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Alessandro Florenzi, sempre più terzino

di Gabriele Chiocchio

Jolly, tuttofare, universale: cambia la definizione, non il significato. E il destinatario non può che essere Alessandro Florenzi, che contro il Torino ha dimostrato in via definitiva di essere maturato anche come terzino destro. Se qualche mese fa il 24 giallorosso aveva confessato di essere confuso dai frequenti cambi di posizione, al termine del match contro i granata il ragazzo di Vitinia ha mostrato entusiasmo per aver giocato in questa posizione: “Sinceramente ora sto trovando solo cose positive nei ruoli che faccio. Mi trovo bene da dietro senza attaccante che mi segue”.

Già nella scorsa stagione Rudi Garcia aveva sorpreso tutti fin dalla prima giornata utilizzando Florenzi come esterno equilibratore, posizione in cui si è rivelato efficace e fondamentale per i meccanismi della squadra. E in questa, già dai suoi albori, ha provato a fare lo stesso arretrando il suo raggio d’azione per la prima volta contro il Real Madrid, con davanti niente meno che Gareth Bale, servendo oltretutto l’assist vincente per il gol decisivo di Francesco Totti. Un esordio niente male, favorito però - si diceva - dalle assenze di Maicon e Torosidis, in vacanza dopo il mondiale. E in effetti, con il brasiliano e il greco disponibili, per rivedere Florenzi dalle parti dell’out destro difensivo si è atteso fino alla trasferta di Mosca col CSKA: altra buona prestazione con tanto di punizione guadagnata e trasformata ancora da Totti. La successiva? All’Olimpico con il Sassuolo, col pallone decisivo crossato a Ljajic per il 2-2 allo scadere. Tre indizi che hanno costituito prova di assoluta affidabilità e che hanno convinto il tecnico della Roma a fare di lui di fatto il terzo uomo in quella posizione, di fatto l’alternativa a un altalenante Torosidis vista l’assenza prolungata di Maicon. Con il Torino, forse, la miglior gara, non tanto per l’apporto fattivo al punteggio (segna sì, ma su rigore), ma per la qualità e la continuità di movimenti da esterno basso, con ancora margini di miglioramento nella gestione delle energie nelle due fasi. Ordine e pulizia in quella difensiva, qualità al servizio di quella offensiva che si è riavvicinata, pur con difetti finalizzativi, a quella della miglior Roma. E non può essere solo un caso.

A Lille Garcia aveva fatto lo stesso con Mathieu Debuchy, trasformato da centrocampista a terzino destro titolare della sua nazionale: se mai arriverà il momento in cui Florenzi dovrà decidere cosa fare da grande, la sensazione è che, pur con la facoltà di tornare al passato in certe situazioni, scegliere la stessa strada del francese, quantomeno, non sarebbe un errore.


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