Fornaro, mental coach: "Bisogna trasformare le negatività in positività"
Fonte: Teleradiostereo
Francesco Fornaro, mental coach di professione, è intervenuto sui 92.7 di TeleRadioStereo:
"Innanzitutto va fatto un distinguo importante tra gli atleti che partecipano ad uno sport di squadra e quelli che lavorano a livello individuale. Ci sono dinamiche diverse. Gli atleti che già sono ad alto livello non hanno bisogno di essere motivati. Del motivismo non ho mai sentito parlare. La motivazione è un discorso marginale, un tema che tendenzialmente non tocco nel mio lavoro perché ci sono altre cose che gli atleti possono imparare.
Trasformare le negatività in positività è un concetto utilizzato, è un elemento di forza mentale. Inviare messaggi provocatori verso gli atleti avversari però non è un compito del mental coach, spero che per Ferrarini (il mental coach di Bonucci, ndr) sia stato un errore dovuto ad un eccesso di passione. Purtroppo capitano a tutti, però bisogna anche difendere la categoria. Le caramelle all'aglio? Spero sia una distorsione giornalistica, la nostra professione è una cosa seria. L'aglio e gli allenamenti al buio non sono pratiche utilizzate dai mental coach.
Un riconoscimento ufficiale in Italia per la nostra categoria? Ancora non c'è, ci sono una serie di corsi di formazione che attestano le competenze per lavorare con gli atleti. Il nostro lavoro deve avere alla base la sicurezza in sé stessi ma la sicurezza va trasmessa non tanto con le parole quanto attraverso il modo con cui si parla con l'atleta".
Danni da un'errata comunicazione?
"Assolutamente sì, oltre alle competenze da acquisire, c'è bisogno di fare un'importante pratica per migliorare. La nostra figura professionale ancora non è molto diffusa in Italia. Sta vivendo una diffusione ed un'evoluzione come accaduto nell'ultimo decennio con i preparatori atletici. Prima si pensava che gli atleti dovessero solo correre, oggi ci sono tantissime correnti di pensiero che hanno portato allo sviluppo di diverse modalità di allenamento".
Calcio italiano pronto ai mental coach? "
Non credo sia pronto, ma la nostra figura professionale può essere sicuramente d'aiuto ai giocatori e ancor di più agli allenatori che spesso non hanno tempo per seguire approfonditamente tutta la rosa. Le squadre non hanno mai richiesto il nostro intervento, i singoli giocatori sì. I calciatori e le squadre veramente forti sono quelli che riescono a replicare il risultato. Se sei forte dal punto di vista mentale riesci a ripetere gli atteggiamenti ideali che portano alla vittoria".