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Bradley, il primo americano della Roma targata USA

di Gabriele Chiocchio
Alessandro Carducci
Alessandro Carducci

Al termine di una trattativa abbastanza complessa, è finalmente giunto in giallorosso il centrocampista Michael Bradley, statunitense classe '87, proveniente dal Chievo nel quale ha giocato l'ultimo campionato collezionando in campionato 36 presenze (34 in campionato) e segnando una rete contro il Catania di Vincenzo Montella.

Nonostante i suoi 24 anni (è nato il 31 luglio) e la sua provenienza, Bradley può già contare un'ottima esperienza internazionale a livello europeo. Divenuto professionista nel 2004, anno in cui venne selezionato nel draft (meccanismo solito degli sport americani secondo il quale le squadre professionistiche scelgono i giovani talenti provenienti dalle università) dai New York Metrostars, a soli 17 anni Bradley compie il salto andando a giocare in Europa, precisamente nell'Heerenveen, squadra dell'Eredividsie, con la quale in tre stagioni raccoglie 66 presenze andando a segno 18 volte, due delle quali in Coppa UEFA. Nel 2008 si trasferisce in Germania, dove diventa un pezzo importante del Borussia Moenchengladbach, squadra con la quale si consacra a livello internazionale con le sue 81 gare giocate, condite da 11 gol, in due stagioni e mezza. A gennaio 2011 passa in prestito all'Aston Villa, ma l'esperienza non è fortunata come le due precedenti e a fine stagione torna al 'Gladbach, che lo cede al Chievo dove ha giocato nell'ultima annata. Bradley è anche un punto fermo della sua nazionale, nella quale esordisce nel 2006 e di cui diventa titolare quando suo padre Bob sostituisce Bruce Arena, di cui era vice, alla guida della squadra. Non si possono comunque avanzare dubbi sulla trasparenza della scelta: il ragazzo di Priceton non fatica ad emergere e a diventare una colonna della nazionale USA, della quale arriva a vestire la maglia 55 volte segnando 9 gol, tra i quali ricordiamo quello del 2-2 contro la Slovenia ai Mondiali 2010, decisivo per la qualificazione dei suoi agli ottavi di finale, poi persi contro il Ghana, come prima classificata di un raggruppamento che includeva anche l'Inghilterra di Fabio Capello.

Le sue caratteristiche appaiono piuttosto adatte per il gioco di Zeman: Bradley può giocare sia come centrale che come intermedio del centrocampo a tre, giacché la sua fisicità e i suoi tempi di inserimento gli permettono di essere efficace sia in fase difensiva che in quella offensiva. Con il Chievo è stato impiegato prevalentemente come perno della linea mediana, anche se il tecnico boemo potrebbe schierarlo come intermedio, preferendo nella posizione centrale De Rossi e il probabile arrivo Tachtsidis.

Un tassello di qualità per un reparto che nella scorsa stagione, quando sono venuti a mancare i titolari, è risultato diverse volte non all'altezza della situazione, ma anche un'intelligente operazione di marketing: tra pochi giorni i giallorossi partiranno per gli Stati Uniti dove giocheranno tre amichevoli. Sarà già un piccolo ritorno a casa per Bradley, che, insieme agli "universali" Totti e De Rossi, sarà un importante uomo-immagine con cui presentarsi a casa di DiBenedetto & co. e far breccia nel cuore degli americani. Welcome to Rome, Michael.


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