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Bruno Peres ed Emerson Palmieri, up&down in equilibrio

di Gabriele Chiocchio
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio

Stesso ruolo, stessa nazionalità, stessa squadra, destini diversi. Bruno Peres ed Emerson Palmieri stanno vivendo una stagione in contromano: il primo era arrivato con tante aspettative e si è invece guadagnato i mugugni dell’ambiente, dal secondo nessuno si aspettava nulla - tantomeno dopo i disastri del playoff di Champions League contro il Porto - ed è addirittura arrivato a sentire profumo di una nazionale che in pochi pensavano potesse diventare sua.

SENSAZIONI DIVERSE - Un saliscendi reciproco quello dei due laterali, entrambi tra le cause scatenanti del cambio di modulo e del passaggio dalla difesa a 4 a quella a 5, terreno amico di Bruno Peres che a 5 giocava al Torino ma che non è riuscito a conservare la grande dote di entusiasmo con cui era stato accolto. In granata il numero 13 era probabilmente meno costretto da consegne tattiche e più libero di esprimersi in solitaria, come in occasione dell’ormai storico gol nel derby contro la Juventus del 30 novembre 2014; a inizio stagione si pensava che tale libertà fosse inibita dall’assetto di squadra, ma anche con un sistema più simile a quello di Ventura la situazione non è cambiata, con tante scelte sbagliate ed errori di posizionamento che a volte hanno vanificato l’intera manovra offensiva. Tutto il contrario di Emerson Palmieri, che partita dopo partita ha dimostrato una disciplina impensabile guardando gli spezzoni giocati nella scorsa stagione e le prime gare di quella che va a concludersi: il gol contro il Villarreal è stato l’apice di una crescita fermata solo dall’infortunio che lo ha tenuto fuori nelle ultime gare.

NUMERI SIMILI - Ma, se si vanno a vedere le statistiche, si scopre che, dati alla mano, i rendimenti dei due non sono così diversi, almeno a livello offensivo. Bruno Peres era arrivato a Roma con in dote il titolo di miglior dribblatore tra i difensori: 3,33 tentativi ogni 90 minuti, numero peggiorato - quest’anno sono 2,11, con una percentuale di riuscita del 61% - ma comunque in grado di farlo primeggiare in questa statistica, contando chi ha giocato almeno 10 partite. Il suo collega, però non è così lontano: è terzo, con 1,91 tentativi per 90 minuti e una percentuale di riuscita del 74%, superiore a quella di Bruno Peres. Discorso inverso per quanto riguarda i passaggi chiave: Emerson è il migliore dei due, con 1,61 ogni 90 minuti e il quarto posto nella classifica dei difensori, alle spalle di due ali aggiunte come Dani Alves e Alex Sandro e dell’ex genoano Edenilson. Bruno Peres, però, non è molto lontano: è sesto, con 1,28 occasioni create ogni 90 minuti, e tira più del collega anche a parità di percentuale di conversione nello specchio (25%), con 1,44 tentativi (il migliore tra i difensori) a fronte di 0,78. Le cifre non sono tutto, ma fanno maggiore luce su un confronto che doveva essere impari da una parte, sembrava impari dall’altra e invece è più equilibrato di quanto si possa pensare.


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