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Come sta cambiando la prima pressione della Roma

di Alessandro Carducci
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Alessandro Carducci

Prendendo José Mourinho, la Roma ha scelto di prendere un certo tipo di mentalità, un tecnico ossessionato dalla ricerca degli uomini, prima che dei calciatori, e dal tirare fuori tutte le energie mentali a disposizione che, in campo, si rivelano determinanti quanto la qualità.
Di certo, Mourinho non è venuto per regalare un gioco spumeggiante o per optare per un pressing alto, come va di moda in questi anni.

PRIMA PRESSIONE – La Roma ha iniziato la stagione con una postura prudente riguardo alla prima pressione. Semplice copertura delle linee di passaggio per provare a intercettare il pallone e il tentativo di disturbare l’avversario in possesso della palla, piuttosto che cercare il contrasto per andare a strappargliela.
Così facendo, non si recupera quasi mai il pallone nella metà campo avversaria ma non si concedono nemmeno spazi pericolosi e difficilmente si lascia la profondità agli attaccanti avversari. È stata una Roma a bassa intensità, che ha preferito chiudere gli spazi per poi ripartire rapidamente con attacchi diretti.

CAMBIA QUALCOSA – José Mourinho si è dimostrato molto attento alle esigenze della sua squadra e disponibile a cambiare in corsa i piani. Basti pensare al sistema di gioco: dal 4-2-3-1, i giallorossi sono passati alla difesa a 3, declinata in due modi, dal 3-4-1-2 al 3-5-2, con qualche ritorno di fiamma per il 4-2-3-1 e addirittura il 4-3-3, oltre al 4-3-1-2. Un Mourinho camaleontico, capace di cambiare modulo più volte anche all’interno della stessa partita.
Anche la prima pressione è leggermente cambiata, proprio nelle ultime settimane. Non stiamo vedendo un pressing ultra offensivo, di quelli in cui i giocatori vanno subito a contrasto, aggredendo anche gli avversari dietro alla linea del pallone per chiudere tutte le linee di passaggio. Difficilmente la Roma va in pressing su giocatori che si trovano dietro alla linea della palla ma abbiamo visto una pressione più costante e leggermente più incisiva. In linea generale, si continua a preferire sempre una copertura delle linee di passaggio avversarie ma alzando leggermente di più il baricentro e facendolo con più forza e più continuità durante la gara.

INTER – La svolta è probabilmente avvenuta nella gara contro l’Inter, che è costata l’eliminazione dalla Coppa Italia. Prendere gol subito non ha aiutato e il risultato finale va a incidere sulle valutazioni generali ma la Roma si è presentata a San Siro con un atteggiamento tutt’altro che remissivo.
Nel 3-4-1-2 capitolino, Mkhitaryan ha avuto l’onere di mordere le caviglie di Brozovic, fonte del gioco nerazzurra. Oliveira e Veretout si sono occupati dei corrispettivi interisti, Vidal e Barella mentre i due attaccanti hanno provato a schermare le linee di passaggio dei tre difensori interisti.
Il problema è stata la poca organizzazione con cui, soprattutto nei primi minuti, è stata portata avanti la pressione. A volte, gli esterni non sono stati puntuali nel seguire il movimento del resto della squadra mentre ha creato difficoltà la posizione di Bastoni, che si è sganciato sulla fascia costringendo Zaniolo a seguirlo, con Perisic altissimo sulla linea degli attaccanti e Abraham lasciato solo in avanti. L’Inter sa uscire molto bene con il pallone, anche grazie all’utilizzo dei due braccetti (cosa che la Roma dovrebbe fare più spesso) ma, a volte, la pressione giallorossa ha portato i frutti e a recuperare palla in zone interessanti di campo.

SASSUOLO ED HELLAS VERONA – Qualcosa di simile è avvenuto contro il Sassuolo, con la Roma alta per infastidire la costruzione emiliana e per costringere la squadra di Dionisi al lancio lungo, con Smalling pronto a saltare su Defrel. Contro l’Hellas Verona, l’attitudine è stata la stessa con la differenza che i due gol presi in 20 minuti hanno minato le certezze di una squadra che, in questo momento, avrebbe bisogno di iniezioni costanti di fiducia.

Al di là dei risultati, quindi, e provando ad analizzare oggettivamente le prestazioni, si può notare come Mourinho stia cercando di alzare il baricentro per effettuare una prima pressione un pochino più aggressiva, non ancora un pressing vero e proprio, ma una pressione più alta e più costante per infastidire la costruzione avversaria e recuperare palla in una zona più avanzata del campo.


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