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I Top e Flop del 2019

di Luca d'Alessandro
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Luca d'Alessandro

TOP 

ANNO ZERO - La fine della decade giallorossa possiamo dire che sia stata con la chiusura della passata stagione. In anticipo col calendario gregoriano la società, usando le parole dell'attuale DS Petrachi è ripartita con un anno zero. Meno proclami, metodo magari meno sofisticato, ma più basato sul campo, cercando di usare più la sciabola che il fioretto. Il tutto, cercando di fare le nozze coi fichi secchi visto che il bilancio è sempre lì a pesare sull'operato della gestione tecnica della squadra. Finora il metodo del nuovo DS sta dando segnali positivi, siamo all'anno zero, i primi 6 mesi dell'anno zero. 

C'È UN NUOVO SCERIFFO IN CITTÀ - In attesa che sia tutto ufficiale, con la fine del 2019, va chiudendosi anche l'era Pallotta. L'uomo di Boston ha preso il club dalla macerie in cui era finito, prelevandolo da UniCredit insieme a D'Amore, Di Benedetto, Ruane. Meno di una decade dopo, arriva un nuovo sceriffo, dal far West texano, Dan Friedkin con suo figlio Ryan, pronti a continuare lo sviluppo del brand.

A NEW HOPE - In questi giorni in cui nei cinema impazza l'ultimo episodio della saga di Star Wars, riprendiamo il titolo di un classico della triologia originale per la/le nuove speranze giallorosse. Tutte le squadre hanno bisogno di aggrapparsi alle giocate dei propri calciatori in mezzo al campo. La Roma ha due potenziali fuoriclasse: Pellegrini e Zaniolo. Sono loro due le nuove speranze per un ritorno in auge dopo una stagione flop, ma anche per quanto riguarda i tifosi, dopo aver smarrito due grandi punti di riferimento come Totti e De Rossi. 

L'UOMO DI NAMPULA - Dal diventare famoso per essersi presentato in conferenza stampa mascherato da Zorro, a essere diventato leader tecnico della Roma della rinascita. Paragonato a Zeman dopo il 3-3 contro il Genoa, il tecnico ha manifestato il suo volersi italianizzare. Alla fine è riuscito a trovare il giusto compromesso tra il suo credo calcistico di ricerca della dominazione degli avversari e le necessità tattiche, difensive, che richiede la Serie A.

SOR CLAUDIO - In un certo momento della stagione, quello più difficile, la Roma si affida nuovamente a lui. Senza pensarci due volte, per amore, Ranieri si investe del ruolo di traghettatore, ristabilendo ordine al caos post Di Francesco-Monchi. La Roma non va in Champions lo stesso, lui, dopo anche l'addio di De Rossi, resta un punto di riferimento dei tifosi, completamente spaesati dalle scelte societarie.
 

FLOP 

ONCE WERE CHAMPIONS - Come cambia la vita in una stagione. L'anno 2019 dei giallorossi, almeno la prima parte che spesso è quella delle sentenze, riporta coi piedi per terra, anche un po' sotto, la Roma società e tutti quelli a cui sta a cuore. Da Roma-Barcellona 3-0, a sfiorare l'impresa contro il Liverpool (ci fosse stato il VAR...) a una brutta eliminazione, sciocca (ci stava il VAR, ma andaVAR usato) contro il Porto. Eliminati dalla competizione in malo modo, la squadra fallisce la qualificazione a quella attuale, arrivando sesta in campionato. Dalle stelle della Champions ai gironi di Europa League grazie al TAS che esclude il Milan. 

ADDIO MONCHI -  8 marzo 2019, dopo l'esonero di Eusebio Di Francesco, arriva la rescissione di Monchi. Il DS prende una squadra arrivata in semifinale di Champions League e fiero del suo metodo e delle sue Europa League vinte, sbaglia l'approccio con la nuova realtà, sottovalutando la situazione, cercando di dare una propria impronta netta. Il risultato è una situazione già compromessa nell'estate del 2018 che diventa ingestibile nel 2019. Non interviene nel mercato di riparazione, sposando la causa persa che portava il nome di Eusebio Di Francesco. L'eliminazione contro il Porto in Champions League è la goccia che fa traboccare il vaso. "Davanti agli edifizi ammirati da straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campo da calcio del suo paese, al calciatore a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti". Neanche il tempo di lasciare la Roma, che è già di nuovo al suo Siviglia. 

ARRIVEDERCI ROMA - Nessuno spera sia stato un addio, ma soltanto un arrivederci. Il 2019 è stato caratterizzato dal "ben servito" che la Roma ha dato al capitano Daniele De Rossi, come calciatore (gli era stato proposto un ruolo dirigenziale). Conferenza stampa di saluti in cui il calciatore dice la propria versione con l'AD Fienga che prova a tamponare, messaggi audio WhatsApp che creano malumore e  nuova avventura al Boca Jr. Dopo De Rossi, arriva l'addio di Totti, il simbolo della Roma. Il suo ruolo da dirigente non lo gratifica, si sente figurante più che protagonista e indice una conferenza stampa fiume al CONI. Al di là delle valutazioni personali, il come sono state gestite entrambe le situazioni resta un brutto autogol. 

NO MORE 7-1 - Insieme a molti risultati negativi, spicca il 7-1 rimediato al Franchi dalla Fiorentina di Chiesa. Una squadra che da li a poco si sarebbe completamente sgretolata per tutte quelle ragioni ancora attuali, non vincendo più una partita. Se non bastasse la motivazione tecnica, aggiungiamo il fatto che dopo quelli subiti contro il Man UTD, il Bayern Monaco, e il gol di Lulic al 71',  il 7-1 sembra quasi essere diventato un marchio doc per le débâcle giallorosse.

NON RIESCO A INDIVIDUA' LO STADIO - Anno nuovo, iter burocratico bloccato come quello precedente. Se nel 2018 a bloccare il tutto fu l'Operazione Rinascimento, il 2019 era iniziato con la relazione del Politecnico di Torino, richiesta dalla Sindaca di Roma Raggi. Ma dai primi mesi alla fine non ci sono state notizie nuove. Forse aspettando la nuova proprietà della Roma. Resta che se un Verdone si affaccerà da una terrazza in cerca esclamerà: "Nun riesco a individua' 'o Stadio della Roma".


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