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E alla fine fu Nike

di Greta Faccani

Notizia di queste ore è l'ufficializzazione della partnership con Nike che, dalla prossima stagione, realizzerà il materiale tecnico dell'As Roma per ben dieci anni. Un contratto duraturo, quindi, che sancisce e conferma la qualità della gestione commerciale e marketing del club giallorosso che, con questo accordo, riuscirà a penetrare al meglio anche quei mercati diversamente difficili da raggiungere.

Ma chi è la Nike? Negli anni Settanta, Phil Knight e Bill Bowermann crearono una società dedicata alla produzione di scarpe, a cui diedero, appunto, il nome di Nike - divinità greca della vittoria - e vi associarono il simbolo grafico a forma di baffo, lo swoosh, poi divenuto tratto distintivo della casa produttrice. Sin dall'inizio i dirigenti attuarono una strategia comunicativa ben diversa dal concorrente europeo per eccellenza l'Adidas. L'azienda tedesca, infatti, nata dall'idea di Adi Dassler, fu la prima ad indirizzare le proprie sponsorizzazioni sullo sport professionistico diversamente da Nike che, forte della ritrovata attenzione per il benessere del corpo, orientò le strategie verso i corridori dilettanti e verso i semplici consumatori non professionisti.

L'azienda americana si caratterizzò, da sempre, per una strategia promozionale decisa verso i concorrenti ma raggiunse il massimo del proprio mercato attraverso la collaborazione con l'esordiente Michael Jordan, avviata nel 1984, divenuto poi il più grande giocatore di basket americano di sempre. Ciò aumentò la visibilità dell'azienda e furono sfruttati anche i mezzi di comunicazione a largo raggio che iniziavano, in quegli anni, ad avere una visione più globale. Le Olimpiadi di Barcellona del 1992, poi, furono la prima vera vetrina mondiale per la Nike che, attraverso il giocatore di basket, entrò nelle case di tutti gli appassionati di sport del pianeta. Il target principale è tuttora rappresentato da giovani, raggiunti da messaggi e da linguaggi provocanti, oltre che da una serie di spot e manifesti di grande effetto che richiamarono, in quel periodo, il mito americano tanto in voga negli anni Novanta.

Nel corso degli anni - e raggiunta una buona fetta di mercato mondiale - la Nike estese la propria gamma merceologica e le proprie sponsorizzazioni, che abbracciarono anche il mondo del calcio, a campi estivi e a squadre universitarie. Il mercato europeo fu raggiunto, ad esempio, attraverso la partnership con Ronaldo ma anche attraverso quella con la Federazione Brasiliana di calcio che, nelle competizioni disputate nel Vecchio Continente, diffuse e fece conoscere il marchio statunitense.

Un passo importante del percorso aziendale fu l'apertura di Nike Store in oltre quaranta Paesi diversi e realtà come i Nike Town, attualmente più di quindici: si tratta di negozi mono-marca all'interno dei quali viene ripercorsa la storia degli atleti di successo al fine di enfatizzare i valori promossi dalla stessa azienda come quello della vittoria, una sorta di museo dove il cliente viene coinvolto prima di tutto a livello emozionale.

Pubblicità spettacolare che, vista oggi, appare particolarmente pertinente fu quella lanciata in occasione degli Europei inglesi del 1996: un gruppo di demoni desiderosi di conquistare il mondo si scontrano con il bene, rappresentato da nove giocatori tra cui si trovano Maldini, Kluivert, Davids, Rui Costa e Cantona. La location? Il Colosseo… quando la fantasia (pubblicitaria) raggiunge la realtà.

Roma, «Just do it!»


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