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Martino: "Condannati a rivivere il 1986. Burdisso era il difensore più valido"

di Gabriele Chiocchio
Fonte: Imperoromanista.it

Giorgio Martino, giornalista RAI, è stato intervistato da Imperoromanista.it a proposito di Roma-Lecce.

Roma-Lecce del 20 aprile 1986: che atmosfera si respirava?
“Ormai siamo quasi condannati a rievocare quell’episodio ogni volta che si gioca Roma-Lecce, perché la storia è grande, l’unico amarcord è questo e sarà sempre questo. Anche tra 100 anni si ricorderà probabilmente, perché in effetti ha rappresentato una delle pagine più brutte e deprimenti per la tifoseria. Ormai la settimana prima di quella gara eravamo tutti convinti della vittoria, dopo quella lunga galoppata della Roma che era riuscita a risalire dopo essere partita male. I giallorossi erano riusciti a collezionare una serie di vittorie di seguito, ormai ci credevamo tutti. L’atmosfera era quindi quella di qualcosa che non poteva non succedere. Quella partita ha lasciato solo il silenzio, lo stupore. Nessuno pensava a una sconfitta, ricordo bene lo sbigottimento che tutti provarono, non la rabbia che si prova normalmente quando si perde, ma proprio una sensazione di sbigottimento”.

Era tutto pronto per la festa, poi all’improvviso è finito tutto, come mai, di chi è stata la colpa?
"Al di là delle scaramanzie, non c’è una colpa, non c’è un responsabile. Molti dicono che il bello del calcio sia proprio l’imprevedibilità, ecco quella partita fu proprio imprevedibile. Dopo il gol del vantaggio di Graziani, ormai tutti erano convinti che non potesse non finire bene, dopo i risultati della settimana prima. Ormai eravamo tutti sicuri che fosse fatta, però probabilmente il vantaggio in campo  ha provocato un calo di tensione. La partita Roma-Parma, che invece poi ha dato lo scudetto, è stata vissuta con uno stato d’animo diverso dopo quel Roma-Lecce, non c’era più la sicurezza , ma c’era la consapevolezza che contro il Lecce è mancata”.

Qualcuno parlava già di calcioscomesse, lei che ne pensa?
“Sì qualcuno ha detto che c’erano di mezzo i politici, altri che c’erano le scommesse nel primo tempo. Io non lo so, non so se davvero ci sono stati anche dei fattori esterni, non voglio credere a queste cose, altrimenti sarebbe davvero una sconfitta per il calcio”.

Da tifoso come ha vissuto quella delusione? Cosa ha scritto il suo giornale allora?
“Anche io ero entrato nell’orbita di chi credeva che ormai il più fosse stato fatto. Avevamo recuperato tutti quei punti, Pruzzo segnava tantissimi gol, era una squadra che divertiva e aveva una delle formazioni più belle di sempre per le qualità tecniche e per la concretezza. Aver raggiunto quel punto e poi aver perso ci ha lasciato tutti sconcertati”.

Come vede la Roma per domenica adesso che non ci sarà neanche Burdisso?
“L’infortunio di Burdisso non ci voleva proprio perché al momento mi sembrava il più valido. Nella sua lunga carriera, in Argentina prima e poi in Italia, ha dimostrato sempre una grande grinta. È un giocatore che sembra predestinato a essere un leader, non solo di reparto, ma anche di spogliatoio. Burdisso è un giocatore importante non solo nel suo ruolo, ma anche nel ruolo di leader, quindi sarà una grande mancanza che peserà sul gruppo. Grazie alla sua esperienza e alla sua capacità diplomatica, lui è l’unico in grado di confrontarsi con l’allenatore e convincerlo a fare qualche cambiamento e qualche smussatura alla sua visione di gioco. Lo abbiamo visto quando ha preso le difese di Heinze nella recente disputa, la sua diplomazia conferma che può avere questo ruolo di leader, un ruolo importante nello spogliatoio. Proprio per questo era il più indispensabile e la sua assenza si farà sentire. Domenica contro il Lecce è necessario vincere. Non basta la vittoria contro il Novara, non può non esserci una conferma, ne vale la stagione. Certo, non è la stessa situazione del 1986, ma è comunque una partita che conta tantissimo. Battere il Lecce nell’86 significava vincere lo scudetto, non averlo battuto ha significato perdere il titolo; quest’anno battere il Lecce significa rientrare nella possibilità di diventare una squadra protagonista della stagione, non batterlo significa perdere questa possibilità”.


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