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Continua il periodo nero di Pablo Daniel Osvaldo: l'italo-argentino ancora a secco durante la gestione Andreazzoli

di Emanuele Melfi

La Roma era chiamata ad un'altra vittoria, dopo le tre ottenute con Juventus, Atalanta e Genoa, per continuare a sperare di rimanere attaccata al treno per l'Europa che conta. Un pareggio da non buttare, contro un avversario che al "Friuli" mette tutti in difficoltà. Andreazzoli lascia sorprendentemente Osvaldo in panchina, segno evidente che le ultime prestazioni e il nervosismo mostrato dall'attaccante romanista non sono rimaste inosservate.

L'ex Espanyol sostituisce Totti al 16' della ripresa, una scelta che ha lasciato perplessi anche per la splendida prestazione del capitano romanista. Osvaldo non entra subito in partita, ci mette un po' a inserirsi e pochi minuti dopo l'ingresso in campo rischia di combinare la frittata con un retropassaggio molto pericoloso a Piris, che stava per dare la possibilità a Di Natale di ripartire in contropiede, ma Burdisso copre tutto e sventa il pericolo. Da una sua bella azione personale nasce il tanto contestato episodio del rigore negato a Torosidis (il greco verrà anche ammonito per simulazione): Osvaldo prende palla al centro del campo, accelera seminando un paio di avversari e appoggia a Lamela, l'argentino poi troverà in area Torosidis. L'ultima occasione della partita, la più clamorosa del secondo tempo, capita proprio tra i piedi di Osvaldo: solo davanti a Brkic, non riesce a trovare il pallonetto colpendo malissimo il pallone e spedendolo largo. Un gol che poteva valere i tre punti, un gol che avrebbe potuto scacciare le amarezze di quest'ultimo periodo. Il gol della rinascita.

L'attaccante giallorosso è in evidente difficoltà, per un bomber il gol è la vita e Osvaldo non sente più la fiducia da parte dei tifosi. Mister Andreazzoli, giustamente, continua a proteggerlo e a farlo sentire importante, ma siamo sicuri che la panchina di ieri non sia un segnale?


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