Piccinini: "Vi racconto di quella volta che commentai il secondo scudetto della Roma da un balcone..."
Fonte: AS Roma Match Program - Tiziano Riccardi
Sandro Piccinini, telecronista per Mediaset Premium, ha parlato all'AS Roma Match Program:
Un provino con la Roma di Liedholm?
“Esattamente, era il 1973. Mia madre ebbe questa idea, dato che Liedholm aveva giocato con mio papà nel Milan e si conoscevano bene. Il Barone acconsentì, facendomi allenare con la prima squadra per un pomeriggio intero. Mi fece fare tutto, persino tirare dei rigori a un portiere della Roma di allora, Quintini. Faticai a sostenere certi ritmi, ma alla fine ero felice perché pensavo che fossi andato bene…”.
Invece?
“A un certo punto Liedholm mi chiama e mi dice che dovevo continuare a studiare perché il calcio è per pochi e entrarci non è semplice. Mi disse di continuare sui libri per trovare meglio la mia strada. Ebbe ragione, come hanno dimostrato i fatti, ma io sul momento presi male quella bocciatura”.
E come reagì?
“Per rivalsa mi proposi alla Lazio, riuscendo a farmi tesserare. Tuttavia, successivamente mi resi conto che altri giocatori erano molto più pronti di me, soprattutto dal punto di vista fisico. Io giocavo trequartista, ma non avevo una grande prestanza atletica. Ai tempi cominciava a farsi largo il calcio totale dell’Olanda di Cruyff che si basava tanto sulla resistenza e sulla corsa”.
Suo padre Alberto iniziò la carriera nel settore giovanile della Roma, facendo parte della prima squadra nei campionati di guerra, ma non riuscendo poi a diventare un giocatore giallorosso negli anni successivi.
“Vero, giocò anche nel mitico Campo Testaccio. Ma appena finita la guerra si rese conto che non avevano intenzione di fargli un contratto da professionista e che quindi non avrebbe avuto molto spazio. Preferì tentare in un ambito minore a Salerno, dove nel 1946 incontrò Gipo Viani, l’allenatore che lo lanciò mettendolo al centro del suo innovativo progetto tattico: il Vianema. Certamente da romano testaccino di almeno quattro generazioni avrebbe preferito rimanere a Roma, ma la Salernitana lo fece conoscere al grande pubblico e alla fine fu felice di quella scelta”.
Nei primi Anni Ottanta, invece, inizia la sua carriera da cronista.
“Proprio così, in concomitanza con l’ascesa della grande Roma di Falcao e compagnia. Raccontai per Teleroma56 la giornata del secondo scudetto romanista a Genova da un balcone di un appartamento al settimo piano con vista stadio…”.
Da un balcone?
“Ha capito bene… All’epoca non era possibile lavorare sulle partite dalla tribuna stampa, così dovevamo cercare modi alternativi. All’Olimpico ci appostavamo sulla famosa collinetta di Monte Mario, quel giorno a Genova su un terrazzo. La cosa divertente accadde dopo la partita. Sentii Liedholm e mi disse che aveva saputo della mia cronaca, ma che non mi aveva visto. Mica potevo dirgli dove mi ero messo, così gli dissi che mi ero disperso nella festa dei tifosi”.
Un altro ricordo di quel periodo?
“La radiocronaca per Radio Incontro di Goteborg-Roma, gara di Coppa dei Campioni. Era la prima volta che raccontavo una partita in Europa. Fu merito di Giuseppe Castiello, l’editore dell’emittente, scomparso recentemente”.
È ancora molto legato all’emittenza romana, sembra di capire.
“Assolutamente. Sono partito da lì e non lo rinnego. Dieci anni fa scrissi un libro su questo fenomeno insieme a Giancarlo Dotto, Il mucchio selvaggio. Quando torno a Roma, talvolta, mi soffermo sui canali privati e vedo ancora andare in diretta amici come Lamberto Giorgi, Giulio Galasso e Michele Plastino. Peccato che l’introduzione del digitale terrestre abbia portato alla crisi questo settore”.
A proposito di tv, Mediaset è al secondo anno di esclusiva sulla Champions League per l’Italia. Un bilancio dopo la prima stagione?
“Il bilancio è leggermente al di sotto delle aspettative iniziali, con un po’ di fatica siamo arrivati ai due milioni di abbonati, ma in molti ritengono che i frutti di questo investimento triennale arriveranno tra quest’anno e il prossimo. D’altronde, non è facile far breccia subito sul pubblico, far capire alle persone che la nostra è una buona offerta. Ci vuole tempo, peraltro dobbiamo combattere pure contro la pirateria in rete. Molto dipenderà, inoltre, dai risultati delle italiane in corsa. Per noi è importante avere tre squadre alla fase a gironi e non due. Il bacino si allargherebbe notevolmente. Contiamo sulla qualificazione della Roma”.
Che sfida sarà quella tra la Roma e il Porto?
“Penso che la Roma possa farcela. Sulla carta la rosa giallorossa è superiore a quella portoghese. Il Porto è una buona squadra, ma nella gara di andata ha palesato problemi in difesa e in attacco”.
A chi verrà affidata la telecronaca di Roma-Porto?
“All’Olimpico toccherà a me raccontare la partita per Mediaset. Speriamo di portare la squadra di Spalletti nei raggruppamenti della Champions”.