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Deciso e rivoluzionario: l'uomo che sta cambiando Roma arriva dalle Asturie

di Alessandro Carducci

"Voglio vedere una squadra che voglia sempre vincere e che attacchi dal primo minuto. Dovremo avere un buon possesso palla e creare più opportunità da gol rispetto all'avversario, occorre quindi sacrificio, disponibilità, dovremo meritare la fiducia dei tifosi. Questa è la mia idea, il mio progetto". Queste le prime parole di Luis Enrique dopo essere sbarcato a Roma, poco più di sei mesi fa. In questi mesi sono cambiate molte cose, sono cambiati molti giocatori, è ufficialmente cambiata la società, sono cambiate molte formazioni ma la filosofia di gioco del tecnico asturiano è rimasta sempre la stessa.
Fin dal primo giorno a Trigoria, Luis Enrique si è messo a studiare la Roma, la sua Roma, per cercare di dare un'identità ad una squadra che aveva cambiato ultimamente parecchi giocatori e allenatori. L'idea di gioco è stata sempre la stessa, gli interpreti sono invece cambiati continuamente.

LE PRIME DIFFICOLTA' - Si può affermare che Luis Enrique abbia trovato una formazione base da nemmeno un mese e questo non ha certamente favorito la squadra in questa prima metà di stagione. Una stagione iniziata malissimo, con l'eliminazione dall'Europa League per opera dei modesti slovacchi dello Slovan Bratislava, con Totti sostituito nella gara di ritorno da Okaka. Nei giorni successivi alla partita, quello che fu semplicemente un errore da parte del tecnico da alcuni fu addirittura interpretato come una mossa di Baldini, per isolare sempre di più Francesco Totti. L'assurdo. In questi mesi Luis Enrique ha dimostrato di avere carattere, di essere sicuro delle proprie idee e ha continuato a lavorare al suo progetto, isolandosi dal resto del mondo. Dopo averlo provato come esterno offensivo, senza successo, ha estromesso Borriello dagli undici titolari rifiutandosi contemporaneamente di schierare Totti da prima punta, come chiesto dall'unanimità della stampa e della tifoseria. Ha sempre messo al primo posto il gruppo, prendendo anche decisioni difficili e impopolari come quella di escludere Osvaldo dalla trasferta di Firenze, dopo il contatto troppo ravvicinato con Lamela. Proprio a Firenze, la Roma ha subìto la sconfitta più pesante e lì, forse, è cambiata la stagione giallorossa.

I MERITI - Come sottolineato da molti addetti ai lavori, Luis Enrique ha avuto la fortuna di avere una grande società alle spalle, che l'ha difeso e protetto nei momenti più difficili. Anche dopo le due sconfitte di Udine e Firenze, sia Sabatini che Baldini hanno categoricamente escluso la possibilità di esonerare il tecnico. Intanto i tifosi, alla vigilia della delicatissima sfida contro la Juve, si dividevano: confermare o meno Luis Enrique? Lo spagnolo, nel frattempo, esibiva una calma apparente e quasi surreale: "Non so cosa accadrà, non sono preoccupato, io penso solo a lavorare". E il lavoro finalmente ha iniziato a pagare: contro la Juve, una Roma in emergenza difensiva risorge dalle proprie ceneri e sfiora la vittoria contro i lanciatissimi bianconeri. La settimana successiva, i giallorossi espugnano Napoli per poi dominare e annichilire un Bologna rintronato dal possesso palla dei capitolini. L'idea di gioco di Luis Enrique prende forma, si modella e si cuce addosso ad una squadra che sembra aver assimilato gli schemi del tecnico. Un tecnico che ha avuto il merito di restituire al mondo (non solo a Roma, ma al mondo intero) un De Rossi che da tempo non si vedeva nella Capitale. Ha avuto il merito di inventarsi Taddei terzino sinistro (tra i migliori a Bologna), proponendolo con continuità al posto di José Angel. Ha avuto ragione nel volere a tutti i costi Osvaldo, autore fin qui di 7 gol in campionato e di un lavoro continuo ai fianchi dell'avversario che tanto piace a Luis Enrique. L'attaccante argentino ha una voglia di vincere impressionante, trascina tutti i suoi compagni ed è tra gli ultimi ad arrendersi. Oltre al già citato Taddei, si è saputo correggere anche su Cicinho, preferito inizialmente a Rosi, e su Simplicio, nemmeno convocato per Riscone e protagonista delle ultime due gare.

IL FUTURO - Ora bisogna trovare continuità, quella continuità che la Roma non ha avuto fino ad ora e che rappresenterebbe la vera svolta della stagione. Per questo la vittoria di Bologna è stata quasi più importante di quella di Napoli e per questo le gare con Chievo, Catania e Cesena saranno di fondamentale importanza per capire le ambizioni di questa squadra.


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