Iturbe: "Non avevo mai pianto come al derby del 2015. Non è semplice giocare a Roma"
L'ex giallorosso Juan Manuel Iturbe ha rilasciato un'intervista al sito ufficiale della Roma asroma.com.
Minuto 73, risultato sullo 0-0. Nainggolan in profondità per Ibarbo, il colombiano sfonda sulla destra e mette in mezzo. Irrompe Iturbe ed è il gol del vantaggio. Gol suo.
“Metto dentro la palla di sinistro, a porta vuota. Un’emozione davvero inspiegabile. Mi tolgo la maglia, inizio a correre in tutte le direzioni. Mi tuffo a terra, urlo fortissimo verso la curva Sud. Indescrivibile”.
Fino a versare lacrime di gioia. Le è mai più capitato di piangere per un gol?
“No, non avevo mai pianto in carriera per una rete segnata. Ma Roma è unica, i romanisti sono tifosi calorosi come è difficile trovarne in giro”.
Cos’altro ha significato quel momento?
“Voglia di vincere, di contribuire a raggiungere un risultato importante. Eravamo in lizza per la Champions al secondo posto, la Lazio era di poco sotto, vincendo ci avrebbe superato. Ma non ci riuscirono, vincemmo noi. Ci qualificammo quel giorno per l’accesso diretto alla competizione europea. Anche perché, rispetto a oggi, arrivare secondi o terzi faceva differenza”.
Segnare in una partita così importante avrebbe potuto rappresentare la svolta definitiva del suo corso in giallorosso. Invece?
“La verità è che non è semplice giocare a Roma, nella Roma. C’è concorrenza, noi eravamo una squadra molto forte, con tanti talenti e per emergere puoi faticare. L’anno successivo pure iniziai bene. Dovevo andare al Genoa, ma poi non se ne fece più nulla. Segnai un gol contro il Frosinone alla terza giornata. Alla fine è andata come tutti sappiamo. Ma va bene lo stesso, Roma è una delle cose migliori che è capitata nella mia vita”.
Quell’infortunio nella partita di Champions contro il CSKA la condizionò?
“Di sicuro non mi ha aiutato perché arrivò nel momento migliore, però gli infortuni capitano a tutti. Fanno parte del mondo del calcio e delle carriere dei calciatori. Non deve essere una scusa, questa”.
Le manca Roma?
“Tantissimo. Oltre che un club grandissimo, la città è meravigliosa. Io prima o poi lo farò, tornerò per vivere a Roma. Si sta bene, la qualità della vita è altissima”.
Pensa anche di tornare a giocare in Europa?
“A giugno mi scade il contratto qui in Messico (con il Pumas, ndr). Poi, sì, cercherò di rientrare in un club italiano o europeo. Sono ancora giovane, ho 28 anni da compiere, sento di poter dare qualcosa”.
C’è possibilità che si possa trasferire già nel mercato di gennaio?
“Difficile subito, più probabile in estate”.
Il calcio messicano le piace?
“È un campionato molto difficile, l’ho sempre detto. Le società ci mettono soldi, i talenti non mancano. Ci sono giocatori importanti nella nostra lega”.
A proposito di luoghi, come si vive a città del Messico?
“È una città molto grande. Io qui sono da solo, la mia famiglia è in Paraguay. Cerco di stare il più possibile al centro di allenamento. Mi sveglio la mattina, faccio colazione e poi mi vado ad allenare. Resto lì anche dopo per mangiare e fare le mie cose. Poi, torno a casa senza più uscire. Il Covid è anche qui e bisogna stare attenti”.
Quanto è critica la situazione in Messico?
“Non siamo mai stati in quarantena, per fortuna. Il calcio si è fermato per due o tre mesi. Qui è tutto chiuso, le attività sono ridotte al minimo. Aspettiamo il vaccino, sperando che arrivi il prima possibile. Nel frattempo, cerchiamo di limitare gli spostamenti ed evitare altri guai”.
Stando molto a casa, riesce a vedere le partite della Serie A?
“Le vedo quasi tutte, il fuso orario mi aiuta. Vedo spesso anche la Roma, naturalmente. E sto ammirando una squadra che gioca bene, che vince e che può tornare in Champions. Mi auguro vinca più partite possibile da qui alla fine del campionato. Mi auguro che vinca il derby, soprattutto”.