Dopo Luis Enrique e Zeman, si punta ancora sul 4-3-3: ecco Rudi Garcia
Dopo settimane di contatti, tentennamenti e ripensamenti, la Roma ha finalmente il suo tecnico. Si tratta del francese Rudi Garcia, 49 anni e una carriera da giocatore e allenatore svolta totalmente oltralpe.
Dopo aver lavorato per due anni prima come preparatore, poi come tattico del Saint-Etienne, nel 2001 ne diventa allenatore, per poi passare nella stagione successiva al Dijon in Ligue 2, centrando la promozione e rimanendo fino al 2007, anno in cui passa al Le Mans prima della chiamata del Lille, che nella stagione 2010-2011 conduce a una vittoria della Ligue 1 ben 57 anni dopo il precedente trionfo datato 1954, centrando anche il double con la Coppa di Francia (vinta in finale per 1-0 sul PSG pre-arabi) e contribuendo alla crescita di diversi elementi del settore giovanile come Debuchy, Rami, Cabaye e Hazard, poi tutti rivenduti a peso d'oro in giro per l'Europa.
Il profilo tattico di Rudi Garcia coincide con l'idea di calcio spettacolare, ma comunque finalizzato al risultato, che si voleva proporre due stagioni fa con Luis Enrique e la scorsa stagione con Zeman. Come i precedenti tecnici della Roma, Garcia schiera infatti le sue squadre con un 4-3-3 (o a volte con un 4-2-3-1), assegnando però ai giocatori compiti diversi rispetto a quelli dell'asturiano e del boemo. I terzini hanno entrambi facoltà di spinta, ma solitamente solo uno dei due intermedi di centrocampo accompagna l'azione per evitare di creare squilibrio. Per quanto riguarda il reparto offensivo, prendendo in esame il tridente titolare del Lille Campione di Francia formato da Hazard, Sow e Gervinho, si nota come il belga, pur partendo dall'esterno, avesse molta libertà di movimento, quasi come un trequartista, e come l'ivoriano svolgesse anche mansioni da seconda punta accanto al centravanti naturalizzato senegalese, capocannoniere di quel campionato con 25 gol in 36 presenze pur assicurando anche lavoro di movimento. In fase difensiva, il mediano centrale - privo di compiti da regista - ha il compito di scalare tra i due difensori centrali - la cui posizione sarà, seppur non schiacciata, più bassa rispetto alla linea schierata ad esempio da Zeman - e contribuire, insieme a uno dei due intermedi, a chiudere gli spazi, posto che i giocatori offensivi dovranno aiutare il più possibile i compagni per aumentare il numero di giocatori dietro alla linea del pallone nelle azioni di contropiede avversario.
Di certo, per prestigio e carriera, non sarà l'allenatore che infiammerà la piazza giallorossa dopo le due annate deludenti, ma le sue qualità a livello tattico sembrano quelle ideali per far sbocciare i giovani e creare un impianto di gioco che duri nel tempo. Di contro, il passaggio da un campionato aperto come la Ligue 1 ad uno fisicamente più duro e difensivo come la Serie A e l'approccio ad un ambiente infuocato come quello romano rappresenteranno due importanti ostacoli da superare, così come occorrerà lavorare sul mercato per consegnare a Garcia una squadra a lui adatta: servono terzini di gamba e polmoni, fisicità a centrocampo ed esterni in grado di saltare l'uomo con regolarità. Dopo due stagioni come quelle appena passate, non si può più fallire.