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Poggi: "Champions assolutamente alla portata della Roma"

di Claudio Lollobrigida
Fonte: AS Roma Match Program

L'ex calciatore Paolo Poggi ha rilasciato un'intervista ad AS Roma Match Program. Queste le sue parole.

Come si trovò nella Capitale?
“Professionalmente non fu una esperienza positiva, non ottenni i risultati sperati. Ma dal lato umano fu molto bella e stimolante. Ho vissuto in due gruppi distinti di giocatori: i sei mesi della stagione precedente allo scudetto e poi i primi sei mesi con il gruppo che si è laureato campione d’Italia. Mi è molto dispiaciuto perché non sono riuscito a sfruttare l’occasione che mi è stata data”.

Quella squadra si capiva sin dall’inizio che avrebbe vinto lo scudetto? “Ricordo la gara a Lecce, la seconda di campionato, vincemmo 4-0. Io ero in panchina e rimasi impressionato dalla forza e determinazione di quella squadra. Davamo la sensazione di essere invincibili, facevamo davvero impressione!”.

Quanto del merito fu di Fabio Capello?
“Un grande allenatore. Si è sempre comportato molto bene con me. Era molto esigente, ma sempre coerente nelle sue scelte. Se non lo meritavi… c’era poco da fare. Io sono stato sempre autocritico e non mi sono mai trovato in conflitto con lui. In quel periodo se non eri concentrato in allenamento rischiavi di fare delle figuracce... il gruppo era troppo forte”.

In quel gruppo c’era anche Francesco Totti.
“Ricordo quando arrivò al ritiro estivo nell’anno in cui poi vinse lo scudetto. Non so cosa sia successo, dopo la pausa tornò che era un uomo. Durante quell’estate ci fu il passaggio che lo ha fece entrare nell’Olimpo del calcio: l’Europeo del 2000 in Belgio e Olanda”.

Quando arrivò a Roma erano molte le aspettative, i tifosi da lei si aspettavano gol.
“Infatti, da avversario alla Roma avevo segnato tanto, invece le cose qui non andarono bene”.

Come quel gol sbagliato contro la sua squadra, l’Udinese.

“Sì, quel gol sbagliato è il mio grande rammarico. Quell’occasione mancata segnò la mia carriera a Roma. Se avessi segnato sono certo che la mia esperienza a Roma sarebbe stata diversa e che non sarei andato via tanto presto”.

Invece Udine fu un periodo importante della sua carriera. Un filo che la lega ancora oggi ai friulani.
“Sì, sono arrivato ad Udine che ero un ragazzo, avevo 23 anni e sono andato via che ero un uomo. Gran parte della mia vita calcistica l’ho passata con questa maglia addosso. È una società a cui devo tanto, un legame che dura ancora oggi”.

Come è lavorare con i giovani oggi e cosa è cambiato rispetto a quando giocava lei?
“La prima cosa che mi viene da sottolineare è che i ragazzi sono meno predisposti al sacrificio. Adesso che il nostro livello calcistico è un po’ sceso, è più difficile emergere. Bisogna essere davvero bravi. Con i tempi strettissimi, si va alla ricerca di qualità già pronta”.

Il settore giovanile dell’Udinese è sempre stato un fiore all’occhiello per il calcio italiano.
“Sì, la società ha sempre un’attenzione particolare ai giovani. Ma da qualche tempo a questa parte l’impostazione è un po’ cambiata: si è ristretto l’interesse sui giovani all’estero  e si punta sul territorio, prima friulano e poi l’Italia”.

Passiamo un po’ all’attualità. Che gara vedremo all’Olimpico?
“Una gara difficile da preparare per l’allenatore e nella testa dei giocatori. L’Udinese praticamente è a campionato finito. E la Roma no, invece. Per la Roma è la partita più difficile. Basti vedere come si è ingarbugliata la gara con il Milan”.

La Roma alterna prestazioni di livello in questa stagione, a cosa è dovuto secondo lei?
“La flessione maggiore è avvenuta nel momento in cui è svanito l’obiettivo scudetto, quando si sono resi conto che non avrebbero più potuto vincere. Ci sta il calo delle motivazioni”.

Crede che la Champions sia alla portata della Roma?
“Ma certo! Mi auguro di sì. Sarebbe la conseguenza logica della stagione fatta dai giallorossi”.

Un giudizio su Garcia?
“Mi piace molto. Il mio è un giudizio di chi valuta come mette le squadre in campo, certo non di chi vive la quotidianità del suo operato. Apprezzo il suo modo di parlare chiaro”.
Chi le piace di più della Roma?
“Non conoscevo Florenzi, ma continua a sorprendermi per continuità e duttilità. A mio parere uno dei giocatori trainanti della squadra”.

Come valuta la stagione dell’Udinese?
“Tra alti e bassi. Va ricordato che la stagione è iniziata con molto timore, dopo che si era chiuso il ciclo Guidolin”.

Stramaccioni ha fatto un buon lavoro?
“È stato molto bravo nell’impatto con la nuova situazione. È riuscito a creare grandi entusiasmi nell’ambiente, nei tifosi. Poi sono venuti a galla problemi che era prevedibile arrivassero. L’obiettivo era salvarsi in tranquillità, e ci siamo riusciti”.

Quindi cosa accadrà?
“Se la Roma affronterà l’avversario in maniera normale, vincerà la gara. Parte da favorita”.

Chi dei friulani potrà mettere in difficoltà la Roma?
“Totò (Di Natale, ndr) non so se giocherà, ma non è umano. È un prestigiatore che dal nulla può tirare fuori il colpo di classe. Inoltre, Thereau, se gioca, è pericoloso”.

Per la Roma, invece, potrebbe essere la gara di?
“Non deve essere la gara di qualcuno, ma la gara di tutti quelli che scenderanno in campo. Un match importante che può essere risolta solo con la determinazione di tutti”.
 

 


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