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Fabio Lopez: "La priorità in casa Roma è vincere un trofeo internazionale". AUDIO!

di Marco Rossi Mercanti

A Stadio Aperto, trasmissione pomeridiana di TMW Radio, è intervenuto Fabio Lopez, allenatore che vanta diverse esperienze all’estero, per parlare dell’attualità calcistica, a cominciare dal Napoli capolista: “C’è stato qualche ricambio, ma il Napoli è ordinato, solido, concreto, lineare, logico nelle giocate. I giocatori sono informati su ciò che devono fare in campo. Nel minutaggio, fanno più gol tra il 30’ e il 45’ del primo tempo, e poi tra il 45’ e il 60’, ciò significa che c’è una concentrazione lunga fino alla fine del tempo e un’entrata in campo con una mentalità che segue il finale del primo tempo. Stanno facendo un grande lavoro”.

Dove si vede maggiormente la mano di Mourinho sulla Roma?
“Abraham è un giocatore fantastico, ha una grande corsa e aiuta molto in difesa. Lascia spazi a chi arriva da dietro, ed è anche un po’ sfortunato. Se inizierà ad avere stabilità nel fare gol, sarà in futuro l’arma in più. Alla Roma manca ciò che ha il Napoli, ovvero stabilità nel gioco, anche in fase difensiva dove c’è da lavorare molto”.

Milinkovic-Savic e Luis Alberto giocheranno più spesso insieme?
“Gli allenatori valutano i momenti di forma dei calciatori durante gli allenamenti. Al momento Sarri non riesce a vederli sincronizzati. Alla prima prestazione positiva insieme, rimarranno”.

L’obiettivo di Mourinho deve essere riportare un trofeo a Roma?
“Vincere un trofeo internazionale è la priorità al momento. La Roma ha le caratteristiche e le qualità per entrare in Champions League, con la Juventus che sta tornando col lavoro di Allegri. La Roma, se vincesse la Conference League, sarebbe bellissimo per il tifoso romanista”.

Nota qualcosa di diverso nella Juventus rispetto all’inizio di stagione?
“Sta avendo un periodo di transizione dopo il cambio di allenatore. Vedo Allegri un po’ come Mourinho alla Roma: entrambi hanno un percorso da seguire, una stabilità e una tranquillità da riconquistare e trasferire ai giocatori. Allegri è un allenatore molto concreto, con principi di gioco da rispettare in campo. Ci vuole tempo. All’inizio la Juventus faceva molti errori nella costruzione dal basso, ora meno”.

C’è una squadra che l’ha particolarmente impressionata?
“L’Atalanta sembra in deficit rispetto agli anni scorsi, le altre sono tutte lì. Non vedo squadre che stupiscono”.

Italiano come può prendere la scelta di Vlahovic di non rinnovare?
“L’allenatore in questi casi ha poco da pensare. Dovranno trovare un sostituto, ma la Fiorentina sembra un’altra squadra rispetto allo scorso campionato, si sta riprendendo la posizione che storicamente merita. Quando manca un centravanti di ruolo, è difficile cambiare tatticamente”.

È pronto a tornare in panchina?
“Quest’anno sono rimasto svincolato fino al 6 giugno scorso. Ho saltato il mercato. C’era stato un contatto con un club iracheno importante, ma poi l’operazione non si è conclusa”.

Quanto hanno aumentato il suo bagaglio da allenatore le varie esperienze in giro per il mondo?
“Sono culture diverse da cui si impara molto. Si conoscono altri mondi, un qualcosa di immenso. Spero di tornare presto ad allenare, dopo il mio rifiuto in Indonesia”.

Stanno cambiando latitudine e longitudine del percorso di tanti allenatori?
“È giusto voler di più e crescere al di fuori del proprio Paese, ma bisogna essere pronti ad adeguarsi a culture diverse. Nel calcio asiatico c’è la concezione del ruolo dell’allenatore come un lavoratore dipendente. In Arabia, lo scorso anno, quattordici squadre su sedici hanno cambiato due volte allenatore nel corso del campionato”.

I mondiali in Qatar agevoleranno la crescita del calcio nella penisola arabica?
“La vetrina dei mondiali è importantissima, ma sarà molto complicato cambiare culture e mentalità, perché c’è un regime di vita totalmente diverso, e non si può pretendere che si adeguino al nostro sistema calcio. Zukanovic, passato all’Al-Ahli, riconosceva questa differenza totale di mentalità. Ci sarà un miglioramento sotto l’aspetto del confronto con le squadre internazionali, ma le basi restano totalmente diverse”.


Fabio Lopez intervistato da Francesco Benvenuti
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