Gravina: "Il Var si può migliorare. Totti in FIGC in futuro? Magari"
Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha parlato ai microfoni di ReteSport, soffermandosi sul Var, su Totti, su De Rossi e sull'emergente Zaniolo. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Si parla tanto di Var: come giudica il suo utilizzo e non pensa che avere un pool al controllo video formato da esperti e/o arbitri non più in attività possa essere la strada giusta?
"So che l'Aia sta lavorando moltissimo su questa ipotesi. Ho apprezzato moltissimo l'onestà intellettuale, questo modo di comportarsi da parte dell'Aia, in modo particolare degli arbitri e anche del Var, perché quando qualche giorno fa c'è stato qualche errore ed è stato riconosciuto secondo me è stato un gesto di grande onestà e coerenza intellettuale. Noi dobbiamo imparare a prendere meriti, a riconoscere meriti, ad una delle eccellenze del calcio italiano. Dobbiamo apprezzare sapendo che si possono commettere errori, dobbiamo avere la capacità di apprezzare nel momento in cui gli stessi soggetti che hanno sbagliato riconoscono l'errore. Per limitarli al minimo il lavoro è già straordinario, parliamo sempre di alcuni minimi aspetti negativi e non valorizziamo mai gli aspetti positivi derivanti da questo strumento tecnologico. Ci sono spazi per migliorare, e so che l'Aia sta lavorando. So che c'è la volontà di incidere molto su questo protocollo attualmente esistente per fare in modo che ci sia la possibilità di ricorrere in modo sempre più incisiva ed utile all'utilizzo del Var".
Totti e Buffon quando smetteranno potranno avere, anche part time, un ruolo in FIGC?
"Ha citato due icone del calcio non solo italiano, ma mondiale. Ogni volta che abbiamo un evento raccolgono simpatia e consenso. Sono ambasciatori del calcio mondiale, del Calcio, quindi come possono non esprimere un giudizio positivo su uomini ed atleti come Totti e Buffon. Magari".
Lei era capo delegazione dell’Under 21 nel 2004: ci regala un ricordo di un giovanissimo De Rossi?
"Daniele è stato con me in Germania 2004 ed è stato uno degli atleti di riferimento nell'Olimpiade di Atene 2004, una Nazionale che dopo 68 anni ha vinto una medaglia alle Olimpiadi. Daniele è sempre stato un ragazzo molto riservato, soprattutto perché era agli inizi. Un ragazzo che al di là degli aspetti di simpatia del carattere che continua a conservare e manifestare in tutte le occasioni, io lo chiamavo 'trottolino'. Aveva questa capacità di non fermarsi mai straordinaria, e lo ha dimostrato sempre in campo grazie ad eccellenti qualità tecniche. È un ragazzo molto molto molto legato al fare gruppo, sempre attento ad essere a disposizione dei compagni. Un ragazzo che, se dovessi usare un aggettivo per rappresentarne il modo di essere, userei 'fedeltà'".
Roberto Mancini ha puntato molto sulla valorizzazione di un giovane come Zaniolo che, dopo la convocazione in azzurro, è diventato anche un punto di riferimento nella Roma di Di Francesco. È così che si fa per lanciare nuovi talenti?
"È uno dei modi per agevolare, per dare la possibilità ad alcuni ragazzi di credere in loro stessi ma soprattutto di metterli in vetrina. La Federazione ha dato ampio mandato a Mancini, ma anche agli altri allenatori delle Nazionali, di invertire la rotta. Per raccontare agli italiani una nuova storia. Non si può raccontare solo l'idea di centrare a tutti i costi un risultato importante. Un risultato lo si può ottenere ed è importante per gli italiani per far riscoprire un senso d'appartenenza e d'orgoglio verso la nostra nazione, ma non è solo la vittoria, non è solo il risultato finale, è come quel risultato può essere centrato. Noi dobbiamo raccontare agli italiani che ci sono tantissimi talenti che possono diventare campioni, e Mancini ha questo compito. L'attività che sta svolgendo in questa direzione è davvero encomiabile. Oltre a Zaniolo ci sono tanti altri giovani poco utilizzati nei rispettivi club: oggi grazie all'attività di Mancini e grazie alle loro prestazioni in Nazionale stanno trovando più spazio nei rispettivi club e credo che questa sia una delle missione che la nostra Federazione deve portare avanti".
La Roma è pronta per il prossimo anno con la seconda squadra: quanto contano per il futuro del nostro calcio?
"Tantissimo. Sviluppiamo meglio ed organizziamo meglio il progetto, seguiamo anche qui una missione chiara. Utilizziamo le seconde squadre come valorizzazione e formazione di nuovi talenti, perché è chiaro che se le utilizziamo solo per una sorta di sfogo o di utilizzo di comodo. Sul limite d'età, visto che già Under 23 è particolarmente elevato, sull'utilizzo degli stranieri, sulla possibilità di capire se sia giusto che questa partecipazione al campionato di Serie C possa essere legata alla possibilità di venire promossi o retrocessi, tutti questi temi saranno oggetto di valutazione politica nel tavolo di lavoro relativo alla riforma dei campionati. Dobbiamo capire quanti spazi e quante opportunità di posti ci sono all'interno di questo campionato professionistico di Serie C".