Scanner su TMW Radio, l'avvocato Giulio Dini ha parlato di alcuni temi dominanti nel calciomercato al via oggi ma anche in quelli futuri. A partire dal nuovo status del Regno Unito, e dai rapporti con la Premier League dopo la Brexit: "Si parla di tanti soldi che arriveranno in meno ai club italiani. Chi andrà verso la Premier sarà trattato alla stregua di extra-comunitario, come capita per i sudamericani. Questo è il lato negativo, quello positivo è che per le società che sapranno organizzarsi ci sarà la possibilità di attingere ad una platea di giovani calciatori molto interessanti fino ad oggi ad esclusivo appannaggio delle squadre di Premier League. Adesso avranno limiti notevoli, potranno tesserare fino a tre U21 nell'arco di una stagione sportiva. Così, con organizzazione e scouting efficiente, magari avendo una seconda squadra guardando in prospettiva possono attirare giovani e farli crescere".

Se Eriksen dovesse tornare in Premier League ha una difficoltà in più?
"Ragiono con la mia testa, ma so che gli inglesi sono un popolo coerente e richiedono a chi è extra-UK determinati parametri tra cui un numero di presenze nella nazionale rapportato al ranking, al di là di una wildcard che riconosca l'elevata qualità da parte di una commissione. Lo spirito inglese è portare solo giocatori di alto livello nel proprio campionato. Secondo me nel caso di Eriksen non dovrebbero esserci difficoltà, perché i suoi parametri sono quelli richiesti dalla Premier League".

Com'è l'organizzazione ideale dello scouting secondo lei?
"Questo lo considero fare calcio, trovare calciatori di valore a prezzi estremamente ragionevoli ed avere la possibilità di renderli più forti. Non tutti i club italiani hanno lo stesso modo di fare scouting: i più importanti generalmente vanno su nomi già affermati, altri non hanno una vera e propria struttura che secondo me è indispensabile. Ci sono professionisti di riferimento, così come avviene nelle varie regioni italiane in cui esistono scout di riferimento. Ora con la digitalizzazione si hanno le immagini di giocatori da tutto il mondo, e questo porta a scelte più in economia di alcune realtà, che hanno scout al lavoro davanti al video. Una sezione scouting che funzioni bene deve essere organizzata anche sulla gestione delle segnalazioni. In questo momento a ogni direttore, ogni assistente di ogni squadra del campionato italiano sono già arrivate centinaia tra chiamate e messaggi con giocatori segnalati e proposti da parte di una schiera di professionisti autorizzati e non, improvvisati e autorevoli, certificati e non. Per evitare che i direttori vengano messi alla gogna, che scoprono di un calciatore passato dai registri del club, è una cosa che consiglio, un lavoro di setaccio e catalogazione, con gente che passa il suo tempo ad inserirli nei database del club. Quello che, quando si muove il direttore, lascia in sede".


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