"Una vita in campo": Totti firma la prefazione dell'autobiografia di Carlo Mazzone
Fonte: Ansa
Da Piazza Santa Maria in Trastevere, il suo primo campo, ad Ascoli e l'amore per il calcio che si sposa con quello per Maria Pia, la compagna di una vita. Passando per Totti, Baggio, Guardiola e la pioggia di Perugia. Quarant'anni in panchina sono una vita e Carlo Mazzone ha saputo raccontarla con l'ironia che sfocia nell'ilarità, da sempre suo marchio distintivo: il decano degli allenatori si svela in “Una vita in campo”, autobiografia scritta con i giornalisti Rai Marco Franzelli e Donatella Scarnati (B.C.Dalai editore). Un «professionista e un uomo perbene», che ha lasciato il segno anche nei campioni di cui aveva fiutato il destino. Primo fra tutti Francesco Totti, che dedica al suo primo allenatore in giallorosso la prefazione: due pagine in cui la gratitudine e l'affetto del capitano romanista si fondono in una vera elegia per Mazzone. «Per me è stato qualcosa di più di un allenatore. È stato quasi un secondo padre perchè mi ha insegnato tanto, in campo e fuori», scrive Totti, che ricorda la pressione della stampa ai suoi esordi e l'ala protettiva che Mazzone ebbe su di lui.
«Era il 27 febbraio del 1994, in una partita di Coppa Italia contro la Sampdoria. Indimenticabile quello che accadde il giorno prima a Trigoria - ricorda Totti - C'erano i giornalisti in sala stampa che mi circondavano, quando all'improvviso entrò Mazzone e disse a voce alta: “A regazzì vatte a fà la doccia, che cò loro ce parlo iò». E Mazzone, a quel biondino che aveva fatto innamorare subito la Roma sponda giallorossa, dedica ampio spazio nella sua autobiografia: le telefonate con mamma Fiorella, fino a quella in cui a Totti vietò di andare alla Samp. Ma sono tante le stelle di cui l'allenatore trasteverino ricorda aneddoti e curiosità: a lui si deve la seconda vita di Roberto Baggio a Brescia («Mai un litigio, mai una discussione, mai una parola fuori posto. Era un amico che mi faceva vincere la domenica», dice dell'ex codino), ma anche il legame profondo con Pep Guardiola, quello che sarebbe diventato il vincente allenatore del Barcellona. E poi c'è il capitolo della partita infinita: «14 maggio 2000. Ore 15, stadio Renato Curi, Perugia-Juventus. Arbitro: Pierluigi Collina»: Mazzone in panchina con gli umbri, la gara sotto il diluvio che fece perdere lo scudetto ai bianconeri guidati da un altro Carlo romanista, Ancelotti, a cui Mazzone rivolge in quell'occasione parole di affetto: «Carlo, che Dio ti aiuti e che ti possa dare in futuro tutte le soddisfazioni che meriti, come allenatore e come persona».