Sciopero, AIC: Non per soldi ma per i diritti
Fonte: AIC
Sugli organi di stampa nazionali è riportato il comunicato dell’AIC in merito allo telenovela dello sciopero. Ne riportiamo uno stralcio:
L’azione di protesta
L’Accordo Collettivo da rinnovare riguarda i calciatori di Serie A, ma sarà da traino per gli Accordi Collettivi da riscrivere con la Lega di Serie B e con la Lega Pro per la 1ª e 2ª Divisione.
Non sono dunque interessati solo i calciatori di Serie A (che peraltro non sono tutti quelli dei grandi club, ma anche quelli dei club medio-piccoli), ma sono interessati, e come, anche i calciatori delle serie minori, dove gli stipendi sono assolutamente contenuti, vengono pagati quasi sempre in ritardo e spesso non vengono percepiti.
Soldi
Va precisato e ribadito che l’azione di protesta dei calciatori di Serie A, dei quali solo una minoranza ha compensi elevati, non ha assolutamente alcun obiettivo di carattere economico.
I calciatori vogliono solo difendere diritti fondamentali, acquisiti da decenni e che, scaduto e non rinnovato l’Accordo Collettivo, sono totalmente azzerati.
Disponibilità’
L’AIC ha dato disponibilità immediata alla trattativa, accettando di discutere l’80% delle proposte formulate dalla Lega di Serie A.
L’AIC da parte sua non ha avanzato alcuna richiesta, ma non cederà su proposte che favorirebbero il “mobbing” (calciatori fuori rosa) e su quello palesemente contro una legge dello Stato, la legge n. 91 del 1981 (trasferimento obbligatorio).
Esclusi questi 2 punti, l’AIC sugli altri 6 punti ha proposto:
1) Flessibilità della retribuzione
La parte variabile aumenta con l’aumento della retribuzione, rimanendo libera per i contratti più alti e anche per il primo contratto da professionista.
2) Tutela sanitaria
Se il calciatore, per un certo intervento, non intende avvalersi dello staff medico della società, deve scegliersi un professionista di alta capacità e la società deve partecipare alle spese solo nella misura normalmente necessaria per quel tipo di intervento. Ogni costo superiore resta a carico del calciatore.
3 e 4) Multe, sanzioni e codice di autodisciplina
L’attuale normativa è contra legem, in particolare per l’ammontare delle sanzioni. L’AIC è disposta ad accettare sanzioni disciplinari anche oltre quelle previste dello Statuto dei lavoratori con una modesta riduzione dei livelli attuali e concordando un’opportuna disciplina.
Il regolamento interno può essere sottoposto dalle società ai calciatori, purché rispettoso della privacy e della dignità professionale e deve essere concordato squadra per squadra con i calciatori stessi.
5) Attività extracalcistica
Un’attività imprenditoriale extracalcistica del calciatore deve avere l’autorizzazione della società, che può essere negata se incompatibile con l’esercizio dell’attività agonistico-sportiva.
6) Collegi Arbitrali
La sede dei Collegi Arbitrali sarà presso la Federazione, il lodo sarà irrituale, la scelta dei 3 o 4 Presidenti sarà concordata tra Lega ed AIC su proposta del Presidente Federale.
Mobbing
Il calciatore sotto contratto ha diritto di allenarsi in condizioni di assoluta parità con gli altri compagni all’interno della squadra. Consentire allenamenti separati rispetto al gruppo della prima squadra significherebbe favorire situazioni di discriminazione e di mobbing.
Ogni tipo di emarginazione, anche se mascherata, servirebbe per costringere i calciatori a rinnovare un contratto in scadenza o accettare un trasferimento non gradito.
Trasferimento obbligatorio
Un calciatore sotto contratto non può essere obbligato ad accettare un trasferimento. La legge 91prevede che la cessione del contratto non può avvenire senza il consenso del calciatore.
Attualità
La neo-costituita Lega di Serie A vuole stravolgere un accordo sottoscritto nel 2005, che può essere rivisto in qualche sua parte, ma non va stravolto, e che è in linea con gli accordi collettivi sottoscritti anche nei principali Paesi calcistici europei quali Spagna e Inghilterra.
Conclusione
L’AIC non ha vocazione per le azioni di protesta clamorose, tanto è vero che in oltre quarant’anni solo una volta, nel marzo 1996, i calciatori di Serie A non sono scesi in campo. Né i calciatori hanno il piacere di farlo. L’AIC chiede solo che l’informazione sia corretta, che non si cavalchi la demagogia, che si spieghi alla gente che i calciatori vogliono difendere alcuni diritti fondamentali, a tutela soprattutto di quelli con minore potere contrattuale.