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Lucchesi: "Gli americani? Tutto il sistema calcio ne può beneficiare. Montella? Se ce l'hanno fatta Guardiola e Leonardo ce la può fare anche lui"

di Redazione Vocegiallorossa
Fonte: Radio Incontro - Diario di BordoCampo

Fabrizio Lucchesi, direttore generale del Pescara Calcio, intervenuto ai microfoni di Radio Incontro nella trasmissione “Diario di Bordocampo“ commenta il possibile acquisto della Roma da parte di Thomas DiBenedetto: “In questo momento non ci sono precedenti d’investitori stranieri in Italia da paragonare alla Roma. Fa molto clamore per l’importanza di Roma come città e come prestigio del club. Sicuramente l’Italia è un paese conservativo a differenza dell’Inghilterra che ha aperto prima agli investitori stranieri. Non so se DiBenedetto ed Unicredit hanno chiuso o meno l’accordo, la trattativa è complessa, leggo dai giornali che la partecipazione nella Roma sarà in maggioranza di un soggetto estero ma anche di un soggetto italiano, rimane da capire se sarà una banca o un imprenditore. Mi aspetto che l’ingresso degli americani nella Roma porti qualcosa di nuovo, a parte i soldi. Tutto il sistema calcio ne può beneficiare. Penso vogliano strutturare un’impresa in termini di business sfruttando un brand unico al mondo come Roma”.

Culturalmente l'italia è pronta a concepire il merchandising come negli Stati Uniti?

“La nostra è una cultura diversa, il calcio negli Stati Uniti non va per la maggiore, ma in Inghilterra o nel nord Europa vivono il calcio in maniera diversa, tutti vanno allo stadio con la maglietta del club, fanno colazione con la tazza con il marchio del club, se noi non cominciamo a sviluppare la cultura del merchandising mai cambierà. Per mantenere la squadra competitivà ad alti livelli, servono investimenti sui giocatori e sviluppare il merchandising fa si che l’imprenditore non debba tirare fuori i soldi di tasca propria ma possa acquistare giocatori attraverso una ricchezza che la stessa società produce. In Italia un esempio simile è quello della Juventus.


Può creare problemi il fatto che la cordata Statunitense sia composta da 5 Investitori?

“Le grandi società una volta erano l'espressione di grandi famiglie , a Pescara ci sono 23 soci, il Real Madrid ne ha 150.000 , il problema non è il numero il problema è la governance. Non vedo difficoltà basta che tra loro i soci vadano d'accordo e che adempiono al loro ruolo che è quello degli investitori. Uno dei cinque li rappresenterà, e sarà il punto di riferimento del manager della Roma scelto da loro”.


Quanto è importante cominciare una nuova avventura con un organigramma ben definito e cosa ne pensi di un possibile dualismo tra Montali e Baldini?

“I dualismi non portano vantaggio a nessuno, sono d’accordo che su un progetto nuovo di un gruppo d’imprenditori nuovi una società come la roma che vuole essere dimensionata sul piano sportivo su uno standard europeo necessita di un management di alto livello. Il nuovo proprietario non essendo una persona di calcio si dovrà affidare per il progetto sportivo ad un management conoscitore delle vicende calcistiche . Non mi meraviglierei che in altri ambiti aziendali possa ricorrere a professionalità straniere che portano modelli nuovi di lavoro”


La rosa attuale della Roma può dimostrare ancora molto o necessita di una rifondazione?

“Non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca. Le rifondazioni sono lunghe e difficili, la Roma parte da una posizione chiara, oggi è tra prime quattro squadre potenziali in italia, lo standard dei giocatori è di profilo alto è un’ottima squadra. Servono solo interventi mirati non necessita di stravolgimento”

Confermeresti Montella?

“Montella per me è un nipote ha iniziato con me nell' Empoli a 14 anni, sta facendo bene ha avuto un impatto eccellente. E’ difficile per un calciatore fresco come lui diventare allenatore, sta tenendo botta in una situazione complicata. L'ho chiamato dicendogli che se ce l'hanno fatta Guardiola o Leonardo ce la puo fare anche lui.”


Si chiude l’era Sensi.

“E’ un dato di fatto, mi dispiace se se ne parla poco, ora le attenzioni sono tutte per chi arriva. La realtà è che ci vuole un atto di riconoscenza e ricordo per una famiglia che per 17-18 anni ha sostenuto le sorti del club impegnandosi a livello personale e finanziario , conta tanta passione raggiungendo risultati sportivi importanti dando gioie al popolo romanista che ha vissuto negli ultimi 10-12 anni momenti di gloria. Non si volti pagina senza riconoscenza”.


Si pensa che della Roma dei Sensi a livello societario rimarrà ben poco. Un giudizio su Daniele Pradè?

“Lo stimo molto, non perchè l'ho portato io a roma, in questi 10 anni di Roma ha meritato la fiducia che a suo tempo gli fu data da parte mia e da parte di Franco Sensi. E’ cresciuto professionalmente ed ha dimostrato che quello del direttore sportivo è un ruolo che si è guadagnato senza che nessuno gli abbia regalato nulla.
In momenti delicati, come la stagione in cui andai via da Roma, la stagione dei 3 allenatori, lui è rimasto sempre con capacità. Ciò che è diventato è tutto merito suo.In una riorganizzazione aziendale o si azzera tutto e si ricomincia da capo o si integrano le figure funzionali con altre non possiamo prevedere quale sarà il nuovo management”.

Torneresti alla Roma?

“Di corsa, a piedi scalzi, e se bruciasse la pelle dei piedi verrei camminando sulle mani. Vivo a Roma e porto la Roma nel cuore”.


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