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RMC Sport - La Gazzetta dello Sport, Pugliese: "Il problema della Roma è mentale. Non so se Nainggolan rimarrà a vita, Silva ha più esperienza di Emerson"

di Gabriele Chiocchio
Fonte: RMC Sport

Andrea Pugliese, giornalista de La Gazzetta dello Sport, è intervenuto nel corso di Vocegiallorossa, l'approfondimento a cura della redazione di Vocegiallorossa.it in onda su RMC Sport.

La Roma potrà ritrovare serenità dopo la fine del mercato?
“Me lo auguro, anche recentemente ci è stato detto che il problema è mentale, psicologico. La Roma deve sbloccarsi mentalmente, sicuramente la partita di Verona è fondamentale, è l’inizio di un trittico in cui i giallorossi dovranno prendere 9 punti. È un aspetto chiave, la squadra non può essere involuta così tanto dal punto di vista atletico, è cambiato qualcosa in peggio offensivamente, ma l’aspetto psicologico pesa. Mi auguro che la squadra possa sbloccarsi mentalmente, le vicende di mercato sono finite e penso che questo possa dare una mano”.

La dirigenza ha incontrato la stampa, la Roma ha voluto fare questa cosa per tranquillizzare l’ambiente? È servito a qualcosa?
“Io c’ero ed è stato un incontro molto positivo, mi auspico che la cosa possa ripetersi, il confronto è il campo migliore per capirsi e veicolare il messaggio nel miglior modo possibile. La Roma ritiene necessario che il messaggio che arriva all’esterno sia veicolato nel miglior modo, la Roma ritiene che le operazioni fatte non vengano capite in modo idoneo a poter dare un messaggio ai tifosi su quello che sta facendo. Il concetto è che non vendono perché fa piacere, ma per necessità legata al voler mantenere un’alta competitività. Il problema della Roma è che produce più costi che ricavi, che va coperto con le plusvalenze e la vendita dei giocatori. Da qui a quando non ci sarà un moltiplicatore dei ricavi, che può essere lo stadio, non ci sarà la possibilità di uscire da questo circolo vizioso. Bisogna mettersi l’anima in pace, sarà un modus operandi definitivo finché non si troverà modo di aumentare i ricavi”.

Nainggolan ha detto che Di Francesco è più tranquillo di Spalletti, sei d’accordo con lui?
“È la fotografia di Spalletti. Il problema è che quando lo diciamo noi giornalisti siamo in malafede, quando lo dice un calciatore è la verità assoluta. Bisognerebbe dare retta a chi fa il nostro lavoro in buona fede. Ho sempre detto che, secondo me, Spalletti sul campo è un grandissimo tecnico, dal punto di vista delle relazioni è debole, vede fantasmi ovunque. È anche il suo grande limite, che incide non solo sull’ambiente, ma anche all’interno della squadra. A Milano c’è più di qualcuno che ha rapporti agitati con Spalletti, un po’ ti logora dal punto di vista umano”.

Il 4-2-3-1 può essere la soluzione ideale per Di Francesco?
“Penso possa rimanere 4-3-3, il 4-2-3-1 non piace, potrebbe farlo in situazioni di emergenza. Non è il cambio di modulo definitivo. La Roma in mezzo ha una serie di centrocampisti che non si sta rivelando idonea a questo gioco qui. Strootman non è una mezz’ala per il 4-3-3 di Di Francesco, non ha inserimento, non ha il movimento ad andare e a tornare. Spalletti diceva che era perfetto per il 4-2-3-1 perché gioca più orizzontale. Ha provato da regista, è andato bene a Milano e male contro la Sampdoria, ha solo il sinistro e guarda solo da una parte. Nainggolan si è inserito meglio nel 4-3-3 ma è meno efficace rispetto al 4-2-3-1 con cui Spalletti lo schierava dietro la punta. De Rossi ha 35 anni, Gonalons non ha dimostrato quello che ha dimostrato a Lione”.

Nainggolan rimarrà per tutta la carriera qui?
“Fosse per lui, rimarrebbe. Nainggolan è particolare, apprezzo quando dice che non se ne andrebbe neanche per tutti i soldi del mondo, Radja guadagna 5 milioni, tra andare a guadagnarne 12 dove starebbe male e 5 in un posto dove preferisce vivere, sceglie la seconda opzione. Nainggolan preferisce la qualità della vita al guadagno. Poi c’è l’altro aspetto, quello della società, per cui Nainggolan ha un valore economico. È uno con cui la Roma può fare cassa a giugno o nella prossima stagione. Non mi sento di dire con certezza che resterà qui fino alla fine della carriera”.

Secondo te Jonathan Silva è stato un giocatore seguito da tempo o una toppa per la partenza di Emerson Palmieri?
“C’è una ragione economica, i due hanno la stessa età e Silva un pizzico di esperienza in più, che ha fatto solo un anno di alti livelli a Roma. Silva ha già fatto la Champions League, ha giocato nella nazionale argentina. Sono due giocatori simili, che hanno molta gamba, Emerson è più disciplinato, Silva è più irruento, basta vedere il rosso che prese in un superclasico lesionando la caviglia di un avversario, va disciplinato. È un giocatore su cui si può costruire, bisogna lavorarci su, ma se dovesse fare intravedere delle cose buone la Roma potrebbe tenerlo a prescindere dal numero minimo di presenze. Anche perché farlo giocare per 8 partite significa levare Kolarov dal campo, sarebbero 8 su 13 contando quelle che salterà per infortunio. Le 8 partite fanno tramutare il diritto in obbligo, ma non è detto che la Roma non possa volerlo tenere comunque”.


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