.

Ranieri: Chi mi ha sostituito ha sempre fatto peggio. E' vero?

di Angelo Papi

Il tecnico di San Saba è stato chiaro nella conferenza odierna: “Dove ho allenato io, chi è venuto dopo è andato sempre peggio”. Ripercorriamo le tappe della sua lunga carriera estrapolando proprio questo particolare interessante. Dopo la gavetta, la prima grande occasione è a Cagliari, nel 1988-1989. Arriva in serie C e rimane tre anni nel capoluogo sardo, fino al 1991, conquistando il 13° posto in serie A nella sua ultima stagione. Dopo di lui il Cagliari, l’anno seguente, conferma il piazzamento, con Giacomini e poi Carlo Mazzone, che centra lo storico 6° posto nel 1993.


Ranieri passa al Napoli nel ’91-’92, per sostituire Alberto Bigon, 8° nella precedente stagione e agli ottavi di Champions League. Il primo anno partenopeo è ottimo, 4° posto e la difficile gestione del post Maradona. Viene poi esonerato nel corso della stagione ’92-’93, e passa l’anno successivo a Firenze. La “Viola” era retrocessa in quell'anno, con la difficile stagione segnata dal cambio di tre panchine: Radice, Agroppi, Chiarugi-Antognoni. Dopo aver vinto il campionato cadetto, tornato in serie A, ottiene un buon decimo posto. L’amore con i fiorentini dura fino al 1996-1997, con il nono posto e la conquista della Supercoppa Italiana sul Milan. L’arrivo di Malesani sotto la Fiesole segna la conquista della 5° piazza e la rinascita dell’entusiasmo.

Dal 1997 inizia l’avventura straniera. I primi due anni alla guida del Valencia, partono con la sostituzione ad inizio stagione (dopo 3 gare di Liga) di Jorge Valdano, che aveva guidato la squadra a metà classifica. Centra il 9° posto, ottenendo la qualificazione Intertoto. Il ’98-’99 è l’anno “d’oro” con il 4° posto e la qualificazione Champions. Non bene in Coppa Uefa, con l’uscita ai sedicesimi contro il Liverpool. Ottiene però la prima vittoria straniera, con la Coppa del Re. Il Post Ranieri segna la nascita del grande Valencia europeo, con le due finale di Champions consecutive firmate Hector Raul Cuper. La società spagnola ha fatto parte della vita professionale del mister romano anche nel 2004-2005, ma con una breve parentesi di pochi mesi, impreziosita dalla conquista della Supercoppa Europea. Passaggio intermedio nel ’99-’00 all’Atletico Madrid, da dove viene esonerato dopo 8 mesi, quintultimo in classifica ed eliminato ai quarti di Uefa dai francesi del Lens (la goccia che fa traboccare il vaso).

Retrocesso poi nella Segunda Division, l’Atletico ha atteso il passaggio societario al produttore cinematografico Cerezo Torres, per tornare la realtà importante che conosciamo oggi. Discorso societario fondamentale anche nella sua esperienza inglese, iniziata nella stagione 2000-2001 con i blues del Chelsea. Arriva in punta di piedi ereditando il team da Vialli, ottimo 5° nella prima Premier del nuovo millennio, vincitore della F.A. Cup e ai quarti di finale di Champions League, eliminato dal Barcellona. Il primo anno è molto duro; si salva con l’ultimo posto disponi bile (17°) senza conquistare nessun trofeo. Poi la risalita passando da un 6° posto nel 2002 ad un 4° nel 2003, fino ad arrivare alla migliore annata, il 2004, con il piazzamento d’onore alle spalle dell’Arsenal, eliminato nello scontro diretto nei Quarti di Champions. La cavalcata europea si interrompe in semifinale contro il Monaco di Deschamps.

L’arrivo di Abramovich segna la fine della sua avventura inglese. Le prospettive di crescita del magnate russo, portano sulla panchina di Stanford Bridge il fresco campione d’Europa Jose Morinho, emergente trainer portoghese che conquisterà due Premier League consecutive, più la F.A. Cup del 2007. Il ritorno in Italia, sa subito di impresa. Arriva a Parma a Gennaio, con i ducali in grave difficoltà, sostituendo Pioli. Il girone di ritorno è trionfale, con il 12° posto finale conquistato e la consacrazione di un giovane talento come Giuseppe Rossi. L’exploit gli permette di approdare alla Juventus dove ottiene un ottimo 3° posto al ritorno dei bianconeri in serie A, che sa di miracoloso. L’anno successivo, aspettative più alte e critiche in aumento sino all’esonero del 18 Maggio, con il secondo posto in pugno, completato poi dalle ultime due vittorie targate Ciro Ferrara. La Juventus dopo di lui, nella gestione Ferrara-Zaccheroni vivrà la più brutta stagione dai tempi di Maifredi, con un 7° posto in classifica e senza la conquista di nessun trofeo. E siamo ai giorni nostri, alla Roma, al ritorno a casa sua, nella società da sempre tifata ed ambita. Il corso ricalca la storia.


Altre notizie
PUBBLICITÀ