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Tommasi: "Roma è una piazza molto esigente, Fonseca è stato molto bravo ad inserirsi. Io in società? Ogni volta se ne parla"

di Marco Campanella

L'ex centrocampista della Roma campione d'Italia nel 2001, Damiano Tommasi ha rilasciato un'intervista a PlusNews.it in cui ha parlato anche della situazione attuale in casa giallorossa. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni: 

So che hai scritto anche un libro sulla Roma.
"A breve uscirà. Mi hanno chiesto di scrivere sui 50 campioni della storia della Roma, dentro ci sono anche tanti episodi e aneddoti dell’anno dello scudetto. Parecchi protagonisti del libro sono stati miei compagni di squadra"

Lo scudetto festeggia 20 anni il 17 Giugno.
"C’è il dubbio di festeggiarlo perché festeggiarlo significa ricordare che la Roma sono venti anni che non lo vince. Più passa il tempo e più rischia di essere non lo scudetto più recente, ma bensì l’ultimo. Sicuramente è un bellissimo ricordo per me. Da un punto di vista professionale e di rapporti di amicizia".

Tu prima di diventare un idolo dei tifosi della Roma, sei stato contestato e fischiato. Come hai superato quel momento?
"Per me fu importante all’epoca sapere di avere la stima di tutti, della società, dei miei compagni, della mia famiglia soprattutto. Bisogna concentrarsi, lavorare. Mi sentivo di non essere performante come si aspettava il tifoso. Io però cercavo sempre di dare il massimo. Credo che bisogna essere anche un po’ fatalisti. Fai tutto quello che puoi, poi le cose possono anche non riuscire. L’importante è dare tutto. Sono stato anche fortunato ad aver vissuto nell’ordine temporale giusto il tutto: prima le critiche e poi il successo. Se fosse successo il contrario forse a Roma non avrebbero avuto questo ricordo di me".

Si dice che l’ambiente Romano incida in negativo sui risultati della squadra. Alibi o verità?
"Roma è un banco di prova duro. È una piazza molto esigente non avendo comunque una grande tradizione di vittorie. Quando si arriva vicino a vincere aumenta la tensione ed è difficile tenere sempre la barra dritta. Ci si esalta con poco e ci si deprime con poco".

Cosa pensi dei Friedkin?
"Sono stato a Trigoria alcune volte ma non ho avuto modo di conoscerli. Una delle poche cose che ho capito è che hanno intenzioni molto serie nel medio periodo. Tutto quello che fanno ha una logica".

Si è parlato di un tuo ingresso in società: cosa c’è di vero?
"Ogni volta se ne parla, sono cose che non sono sul mio tavolo".

Pensi che nella Roma ci sia bisogno di ex calciatori che hanno giocato in questo club in ruoli dirigenziali?
"Molti club hanno figure cosi. Il Milan, l’Inter, il Bologna con DI Vaio. Credo sia più un bisogno del tifoso, delle radio, della stampa, di vedere qualcuno di famiglia all’interno della propria squadra. Questo non vuol dire che sia una cosa buona a prescindere, o che sia negativo non averle".

Ti piace Fonseca?
"Fonseca è stato molto bravo ad inserirsi in un ambiente complesso, in un periodo molto particolare. Non c’è molto tempo per lavorare in modo organico con la squadra. È sempre molto equilibrato nelle analisi delle partite. Mi sembra che la squadra lo stimi molto".


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