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Piero Angela ricorda Gratton: "Quando la Roma perdeva lo provocavo, era una persona intelligente e affettuosa"

di Danilo Budite

In occasione della scomparsa di Piero Gratton, Roma TV ha intervistato il suo amico Piero Angela

Com'è nata la vostra amicizia?
"È un'amicizia antichissima, ci siamo incontrati la pirma volta nel 1955, quando feci un documentario sulla battaglia di Waterloo e venni a Roma per montarlo, e lui dirigeva il reparto grafico. Era un bravissimo creativo e insieme facemmo molte grafiche per ricostruire la battaglia. Quando poi tornai a Roma, ci ritrovammo e nel 1970 facemmo insieme una serie di documentari scientifici di un'ora, che si chiamava "Destinazione Uomo" un viaggio nei vari campi della ricerca scientifica biologica e neurologica. Ci siamo frequentati ogni giorno per un anno e siamo diventati molto amici. Ci siamo torvati subito. Poi abbiamo iniziato a viaggiare insieme con le famiglie".

Possiamo dire che Gratton sia stato sempre una persona positiva?
"Si, in questo senso c'era molto affinità. Lui pensava positivo, in modo creativo, non si lamentava delle cose, ma cercava sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno. Chi ha questa verve d'inventiva è portato ad avere questo carattere. lui era anche molto divertente, era di origine veneta, è venuto da piccolo a Roma ed era diventato romano a tutti gli effetti, parlava come Gigi Proietti. Era spiritoso e ci teneva sempre allegri. L'umorismo è un compagno di strada dell'intelligenza, persone che non hanno il senso dell'umorismo vivono male. Ci divertivamo molto insieme.

Come spiega Gratton ai tifosi romanisti?
"Era una persona con cui ci si trovava subito bene. Era intelligente, curioso, affettuoso, non si lamentava mai e poi era un grandissimo tifoso della Roma. Noi parlavamo spesso della Roma, anche se io non sono un appassionato di calcio, quindi lì non ci trovavamo, però lo provocavo quando la Roma perdeva, anche perché essendo torinese ho in simpatia la Juventus. Da piccolo una volta stavo giocando per strada vicino a casa di Agnelli e a un certo punto è scesa una delle sorelle di Agnelli, ci ha portato in un piccolo stadio e ci ha dato le maglie della Juventus per giocare. Comunque ho giocato a pallone, facevo l'ala destra".

Gli ultimi anni?
"Lui ha vissuto gli ultimi anni sempre a testa alta, pur sapendo ciò che gli prospettava la malattia. Oggi no c'è più, ma rimane nei nostri cuori e nel nostro ricordo".


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