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Mangone: "Verona può essere la svolta per la Roma"

di Claudio Lollobrigida
Fonte: ilcatenaccio.es

L'ex romanista Amedeo Mangone parla dei giallorossi a ilcatenaccio.es. Queste le sue parole.

Dopo il Parma ecco il pareggio con il Feyenoord. I giallorossi non sanno più vincere, perché?
"Trovare la radice di questa situazione è difficile. Penso che il problema della Roma sia quello di non riuscire a mettere in campo il gioco che aveva fino a dicembre. Non punterei il dito sulla preparazione, nell’arco della stagione ci sono tanti infortuni, tante componenti esterne che vanno a minare la tenuta della squadra. Così i momenti difficili si traducono in risultati negativi".

La difesa dei giallorossi è sembrata troppo facilmente perforabile. Perché?
"Io sono dell’idea che si difende tutti insieme. Fino a dicembre la fase difensiva della Roma era comunque buona, i nuovi acquisti Manolas, Holebas, Yanga-Mbiwa hanno fatto vedere il loro potenziale. Il problema della difesa dei giallorossi è l’assenza di Castan, che secondo me è essenziale per la squadra. Il brasiliano negli ultimi due anni ha fatto benissimo, sia con Marquinhos che con Benatia. La coppia di centrali dello scorso anno era fortissima ma la Roma si è trovata costretta a cambiarla. Quindi tutta la squadra ha dovuto cercare nuovi equilibri. E mi sento di spezzare una lancia anche a favore di Astori, che secondo me è un buonissimo giocatore. In momenti come questi si cerca sempre di individuare il giocatore più in difficoltà. Io credo che la Roma sia in difficoltà come squadra, non come singoli".

Domenica è il turno di Hellas Verona – Roma, che partita sarà?
"È una partita che, potenzialmente, può essere di svolta. Verona è un campo tradizionalmente difficile e, anche se l’Hellas sta attraversando un momento difficile, i gialloblu restano una buonissima squadra, con giocatori importanti e un allenatore preparato. La Roma deve partire da una convinzione: che nonostante questo momento negativo, la Juventus è lì vicino. Vincere a Verona ti permette di andare a giocare lo scontro diretto con più convinzione, nella speranza che il distacco possa accorciarsi".

Quindi la Roma deve continuare ad inseguire la Juventus o deve difendersi dal Napoli?
"Garcia ha detto una cosa importante, la Roma non deve più guardare alla classifica ma pensare a se stessa. Non bisogna pensare né al Napoli né alla Juventus, ma ragionare partita dopo partita. Ora la testa dei giocatori deve essere al Verona, solo da martedì deve andare ai bianconeri. Non servono a nulla tabelle e calcoli, mancano tantissime partite. L’obiettivo primario della Roma è quello di ritrovare convinzione, questa è una squadra fatta per vincere il campionato".

Impossibile non chiederle qualcosa dello Scudetto del 2001. Che ricordi ha di quella fantastica stagione?
"Ricordi indelebili, è stata l’apoteosi di una carriera. Vincere lo Scudetto è sempre qualcosa di straordinario, vincerlo a Roma, l’anno dopo la Lazio, lo è ancora di più. C’era un entusiasmo, una voglia, una determinazione di raggiungere un obiettivo che sulla carta era tutt’altro che scontato. Eravamo fortissimi ma non partivamo come principali candidati alla vittoria. Abbiamo dimostrato sul campo che con il lavoro e con la tecnica dei nostri giocatori potevamo raggiungere il nostro traguardo".

Quale il giocatore più forte con cui ha giocato?
"Ce ne sono diversi, ho avuto la fortuna di giocare a Bologna con Giuseppe Signori e a Brescia con Roberto Baggio e Pep Guardiola. Il giocatore che ha dimostrato di essere il più forte nella sua carriera e lo sta dimostrando ancora è Totti, è stato veramente un piacere giocare con lui".

E quello più difficile da marcare invece?
"Ricordo le partite giocate da avversario ma anche gli allenamenti passati a marcare Vincenzo Montella, giocatore imprevedibile, dotato di qualità incredibili, sveglio, furbo. Era impossibile marcarlo".


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