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Italia-Svezia, Rosenior: "Siamo tutti De Rossi ma la moltiplicazione di quel gesto porterebbe solo danni alle squadre in campo"

di Simone Ducci
Fonte: theguardian.com

Il gesto di De Rossi durante Italia-Svezia sembra aver fatto il giro del mondo. Sulle pagine online del quotidiano britannico Guardian, infatti, il difensore del Brighton, Liam James Rosenior, ha dato un suo parere circa la questione relativa al calciatore azzurro, reo di aver protestato circa la scelta di Ventura di far entrare lui al posto di un attaccante nei minuti finali del match: «Fidatevi, è una cosa comune a tutti i calciatori del mondo. Anzi, un atteggiamento del genere, di rabbia nei confronti delle scelte di un allenatore, è una testimonianza di interesse. Vuol dire che al calciatore brucia la situazione negativa che si sta concretizzando sotto i suoi occhi. Posso solo immaginare però come si sia sentito De Rossi, un veterano di altissimo livello, mentre la sua nazionale perdeva un Mondiale. Mentre anche lui perdeva l’ultima occasione di giocare in un Mondiale. Ciò che caratterizza la vicenda di De Rossi è una sottile ironia di fondo: lui è stato altruista, avrebbe voluto che Insigne entrasse in campo. Ha dimostrato di tenere di più al vantaggio della sua squadra piuttosto che a se stesso. Löw sarebbe stato altrettanto “felice” se De Rossi fosse stato un suo calciatore? Non credo. Noi giocatori dobbiamo dare tutto per vincere, prenderci cura della nostra squadra, sostenere i nostri compagni. Però abbiamo anche il dovere si rispettare le decisioni del nostro allenatore, soprattutto in pubblico. Pensate se una situazione del genere si verificasse per tutte le sostituzioni? La partita sarebbe finita prima del cambio effettivo. Inoltre, è anche un problema strutturale: sono sempre e comunque i manager a pagare per gli eventuali risultati negativi. Quel che ha fatto De Rossi è stato senza dubbio un gesto patriottico, dal suo punto di vista ha agito nell’interesse della sua squadra. Magari lui è più coraggioso di me, ma la verità delle cose è più pragmatica e meno romantica. La moltiplicazione di certi comportamenti non porterebbe che a dei danni per le squadre sul campo, ne sono certo».


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