Paolini: "Sei milioni è un prezzo eccessivo per Castan. Dedé sa proporsi, ma ha limiti caratteriali"
Fonte: Radio IES
Ospite della trasmissione La Città nel Pallone su Radio IES, Stefano Paolini, consulente di mercato, ha rilasciato alcune dichiarazioni circa alcuni brasiliani nel mirino della Roma; ecco le sue parole:
Castan?
“6 milioni sono un prezzo veramente eccessivo, è un mancino che gioca nella difesa a quattro. È un centrale assolutamente normale e non vale quel prezzo. Due anni fa era tacciato di essere lentissimo e non è in grado di uscire palla al piede. A quel prezzo si possono prendere altri brasiliani più navigati”.
Guardiola?
“Quella di Guardiola in Brasile è una speculazione ed escludo che possa essere interessato al calcio brasiliano”.
La situazione economica in Brasile?
“La situazione finanziaria in Brasile è piu che migliorata. Non è un paese emergente, ma emerso. È un paese altamente industrializzato che non ha debiti ed è indipendente dal punto di vista petrolifero. Caliù, il presidente del Atletico Mineiro, è un caso enigmatico. Lui stesso quando prese l’Atletico disse che era finito il tempo di vendere giocatori brasiliani al prezzo delle banane”.
Paulinho?
“10 milioni sono tanti e, proprio nella partita scorsa, ha segnato ma perché si è trovato per forza di cose ad andare in avanti”.
Dedé?
“Si tratta di un giocatore che sa anche proporsi in avanti e ha totalizzato un buon numero di gol. È un centrale alla Thiago Silva, ma ha dei limiti caratteriali: un paio di anni fa fece un provino all’Udinese e lui volle tornare in Brasile, ci vogliono 12 milioni”.
Fernando?
“Lo segnalai io Sabatini all’epoca”.
Sul mondiale in Brasile
“Sicuramente metteranno un pò le cose a posto. Quando si tratta di organizzare eventi del genere mettono sempre a posto le cose. Ultimamente le tifoserie organizzate sono piu violente del solito, negli ultimi anni ci sono stati 157 morti”.
Luis Enrique?
“Quest’anno è servito a Luis Enrique. Non metto in dubbio la sua preparazione, ma al Barca allenava giocatori di 17-18 anni. Non si è reso conto che nessuno aveva fatto un lavoro preparatorio come al Barcellona. Il dilemma è se Lucho ha sopravvalutato i calciatori o se i calciatori non hanno recepito il suo messaggio”.