Iorio: "La Roma non può permettersi di sbagliare con il Genoa. Di Francesco ha regalato ai tifosi una perla unica"
Fonte: As Roma Match Program
Due stagioni in giallorosso, una prima e una dopo Roma-Liverpool. Proprio così. Maurizio Iorio, è arrivato alla Roma nell’estate ’82 e subito ha vinto lo scudetto. A fine stagione è andato in prestito al Verona e quindi non ha vissuto la lunga cavalcata giallorossa fino alla finale contro il Liverpool. È tornato nella Capitale proprio dopo quella maledetta partita “una amarezza infinita per chi è sceso in campo quella notte”. Una lunga carriera che lo ha visto protagonista in molti club di A fino al 1991 quando si è trasferito a Genoa, su sponda rossoblù. Proprio a Genova ha concluso la sua carriera da professionista. Di seguito l'intervista completa rilasciata all'AS Roma Match Program.
Partiamo dalla fine, come sono stati i suoi due anni al Genoa?
“Due anni bellissimi, ho avuto la fortuna di giocare nel miglior Genoa della sua storia. Siamo arrivati fino alla semifinale di Coppa Uefa, il cammino più importante per loro. Hanno un tifo eccezionale, sono molto passionali nonostante siano una squadra del nord”.
E la Roma invece? Due stagioni e uno scudetto…
“Sono arrivato in un contesto di amici e abbiamo fatto una stagione straordinaria. Per vincere uno scudetto ci vuole uno squadrone e noi lo eravamo. Ho avuto la fortuna di arrivare nell’anno giusto”.
Il rientro a Roma dopo la sconfitta contro il Liverpoool… cosa le raccontarono i suoi compagni?
“Una amarezza infinita. Chi l’ha giocata l’ha ancora dentro, sono delusioni che non si dimenticano. Anche perché la Roma aveva meritato quella coppa con una stagione fantastica. Ricordo una intervista di Crespo che raccontò di un Milan-Liverpool, una finale di Champions persa in rossonero. Nessuno ricorda i suoi due gol che non sono stati sufficienti per vincere la Coppa, lui invece lo sogna ogni notte. Passa alla storia solo chi vince”.
In chiave Champions League prima della sfida in semifinale contro il Liverpool la Roma di Di Francesco ospita il Genoa all’Olimpico, che gara sarà?
“Non sarà una gara facile, come tutte le gare del campionato. La Roma viene sulla scia del successo con il Barcellona e il derby, ma i rossoblù hanno messo in difficoltà parecchie squadre”.
Che gara si aspetta dai rossoblù?
“Proveranno a vincere, non hanno nulla da perdere e arriveranno all’Olimpico scarichi. La Roma non può permettersi di sbagliare, il posto in Champions è alla sua portata ma deve vincere i prossimi due scontri con Genoa e Spal”.
Il suo giudizio su Ballardini?
“Con lui il Genoa ha trovato il giusto equilibrio. Ha fatto un ottimo lavoro”.
Nonostante sia praticamente salvo, il Genoa è penultimo nella classifica reti segnate, cosa ne pensa?
“Il loro punto debole è proprio quello, gli mancano i bomber. Per questo motivo ha parecchi punti in meno rispetto al suo valore”.
Come valuta il cammino della Roma fino a qui?
“Direi un buon campionato. In linea con i reali valori di questo gruppo. Juventus e Napoli hanno ancora un qualcosina in più e nel campionato si vede. Ma ora, dopo l’accesso alle semifinali, non ce ne è più per nessuno, la Roma ha il rispetto di tutti i grandi club d’Europa. Il cammino che ha fatto in Champions non l’ha fatto nessuno. Ha eliminato Chelsea, Real Madrid e Barcellona… e si gioca quello che verrà. Sta giocando la Champions su tutti e due i fronti”.
Quanto merito ha Di Francesco?
“Ha fatto un ottimo lavoro, ha saputo gestire molto bene gli alti e bassi inevitabili che ci sono i una stagione. A Roma, in una piazza difficile che si esalta e si deprime con estrema facilità. Poi ha regalato ai tifosi contro il Barcellona una perla unica”.
Qual è il giocatore che le piace di più?
“Cengiz, un vero portento. Ha saputo rimanere ai margini e poi è entrato alla grandissima. Ha superato lo scoglio della lingua e ora è una pedina determinante per il mister. Ha qualità eccezionali”.
La grande sfida che tocca alla Roma è riuscire a mantenere mentalmente questo livello, come si fa?
“La stanchezza di tanti impegni ravvicinati si supera con la vittoria. Non è facile giocare ogni tre giorni, è durissimo. Fisicamente non si ha il tempo di recuperare se prendi un colpo ed è durissima mantenere la concentrazione alta. Qui entra in gioco la squadra, il gruppo… darsi supporto l’un l’altro”.
Quando è importante fare turnover?
“Fondamentale. Serve per il bene del gruppo. Se un giocatore viene lasciato fuori a lungo, diventa un corpo estraneo, lo perdi, e non si fa trovare pronto al momento in cui viene chiamato in causa”.
Ma è vero che in Italia si gioca un calcio più conservativo e in Europa meno?
“Non sono d’accordo. In Italia ci sono allenatori molto preparati, maestri del tatticismo. In Italia si predilige la fase difensiva, ma non si gioca un calcio difensivistico”.
Prima si salutarci, l’ultimo Roma-Genoa all’Olimpico lo ricordano tutti…
“Una partita emozionante che sta regalando emozioni ancora oggi. Se non ci fosse stato il gol di Perotti non ci sarebbe tutto quello che si sta vivendo. Sembrava scritto che dovesse accadere. Poi la festa di Francesco Totti è stata unica, giusta. Quello che doveva accadere: il tifoso ha potuto dare tutto il suo amore al ragazzo che ha visto crescere, e il ragazzo ha manifestato tutto il suo amore per i suoi tifosi. Non posso dimenticare la sua figlia più piccola… in braccio del papà, che era in un mondo tutto suo. Tutto è stato perfetto, l’emozione, le parole del capitano. Sono momenti che ci conciliano con il calcio. E oggi sta facendo benissimo. Francesco Totti dirigente è equilibrato, tranquillo. Mi fa molto piacere”.