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Simone Braglia: "Pau Lopez si porta ancora dietro le scorie dell'errore sul gol di Acerbi"

di Marco Rossi Mercanti

L’ex portiere del Genoa, Simone Braglia, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione Borderò. Queste le sue parole:

Ultimamente si parla spesso del problema legato al portiere nella Roma: che cosa pensa di Pau Lopez e della sua perenne insicurezza?
“Avete menzionato i ricordi di un calcio che fu e mi piace ricordare i grandi ‘numeri uno’ della Roma dei miei tempi, senza nulla togliere a Pau Lopez. Tancredi diceva che ci vogliono spalle larghe per giocare nella Capitale e sono d’accordo con lui, perché le caratteristiche dello spagnolo non sono adatte a quel contesto. Penso, inoltre, che si stia portando dietro l’errore sul gol di Acerbi contro la Lazio dello scorso anno, perché quando fai errori del genere in una partita come quella non ti riprendi più se non hai un carattere forte. Il ruolo del portiere è molto legato al discorso psicologico. Ne vediamo tanti osannati, tipo Alisson, a cui è bastato un rinvio sbagliato per andare in crisi, perciò è sempre più vera la tesi che ho citato prima, perché per un estremo difensore è fondamentale la personalità”.

Oggigiorno è sempre più frequente la tendenza nelle squadre di impostare il gioco dal basso. Crede si stia esagerando un po’? Cosa consiglierebbe allo staff della Roma sul come comportarsi con Pau Lopez?
“Un portiere deve saper parare prima ancora di giocare con i piedi. Non sono legato alla moda della costruzione del gioco dal basso, perché preferisco un estremo difensore che pari piuttosto di un regista con i guanti. Lo si vede anche che si sta esagerando troppo su questa moda dell’iniziare dal basso perché in molti sbagliano e tutto ciò influisce nel risultato finale delle varie partite. Il ruolo del portiere è a sé stante dal resto della squadra e la legge del branco vige sempre all’interno di un gruppo, infatti ognuno tende a salvaguardare sé stesso nel calcio attuale. Per questo lo staff deve sostenere sempre Pau Lopez”.

Nel match Roma-Milan c’è stato il gol di Rebic avvenuto dopo un errore di rinvio di Pau Lopez: come mai il portiere deve seguire una logica di schema preparata in allenamento nonostante la situazione non lo richieda?
“Il problema di fondo è che l’allenatore giudica da una posizione (anche di campo) diversa rispetto a quella del portiere, perché se si guarda la profondità da quelle due zone, è chiaro che ci siano percezioni diverse. La parte decisionale, perciò, deve essere dettata dall’estremo difensore e la conseguente percentuale di rischio deve essere calcolata sempre dallo stesso. Certo, la critica successiva ci può stare, ma ricordo che l’obiettivo primario del portiere è quello di non subire gol”.

Chi sono al momento i miglior portieri in circolazione su cui la Roma potrebbe fare un pensierino?
“Silvestri penso sia il migliore in circolazione per la Roma”.

Perché lui e non Musso? Cragno e Meret?
“La Roma necessita di un portiere esperto e con il physique du role e Musso e Cragno non hanno nulla di tutto ciò in più di Silvestri. Anche Meret potrebbe essere una buona opzione. Penso anche che questo ruolo sia molto in crisi, perché tolto Donnarumma oggi non vedo altri numeri 1 che lo possano sostituire a livello nazionale e internazionale dal mio punto di vista. In più Silvestri, nonostante l’età, ha ancora davanti 8/9 anni ancora di carriera, perciò prenderei lui piuttosto dell’argentino dell’Udinese, anche perché lui gioca bene lì, ma a Roma chi lo sa?”

Che tipo era Skuhravy?
“Al primo anno di Genoa era devastante, sembrava il Lukaku di ora all’Inter. Avrebbe fatto comodo un attaccante come lui alla Roma di adesso”.

Cosa ne pensa dell’uscita a croce che sta prendendo il largo tra i portieri della nuova generazione?
“Se il ruolo è in crisi significa che non ci sono le basi, perciò vanno date basi corrette ad un giovane portiere di 10/11 anni per fargli capire cosa significhi essere estremo difensore”.

Da piccolo, lei era tifoso del Milan…
“Sì, e con loro, a 36 anni, ho chiuso la mia carriera in maniera gloriosa. Altre società che più mi stanno a cuore sono il Genoa e la Roma, nonostante non abbia mai messo piede nella Capitale da giocatore. Sono venuto spesso, però, a trovare Gaucci, che ho avuto come presidente a Perugia, ogni qualvolta tornava da Santo Domingo. Sono molto legato alla loro famiglia per riconoscenza affettiva nei confronti di Luciano”.

Domenica c’è Roma-Genoa: i rossoblu, con Ballardini, hanno un ritmo da Champions. Cosa devono aspettarsi i giallorossi?
“È una partita molto rognosa e non rinnoverei la ‘credenza popolare’ del fatto che la Roma vinca tutte le partite contro le squadre a lei inferiori in classifica, perché il Genoa ha un’identità precisa e un senso di autostima altissima, difatti il derby di mercoledì lo avrebbero meritato loro. Hanno dei giocatori d’attacco che sono in grado di mettere in seria difficoltà la difesa giallorossa, il loro punto debole. C’è da dire che, però, Perin dovrà fare gli straordinari perché il reparto offensivo romanista è molto forte”.

Perin si sta riprendendo la scena dopo qualche anno di oblio.
“Perin sono 5 partite che risulta essere decisivo per il Genoa. Dal punto di vista del rendimento è uno dei migliori in Serie A nel suo ruolo, infatti penso che si giochi seriamente un posto per l’Europeo con la Nazionale dietro a Donnarumma, vista la sua esperienza e la sua affidabilità”.

Alla Roma mancherà Dzeko e ci sarà Mayoral lì davanti: in che modo i giallorossi potranno mettere in difficoltà il reparto arretrato del Genoa oltre che con la qualità?
“Con la velocità, sempre che il Genoa esca dalla propria metà campo. Ballardini è un ottimo stratega e le insidie per lui a livello tattico saranno il poter trovare gli spazi per attaccare la Roma. La partita la dovranno i giallorossi perché hanno comunque qualità superiori, visto che sono in lotta per un posto in Champions League. Davanti hanno tante pedine importanti: Mayoral, Pedro, anche Cristante che ha un ottimo tiro; il loro centrocampo e attacco sono fortissimi, il problema è sempre la difesa”.

Le piace Fonseca?
“Mi piace molto e non capisco perché molti tifosi lo denigrino. Sfiderei chiunque a fare l’allenatore in un contesto di cambio di proprietà; in più la squadra è in linea finora con gli obiettivi stagionali: è pur sempre in corsa per il quarto posto ed è viva in Europa League, nonostante le sue mancanze a livello strutturale”.

È mai stato vicino ad indossare la maglia della Roma?
“Sfortunatamente non ho mai avuto l’occasione di approcciare con questa meravigliosa città”.


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