Manitoba, Paolucci: "Erano quasi 20 anni che la Serie A non era così avvincente". AUDIO!
Michele Paolucci, attaccante-dirigente del Manitoba, è stato intervistato su TMW Radio, durante Stadio Aperto: "Sono felice, stiamo per ripartire dopo che il COVID-19 ci ha enormemente condizionato, chiudendo i confini. Esordiremo in casa, e sarà la prima partita nella storia della nostra franchigia, a maggio. La stagione va da lì fino ad agosto, poi ci saranno eventuali playoff. La USL (lega in cui partecipa, ndr) è crescita, dalle 90 squadre di qualche anno fa ora siamo a 105. La mia stagione sarà concentrata ancora di più sul campo, ho ancora qualche primavera davanti e voglio godermela più possibile".
Come ha fatto il Canada a crescere?
"Invito a considerare il calcio canadese come un'estensione di quello statunitense. Un ramo. Ci sono settori giovanili molto forti e i migliori talenti passano nelle accademie di Montreal Impact e Toronto, o addirittura direttamente in Europa, soprattutto in Belgio o in Portogallo. Il nostro campionato, per esempio, durante la pausa nazionali continua a giocare e questo dà un'idea di quale sia il reale apporto. Sarebbe come se uno di Serie B venisse convocato nell'Italia... Rarissimo".
Quanta distanza c'è tra MLS ed Europa?
"La grande differenza, credo anche incolmabile, tra i campionati europei e quelli nordamericani sta nel fatto che non ci sono promozioni e retrocessioni. Ne parlava Ibrahimovic qualche tempo fa e confermo che la competitività così viene a mancare, inevitabilmente. Se non lotti per il pane, entrano altre dinamiche. Non gioca sempre il migliore, poco da fare. In più a livello tattico vedo un'enorme differenza, a meno che il campionato non decida di prendere venti allenatori dall'Europa a lavorare ogni giorno. Seguo la MLS e si nota disequilibrio tattico, squadre che si allungano e ripartenze: si gioca molto sul fisico. Il campionato è comunque cresciuto, non arrivano più 35enni ma ad esempio un Insigne che è poco oltre i trenta e, oltre al nome, porta qualità in campo".
E poi il prossimo Mondiale.
"Hanno tempo per organizzarsi, parlando del Canada la squadra sarà ancora più matura. In Nord America c'è la mentalità di arrivare in ogni sport e fare bene sin da subito, anche se credo che il gap non si possa colmare con alcune realtà, già passare il girone sarà difficile".
Come sta vedendo la Serie A?
"Assistiamo a un campionato bello, dopo quasi dieci anni di predominio Juventus che alla lunga stanca e l'ultima parentesi dell'Inter. Ora più che tre squadre direi che ce ne sono due e mezzo a giocarsela, ma erano quasi vent'anni che la Serie A non era così avvincente. In questo modo la gente segue, è questo che la gente vuol vedere, lo spettacolo. Ci sono poi bellissime realtà che giocano bene ma balzano meno agli occhi, come la Fiorentina, il Verona o il Sassuolo. Vedo poi un percorso di rinnovamento cominciato dalle romane, entrambe secondo me sono dove immaginavano. Quindi il nostro orgoglio, che continuo a considerare tale, l'Atalanta. Anche in Europa meritavano di vincere col Lipsia, spero passino il turno".
La Juventus avrebbe potuto lottare per lo scudetto?
"Il calcio è tutto frutto di episodi, cerco di spiegarlo anche ai miei ragazzi. Qui in Nord America si pensa che sul campo si debba fare tutto ciò che scrive il mister sulla lavagna alla regola, ma la verità è che non è baseball. Anche con l'Inter la Juventus, per esempio, avrebbe potuto vincere e rientrare in gioco dopo che già a dicembre erano state date sentenze. Si sono accorti che mancasse qualcosa e infatti hanno anticipato il mercato estivo per Vlahovic, l'attaccante che mancava e che ha risolto, per esempio, la partita di Cagliari. Non dimenticherei poi che è stato perso Chiesa, variabile importante: guardate cosa è successo all'Inter quando è mancato Brozovic. Oppure togliete Tonali al Milan... Sono giocatori difficilmente sostituibili. Il Villarreal invece è una squadra forte, l'ha dimostrato col Bayern. Fino all'eliminazione con loro Allegri era in corsa per Scudetto e Champions, magari con un risultato diverso...".
Chiusura amara, il Catania è fallito.
"Sono giorni brutti, ancora sono un po' stordito da quanto è successo. Una città e un tifo del genere non doveva scomparire... Impossibile cancellare però i ricordi che quella realtà ha tramandato e sono orgoglioso di averne fatto parte. Oltre la squadra di Civitanova, è l'unica che abbia mai tifato. Sono veramente triste, la terra è già martoriata e aveva nel Catania il suo senso di rivalsa. Conosco i catanesi e il loro cuore, risorgeranno dalle ceneri com'è scritto sulle porte della città. Torneranno, ci vorrà tempo e la ferita è grande. La cosa che mi ha fatto arrabbiare è sapere di certi pupazzi che hanno inscenato tragicommedie che non dovrebbero avere nulla a che fare con il calcio e che purtroppo sono ricorrenti. Non si capisce come siano sempre gli stessi a girare lì intorno, mi ricordano vecchi politici italiani... Il Catania era una realtà in grande difficoltà ma di enorme dignità, vedere certi proclami è stata veramente una grande mancanza di rispetto. Per il resto so che torneranno e io, per Catania, ci sarò sempre".