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Lippi come i giallorossi: "Non succede ma se succede?"

di Emanuele Melfi

Non succede, ma se succede? Marcello Lippi fa suo lo slogan dei tifosi romanisti nel convulso testa a testa scudetto con l'Inter per mandare un avviso chiaro a «tutti quelli che quando c'è il mondiale vogliono parlare»: «Stavolta sul carro dei vincitori non faccio salire nessuno?». A chi le dà, a chi le promette il ct azzurro. Tanti saluti ai politici che hanno salutato la partenza della squadra campione del mondo con polemiche sui premi mentre «a Malpensa la gente normale, i tifosi, sono venuti in un migliaio a darci l'in bocca al lupo». E un avvertimento mitigato col sorriso ai giornalisti: «state tranquilli, rivivremo una serata come quella di quattro anni fa in Germania». Quella degli insulti, per intendersi. È un Lippi «pimpante» secondo autodefinizione quello che sbarca sul mondiale. È felice delle emozioni che prova, è sicuro che la sua squadra («non vecchia, ce ne sono tre-quattro che lo sono di più ») può andare avanti molto. «Noi siamo un giusto mix: - spiega - 9 elementi del 2006, meno del 50 per cento della rosa. Nessuno con il titolo vinto si è mai presentato con 23 giocatori diversi la volta seguente. Abbiamo degli anziani, ma non hanno garretti consumati. Hanno carisma ed esperienza. Certo sono d'accordo con Abete, sono d'accordo su tutto con lui dal primo giorno che l'ho conosciuto. Favorita l'Italia non lo è, ma non lo è mai stata neanche in passato, poi ha vinto quattro titoli e ne ha perso uno ai rigori a Pasadena. Favorite quest' anno sono Brasile e Spagna. Poi vengono Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Olanda e Argentina: sono squadre che non vanno al mondiale per giocare, vanno per vincere». Il suo buonumore si basa anche su un fatto: «credo che lunedì avremo tutti disponibili ad eccezione di Pirlo. In qualsiasi gruppo di persone ognuno fa suo programma: la cosa più importante è che si possa seguire. E per noi è andata così, 15 giorni in altura, poi le difficolt… contro una squadra rapidissima come il Messico. Oggi vedo tutti più brillanti e vivaci, abbiamo fatto il nostro programma». Rispetto a quattro anni fa - racconta - ha una «carica molto superiore». E rivendica anche idee chiarissime. «Tu - dice a un cronista - pensi che non sia così, ma è solo una tua convinzione. Errata». Già che c'è al cronista suddetto regala una primizia: «la mia idea tattica è di compattare la difesa per giocare a tre in attacco». Nega che Pirlo abbia un'attenzione diversa dagli altri, «tutti per me sono importanti: lui lo sto aspettando perchè noi pensiamo di andare avanti». Piuttosto, il mondiale perde star a grande ritmo: «cambia lo spettacolo, non le prospettive tecniche. Con Messi l'Argentina ha rischiato di non qualificarsi, Cristiano Ronaldo si è qualificato allo spareggio, Ibrahimovic non c'è. Non sono i singoli a vincere un mondiale. Di fuoriclasse in Italia, poi, in grado di cambiarci le sorti non ce ne sono rimasti, lo ammettete anche voi. Noi abbiamo costruito una formazione che avesse certe caratteristiche. Date retta a me - conclude -questa è squadra che può fare ancora qualcosa di importante. E poi magari scopriamo anche qui un Paolo Rossi?». Insomma, non succede. Ma se succede?.


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