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Shock Manchester, Ferguson: "Rooney vuole andare via"

di Emanuele Melfi

«Rooney mi ha detto che vuole andar via. Non firmerà il rinnovo del contratto. Sono deluso e scioccato». Il divorzio tra Wayne Rooney e il Manchester United è un'ipotesi concreta. Sir Alex Ferguson, manager dei red devils, conferma le indiscrezioni riportate negli ultimi giorni dalla stampa inglese. Rooney non ha intenzione di prolungare l'accordo che scade nel 2012. La sua cessione, a questo punto, appare inevitabile. «È tutto vero», dice Ferguson dal sito del club. «David (Gill, direttore generale, ndr) all'inizio dell'estate ha avviato i colloqui col suo agente. Avrebbero dovuto proseguire dopo i Mondiali. Ero nel mio ufficio il 14 agosto, quando David mi ha detto di aver ricevuto una telefonata dall'agente. Gli aveva detto che Wayne non avrebbe firmato il nuovo contratto», aggiunge Ferguson. «David non poteva crederci. E nemmeno io: ero basito, non riuscivo a capire. Pochi mesi prima» Rooney «aveva detto che avrebbe voluto rimanere per tutta la vita nel più grande club del mondo. Non sappiamo cosa sia cambiato nella testa del ragazzo: David era scioccato, proprio come me». Nemmeno il colloquio diretto con Rooney ha sortito effetti. «Ho incontrato il ragazzo è mi ha ripetuto le cose che aveva detto il suo agente. Voleva andarsene», dice il manager. «Gli ho detto: 'Ricorda solo una cosa: rispetta questa società. Non voglio sciocchezze, rispetta questa società'». «Noi -prosegue- abbiamo fatto il possibile per Wayne Rooney dal primo momento in cui lui è arrivato. Ogni volta che si è trovato in difficoltà, gli abbiamo dato consigli. Io mi sono anche offerto di dargli consigli finanziari molte volte. Questo è il Manchester United. Wayne ha potuto contare su questo aiuto proprio come Ryan Giggs, Paul Scholes e tutti i giocatori che sono passati qui. Noi siamo qui per questo».

L'attaccante 24enne, fermo per problemi fisici, domani non scenderà in campo nella sfida di Champions League contro il Bursaspor. Ferguson vuole chiarire la situazione, per evitare equivoci con i tifosi. «Al momento non c'è un'offerta specifica per Rooney perchè loro non sono pronti ad ascoltare. Ma la proposta del Manchester United è sempre lì», dice prima di rivolgersi ai supporters. «Sabato (nel match pareggiato 2-2 in casa contro il WBA) abbiamo assistito ad una situazione inaccettabile. Eravamo sul 2-2 e i tifosi intonavano cori per Wayne Rooney, mettendo pressione sui giocatori. In questo modo non si fa il bene della squadra. I tifosi devono fidarsi del Manchester United, devono guardare cosa ha fatto questa società negli ultimi 50 anni». La situazione, in teoria, è ancora recuperabile. «La porta è ancora aperta? Ovviamente. David è pronto a proporre l'offerta migliore che un giocatore possa ricevere nel paese. Sappiamo qual è la qualità del calciatore, ecco perchè le trattative sono cominciate all'inizio dell'estate, due anni prima della scadenza del contratto», spiega il manager. Rooney «ha detto di voler restare per tutta la vita. David, che ha parlato anche con la proprietà, era pronto ad offire il miglior contratto possibile». La situazione è cambiata negli ultimi mesi. La fine dell'estate è stata particolarmente turbolenta per Rooney, costretto a fare i conti con lo scandalo legato ad una relazione extraconiugale. Secondo i media inglesi, Ferguson avrebbe mostrato il proprio malumore per la condotta del calciatore.

Nelle dichiarazioni affidati agli 'house organ' dello United, il manager non fa riferimento esplicito alle recenti vicissitudini della punta. «Non c'è stato nessuno scontro. Sono deluso, molto deluso. Non riesco a crederci», ribadisce. «Quando si allena il Manchester United, ci sono sempre situazioni da gestire. Abbiamo dovuto fare i conti con queste cose nel corso degli anni. Spesso si resta delusi quando si ha a che fare con i giocatori di oggi», dice ancora. Rooney, insomma, è totalmente diverso da un veterano come Edwin van der Saar. Il portiere 40enne ha commesso un grave errore sabato. «Ieri gli ho chiesto: 'Come ti senti?'. Mi ha detto che la prima telefonata ricevuta era di suo padre. Gli ho risposto: 'Dovresti dargli retta, è l'unico che dovresti ascoltarè. Ma adesso le cose non vanno più così -afferma Ferguson-. Ci sono agenti che vivono nelle tasche dei giocatori. È un mondo diverso, dobbiamo agire in modo diverso ed è un peccato».


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