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Amarcord - 2007, game & set contro l'Inter

di Gabriele Chiocchio

Nuovo appuntamento con il viaggio nel tempo di Vocegiallorossa.it, che ogni mercoledì ripercorrerà eventi accaduti nel passato nella settimana di riferimento. Quest’oggi si torna al maggio del 2007.

Per la terza volta consecutiva Roma e Inter si giocano la doppia finale di Coppa Italia e anche qualcosa in più: nell’anomalo campionato post-Calciopoli, dopo aver infilato 17 vittorie consecutive, i nerazzurri sono già campioni d’Italia con ampio distacco, ma hanno sofferto i giallorossi in tutti e tre precedenti stagionali. Nella sfida di Supercoppa è servita una clamorosa rimonta per ribaltare lo 0-3 iniziale, in campionato all’Olimpico i tanti infortuni in casa Roma hanno bagnato le polveri a disposizione di Spalletti, mentre a San Siro, nel giorno della possibile festa, i capitolini hanno dimostrato anche di poter battere i loro avversari. Il doppio atto finale è l’occasione per giocarsi un trofeo alla pari, e la Roma non vuole proprio lasciarsela sfuggire. La gara di andata va in scena il 9 maggio 2007 in un insolito orario pomeridiano: non passa neanche un minuto e Taddei prende il fondo e crossa basso da destra, Totti a centro area aggancia nonostante la trattenuta di Materazzi e col piattone batte Toldo ed è già 1-0. Il gioco riprende, passano altri tre minuti e c’è un angolo da sinistra calciato lontano, tiro al volo di Mexes su cui De Rossi è in traiettoria, deviazione quasi impercettibile e immediato raddoppio per una Roma spesso accusata di specchiarsi troppo nel suo gioco, ma che stavolta non si vuole proprio fermare: approfittando di invitanti spazi già lasciati dall’Inter, Chivu si invola su una deserta fascia sinistra e mette un pallone ben arrotato per l’inserimento di Perrotta, che apre il piatto e batte ancora Toldo. Ci sono ancora 165 minuti del doppio confronto da giocare e la Roma è di nuovo su quel 3-0 ottenuto mesi prima nell’amara notte di Supercoppa, c’è molto più tempo da gestire e con un’Inter così pazza nulla è in cassaforte. Specie se Pizarro tenta il suicidio sportivo giocando un pallone all’indietro nella terra di nessuno e permettendo a Crespo di riaprire il match superando Doni e depositando nella porta vuota. Ma i giallorossi sembrano aver appreso la lezione di agosto e ricominciano a giocare come nulla fosse: cross di Panucci sul primo palo, a vuoto Perrotta che costringe Toldo a una respinta approssimativa e Mancini ribadisce dentro per il 4-1, con cui si chiude il primo tempo. Nel secondo ci si aspetta che possa cambiare qualcosa, ma in realtà non cambia nulla, se non il punteggio che diventa ancora più ampio: angolo di Pizarro da sinistra e Panucci è bravissimo a prendere il tempo a tutti e girare sul palo lontano. 5-1 e lo Stadio Olimpico sfodera nuovamente la colonna sonora di un anno prima, ma la festa coinvolge troppo i giocatori in campo che si addormentano e lasciano segnare a Crespo, di testa, la sua doppietta con irrisoria facilità. Il tabellone recita 5-2, punteggio comunque più che ampio, ma intorno al campo si respira una strana sfiducia, come se non ci si volesse accontentare. Ci pensa ancora Panucci a restituire totale buonumore, ribadendo in gol una respinta corta su un siluro su punizione di Francesco Totti. 6-2, set chiuso (con gli Internazionali d’Italia di tennis che si disputano a pochi metri di distanza) e una discreta dote con cui iniziare il ritorno a San Siro, ma soprattutto l’ennesimo match che certifica come quella Roma lì potesse giocarsela davvero con tutti.


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