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Perotti: "Ho litigato con tanti allenatori. Con Spalletti ci ho discusso duramente"

di Valerio Conti

Diego Perotti, ex giocatore della Roma, è stato ospite del podcast Calcio Selvaggio, dove ha parlato apertamente della sua carriera, dei rapporti con gli allenatori e della sua visione del calcio. Perotti ha raccontato di aver litigato con molti dei suoi mister, fino a 13 su 15, e ha confermato di aver avuto confronti anche con Luciano Spalletti. Nonostante i dissidi, l’ex attaccante ha sottolineato come Spalletti resti per lui un allenatore molto forte. Perotti ha spiegato che, durante la carriera, ha sempre dato il massimo in campo, anche quando i rapporti con l’allenatore non erano dei migliori. Ha evidenziato come nel calcio sia fondamentale saper separare la parte emotiva da quella lavorativa, perché alla base di tutto c’è un lavoro professionale che richiede giudizio su molte sfumature, non soltanto sui risultati o sulle singole giocate.

Sul rapporto con gli allenatori.
“Ho litigato con 13 allenatori su 15”

Con Spalletti?
"Sì, ho litigato con il mister. Sono pochi, penso, quelli che non hanno mai litigato con lui. Ci ho litigato anche abbastanza duramente, ma per me resta comunque un allenatore forte. Se dovevo entrare in campo e dare tutto per la squadra, lo facevo, anche se magari dopo non ci parlavamo. Il calcio è anche questo: riuscire a separare la parte emotiva da quella lavorativa. Alla fine è un lavoro e ci sono molte sfumature da valutare, non solo un risultato o una singola giocata".

Sulla sua carriera.
"Io non posso lamentarmi perché so che ho fatto di tutto per non farmi male. Ho fatto quello che potevo con il fisico che mi è stato dato. Ho fatto il massimo, ho avuto periodi molto negativi, sono riuscito a giocare in squadre importanti. Inoltre, sono caduto, mi sono rialzato e ho avuto una carriera con molti alti e bassi. Certo, non sono contento. Credo che potessi dare molto di più".

C'è qualcosa che cambierebbe?
"Una delle poche cose che non sono mai riuscito a risolvere, neanche adesso che ho smesso di giocare a calcio, è dormire. Non riuscivo a prendere sonno perché la mia testa va talmente a 2000 da non riuscire a riposare. Sono uno che dorme pochissimo. Dormivo poco quando giocavo, dormo poco anche adesso che ho smesso. E forse se il mio corpo fosse riuscito a riposare sei-sette ore di fila, avrei avuto un recupero a livello muscolare. Forse sarebbe andata diversamente. Prendevo una pillola per dormire tutte le sere prima della partita così da riposare. Ma poi in settimana provavo qualsiasi cosa, anche la meditazione. Facevo di tutto per non farmi male. Ho cambiato diversi dottori, ho fatto diversi trattamenti dalla scienza alla non scienza. Sono intervenuto anche nell'alimentazione, ma purtroppo non sono riuscito a trovare una soluzione".

Tra i talenti di Serie A sta brillando Nico Paz. Le piace?
"A livello di visione di gioco, già sapere dove si trova l’attaccante, in anticipo sulla giocata dei compagni, mi ricorda Totti".


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