I retroscena del passaggio di Icardi all'Inter: su di lui anche la Roma
Fonte: gianlucadimarzio.com - Fabrizio Romano
Di seguito l'articolo di gianlucadimarzio.com:
“Pronto, Maurito? Vai all’Inter”. Sembrava scritto, per Mauro Icardi. Già quando quel ragazzino nativo di Rosario con gli occhi di miele e i piedi da giocatore vero emigra in direzione Spagna. In Argentina c’è la crisi, la sua famiglia emigra alle Canarie e quel bimbo fa le valigie con papà Juan Carlos. Inizia a muovere i primi passi al Vecindario, piccola società dell’isola di Gran Canaria. Il gol nel sangue, i colpi del talento, Maurito – come lo hanno sempre chiamato nei vicoli di Rosario – è seguito da osservatori di mezza Europa. Perché come vede la porta lui, quasi nessuno.
Lo sceglie Pep Guardiola, dietro c’è anche un certo Lionel Messi: rosarinopurosangue come Mauro, amico che diventerà quasi un fratello nell’avventura al Barcellona. Proprio il Barça, già, perché il consenso di Guardiola – che allora allenava il Barcellona B – porta gli uomini blaugrana a chiudere. Con Messi un’amicizia speciale, con Pep un feeling d’altri tempi e un aneddoto speciale: primo allenamento, Icardi arriva e si siede in tribuna per osservare quella che sarà la sua nuova squadra. Guardiola ferma l’allenamento, alt: pallone sotto il braccio, tutti a bocca aperta, il freddo Pep corre a salutare quell’argentino che ha fortemente voluto. Segni del destino. Inizia la favola di Icardi, in quella cantera che sforna talenti come fossero giornali per un’edicola.
Incredibile ma vero, lì inizia anche la storia di Icardi con l’Inter. PerchéMaurito segna tanto, ma la fiducia non sembra essere totale. Troppa concorrenza. E allora, via ai primi viaggi in tribuna, direzione Catalogna: si siedono a seguirlo tantissime società italiane, dal Palermo al Napoli, dalla Roma all’Inter. Report positivi, ma per un investimento simile è ancora troppo presto. Quando però il Barça decide di lasciar andare Icardi a prezzi irrisori (perché si sceglie di puntare su altri ragazzi come Etock, ora una meteora) c’è chi non perde tempo. Ovvero, Riccardo Pecini, allora capo degli osservatori della Sampdoria, bravissimo nel piazzare un colpo che oggi fa ancora navigare nell’oro le casse blucerchiate.
L’ambientamento non è facile, a Bogliasco un giovanissimo Mauro insieme al papà Juan Carlos passa il suo tempo a pescare e cancella la nostalgia di Rosario, dove le giornate di pesca nel Rio erano quasi un rituale. E la storia con l’Inter inizia su quelle tribune tinte di blaugrana, quando Icardi si poteva prendere per pochi spiccioli e non è stato preso. Un peccato passabile, forse. Ma perseverare un anno fa sarebbe stato diabolico. Per questo, nel gennaio del 2013, c’è il passo decisivo. Gli agenti di Icardi arrivano a Milano, un tour di incontri autorizzati dalla Sampdoria. Perché dai contatti con l’Inter alle telefonate della Juventus e della Roma, i tentativi non mancano. Anche quello del Napoli, con un retroscena: addirittura, invitato il papà del ragazzo per una visita a Castelvolturno. Ma l’Inter è la prima in agenda, questione di priorità. E l’incontro diventa subito un colpo di fulmine. Gli agenti e papà Juan Carlos arrivano in sede, Corso Vittorio Emanuele, nel cuore di Milano. Fuori, una tempesta di neve. Negli uffici di Branca e Ausilio, il sogno di un ragazzo che diventa realtà.
“Pronto, Mauro? Sarai dell’Inter”. La telefonata parte durante l’incontro. Quando Marco Branca confessa che il volto di Icardi gli ricorda quello del papà e Piero Ausilio garantisce che sarà lui il centravanti del futuro dell’Inter. Un altro squillo parte a pochi uffici di distanza, quelli della Saras dove c’è Massimo Moratti. Il suo via libera all’operazione è immediato: gli piace, quell’Icardi. E lo dirà anche a Maurito in privato, spesso e volentieri. Una carezza poi via, stile Moratti. Risate, abbracci ma soprattutto strette di mano: affare fatto per giugno, cinque anni di contratto a poco più di 1 milione di euro con i bonus. Qualche settimana dopo arriverà il nero su bianco. Papà Icardi e i suoi procuratori escono dagli uffici nerazzurri col sorriso stampato, il telefono in tilt per gli sms dell’impaziente Maurito e una risposta immediata a tutte le altre società: appuntamenti disdetti, anche con Juve e Roma. L’Inter si è mossa prima di tutte. Anche del Tottenham e del Monaco, che ci hanno provato. Troppo tardi.
Perché Icardi non ha mai avuto dubbi. Vestire il nerazzurro era più di un sogno, da sempre. Il papà è un interista di lunga data; lui, Maurito, uno che quei colori li ha sempre portati dentro. Un retroscena? Maurito era in tribuna al Camp Nou in quell’aprile del 2010, Barcellona-Inter – semifinale di Champions – in campo e il suo cuore palpitante quasi più per il nerazzurro che per la società che lo ha formato. Adesso, c’è lui a fare il leader dell’Inter. Triplette, posto fisso e voglia di diventare grande senza ascoltare – per ora – le chiamate del mercato, che da Madrid sponda Atlético non sono mancate. “Pronto, Maurito? Vai all’Inter”. Quella sì, che è stata una telefonata indimenticabile.