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Meloni, deputata Pdl: "Mi piace Luis Enrique, speriamo di vincere la partita per gli stadi di proprietà"

di Yuri Dell'Aquila
Fonte: Radio Meridiano 12

Giorgia Meloni, deputata del Pdl, ha parlato sulle frequenze di Radio Meridiano 12:

Quando si pensa alla Maratona di Roma il pensiero non può non andare a quella epica delle Olimpiadi del 1960. La decisione di Monti di rinunciare alla candidatura di Roma brucia ancora?
"È una decisione che io non ho assolutamente condiviso nel merito e nel metodo. Nel metodo perché il Presidente Monti ha fatto finta di non sapere che sulle Olimpiadi di Roma si erano espressi tutti i livelli istituzionali e democraticamente eletti e che questo dovrebbe valere qualcosa, quando si esprime il consiglio comunale, provinciale, regionale ed il Parlamento. E invece, un uomo solo contro tutti ha deciso al cospetto delle decisioni che erano emerse alle assemblee elettive. Nel merito perché le Olimpiadi erano una grande opportunità, anche economica, di rilancio, erano una grande vetrina per Roma e per una nazione in difficoltà economica come la nostra, come dimostra il modello spagnolo e, francamente, secondo me non è una scelta che ci fa fare bella figura quella di certificare la propria incapacità di assolvere degli impegni come ha fatto il Presidente Monti dichiarando che noi non eravamo in grado di far fronte a 4 miliardi di investimenti, a fronte di ben altri miliardi che sarebbero arrivati dagli introiti delle Olimpiadi".

Lei tifa per la Roma. Le piace Luis Enrique? È stata la scelta giusta per rilanciare la squadra?
"A me non dispiace. Però riconosco con umiltà che non ho la preparazione per poter rispondere in modo serio".

A suo giudizio c'è troppa esasperazione nel mondo del pallone?
"Assolutamente sì. Non è un caso che io negli ultimi anni mi sia più appassionata al rugby che al calcio. Il clima che si respira negli stadi del Sei Nazioni, anche a fronte di risultati che almeno quest'anno non ci stanno regalando grandi soddisfazioni, è assolutamente diverso da quello che purtroppo si respira negli stadi di calcio. Lo sport deve essere un modo per unire, per rivalutare il senso di appartenenza. Nel calcio c'è un'esasperazione eccessiva che toglie il gusto più profondo di quello che dovrebbe essere lo sport".

Quanta visibilità ha dato al rugby il passaggio dallo stadio Flaminio all'Olimpico?
"Molta. Anche perché è la diretta conseguenza di un pubblico che è cresciuto moltissimo nel corso degli anni ed io ne sono assolutamente entusiasta. Certo, adesso vale la pena di dire che lo sport italiano deve investire nel rugby in maniera tale da renderlo all'altezza dei suoi oltre 70 mila spettatori del Sei Nazioni, perché comunque abbiamo bisogno di rafforzare il nostro vivaio, il nostro campionato interno, le squadre ed i giocatori italiani, perché molti dei nostri giocatori giocano in squadre straniere, in altri campionati, quindi vale la pena investirci perché è uno sport straordinario. Il rugby è una grande metafora della vita e sta crescendo molto nell'immaginario degli italiani e vale la pena investire".

Lei è di Roma, conosce la città, a Suo giudizio si faranno mai gli stadi di proprietà della Roma e della Lazio?
"Lo spero. Dire di sì o no è difficile. Io, ripeto, spero e credo e di sì. Però sappiamo che non è una partita facile, altrimenti sarebbero già fatti. Però sarebbe sicuramente un grande risultato per la Capitale ed anche per il calcio".

E’ necessaria la legge sugli stadi o è solo un problema procedurale?
"Ci vogliono entrambe le cose, ma anche la legge può aiutare".


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