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Serie A, De Siervo: "Vendita diritti tv alle fasi finali. Una delle opzioni prevede l'esclusione di Sky"

di Andrea Gonini

L'amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo ha parlato a La politica nel Pallone su Rai Gr Parlamento iniziando la sua analisi sull'Italia Under19: "Complimenti a mister Bollini e a tutte le squadre che hanno investito nei nostri giovani talenti. `Calcio is back` direi, utilizzando uno slogan. Quest`anno siamo stati protagonisti giocando le tre finali europee e oggi abbiamo l'ennesima conferma che il calcio italiano è vivido e pronto a sfornare talenti come 20 anni fa. Dobbiamo avere la consapevolezza che è stato fatto un lavoro serio, profondo e attento. Arrivare alla fine delle competizioni è fondamentale, il sistema Italia è un sistema sano, che produce talenti. Chi gioca in Italia cresce tatticamente e tecnicamente e questo è il motivo per cui i calciatori che fanno bene nel nostro Campionato sono pronti per qualsiasi sfida, diventando oggetto di attenzione da parte delle altre squadre. Kayode? Aquilani e la Fiorentina hanno fatto un lavoro eccezionale con i giovani, la squadra Viola è spesso protagonista delle nostre competizioni Primavera. Questa è una bella immagine di un'Italia multirazziale, un messaggio importante per il calcio e non solo".

La vendita dei diritti per la Serie A?
"La novità grande è che siamo partiti con largo anticipo rispetto al passato. Abbiamo cercato di mettere i vari broadcaster interessati dinanzi alle opportunità del mercato. Ricordo anche la straordinaria novità di una partita in chiaro al sabato sera, l’obiettivo è capire come esprimere i valori più alti. Dobbiamo raggiungere un risultato in linea con le nostre aspettative, ma non è facile perché non esiste in questo momento storico una competizione forte sugli stessi pacchetti dei diritti. Sono interessati DAZN, Sky e Mediaset, ci sono configurazioni diverse e i giochi sono tutti aperti. Le trattative private sono servite per fare capire le nostre aspettative e per comprendere le esigenze sempre diverse dei tre operatori. Siamo alla fase conclusiva delle trattative private, che si svolgerà entro la fine del mese, e tutti conoscono il gap tra le offerte presentate e quelle che possono risultare vincenti. Una delle tre configurazioni possibili prevede l’esclusione di un player storico, che ha scelto di fare investimenti diversi. Sarebbe un rammarico per tutti perché siamo cresciuti insieme, ma dobbiamo prepararci a questo tipo di scenario. E’ una delle ipotesi, ma dipende soltanto da loro. Le tv devono decidere se continuare a essere protagoniste nel racconto del Campionato oppure no. L’auspicio è che ognuno dei tre partner trovi le risorse per assicurarsi la trasmissione della Serie A. L'obiettivo primario è quello di vendere al meglio i nostri diritti, se così non fosse abbiamo pronta un’attività di autogestione. La Lega Serie A, che si è già trasformata in una Media Company, fa vero e proprio intrattenimento, dai videogiochi al Metaverso, dalla produzione di film sul Campionato alla radio".

Quale obiettivo si è prefissata la Lega?
"L’obiettivo è che la vendita dei diritti per il prossimo ciclo abbia un valore per singolo anno superiore a quello attuale. L’ultima vendita ha portato ricavi per 927 milioni all’anno per il Campionato e circa 50 milioni per la Coppa Italia. L’obiettivo è alzare entrambi questi valori e superare il muro del miliardo, la discussione sta nel fatto che i broadcaster stanno cercando di risparmiare il più possibile forti del fatto che non ci sono concorrenti diretti".

La possibile creazione del canale della Lega?
"Tanto è stato detto, ma tanto è stato anche fatto. Se non si trovasse il punto di sintesi e di soddisfazione tra i soggetti in corsa avremmo il tempo per uscire con un’offerta di contenuto sorprendente. Il tema è fare uno sforzo imprenditoriale importante e lanciare un progetto unico per avere un rapporto diretto con i nostri tifosi. Se non dovessimo assegnare i diritti con l’estate, a settembre partiremo con l’attività di preparazione della nostra offerta di contenuto".

La legge contro la pirateria?
"Finalmente ora quella contro la pirateria è diventata una Legge dello Stato. Ci siamo battuti in questi anni e lo abbiamo fatto perché siamo convinti che i contenuti vadano pagati e dobbiamo smettere di arrampicarci su un albero per guardare una partita fuori dallo stadio. C`è un prezzo, che è un prezzo giusto e non troppo alto, la metà di quello che paga un tifoso inglese per seguire la sua squadra. Se riusciremo a debellare o ridurre la pirateria, potremo garantire maggiori ricavi ai Club mantenendo un prezzo adeguato all’utente finale. La Legge da sola non basta ovviamente, serve la sua esecuzione demandata all`Autorità per le Comunicazioni, ma dobbiamo vigilare tutti che la fase operativa riesca davvero ad interrompere le trasmissioni pirata entro 30 minuti. Con questa modalità le partite possono essere protette. Chi paga un prezzo per vedere le gare tramite i siti pirata arricchisce le organizzazioni criminali, danneggia la propria squadra e toglie un pezzo di futuro al calcio italiano".

L'irruzione sul mercato dell'Arabia Saudita?
"È un fatto fisiologico che nuovi Paesi si affaccino al mondo del calcio, come accaduto in passato per la Cina e gli Stati Uniti. Adesso c`è l`Arabia Saudita. Sono Paesi importanti che daranno un contributo alla crescita della leadership del calcio nel mondo. È normale che avendo le risorse provino a colmare il gap, ma parliamo di un numero limitato di calciatori. In termini di dimensioni non sono un problema e in termini di singoli Club credo siano un vantaggio perché liberano le nostre squadre da stipendi faraonici, alleggerendo i bilanci. I sauditi faranno investimenti per restare, non come la Cina che è durata poco".


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